POTERE Capitolo 44

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"Non puoi impedirmi di aiutare Katsuki!" strillò Dafne

"Se vengono coinvolte delle persone devo intervenire. Che ce l'ho a fare questo potere"

"Non puoi andartene in giro ad usare il tuo quirk come ti pare. Ci sono delle regole!"

"Beh sono regole del cavolo!"

Come era possibile che per aiutare bisognava essere autorizzati?

Dafne era nervosa, girava come una furia nell'ufficio di Katsuki, camminava con passi pesanti per schiacciare quel senso di impotenza che sentiva.

"Dafne, in queste cose non si può reagire solo d'istinto. Bisogna analizzare la situazione e studiare una strategia. Questo è il mio lavoro!"

Katsuki aveva ragione, quello era il suo campo. Essere stata lì una manciata di giorni non le dava l'esperienza e il diritto di agire. Lui erano anni che era un eroe ed era tutta la vita che si preparava ad esserlo. Poteva pensarci lui.

Lui si avvicinò e l'abbracciò

"Lo so come ti senti, ma non voglio che ti fai male"

Dafne affondò la faccia nel suo petto e il tono calmo della sua voce la quietò un po'. Si fidava di lui, era consapevole delle sue capacità ma se solo avesse avuto la conferma che quella era la sua battaglia, che lei era la causa di ogni cosa, avrebbe fatto la sua parte.

Quel villain che andava a piede libero non la faceva stare tranquilla. Aveva uno strano presentimento. E poi trovarsi davanti una minaccia del genere le faceva sentire il bisogno di proteggere quelli che stavano lì fuori, lei era stata una vittima per tanto tempo, sapeva cosa significava avere paura. Non voleva che qualcun altro si sentisse come si era sentita lei.

Per prima cosa doveva capire meglio il suo potere, solo così avrebbe potuto dare davvero una mano. Doveva capire cos'era quella fiamma che aveva idealizzato nella sua testa, quella forza che aveva sentito doveva imparare a controllarla appieno per evitare di essere nuovamente un pericolo per gli altri.

Il padre era l'unica persona che avrebbe capito e l'avrebbe aiutata.

Quando uscì dall'agenzia per tornare a casa, lo chiamò. 

"Ciao papà hai letto i giornali?"

Al telefono Dafne fu diretta, chiese al padre un nuovo addestramento che avrebbero dovuto tenere nascosto a Katsuki. Gli raccontò anche quello che era successo prima di essere salvata e di essere riuscita in qualche modo a vedere il quirk che le era stato impiantato.

Ormai aveva la consapevolezza di essere stata una cavia necessaria a creare qualcosa, ma cosa? Una forza distruttiva per quale scopo?

Era stata usata come arma per losche motivazioni e quando si era ribellata, era stata gettata via come spazzatura. Prima di morire quel dottor Kendo aveva detto che non le serviva più, che aveva terminato il suo compito. Ma di cosa parlava? L'operato di quel pazzo era stato distrutto, aveva disintegrato il laboratorio con tutti i dati e le prove. Ma aveva parlato come se c'era qualcun altro che avrebbe utilizzato il suo lavoro. Quali intenzioni aveva?

Dafne era nervosa, era sicura che avrebbe dovuto affrontare nuovi demoni a causa del suo quirk, ed era pesante. Odiava il suo quirk. L'aveva resa diversa da tutti, l'aveva allontanata da una vita normale,  tenuta separata dai suoi genitori e non le aveva permesso di avvicinarsi agli altri per la paura di poter perdere il controllo.

Quando era una ragazzina passava molto tempo isolata, non che gli altri la escludessero era lei che preferiva allontanarsi. Aveva sempre il terrore di fare del male a qualcuno e per questo intensificava i suoi allenamenti per la concentrazione e la meditazione. Ma sentiva crescere insieme a lei un' energia dentro che a volte faceva fuoriuscire di nascosto,  per liberarsene, tra i boschi, le montagne, tra le cascate. Il luogo in cui era cresciuta le aveva dato la possibilità di estraniarsi, distaccarsi dagli altri per evitare di fare danni.

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