SEPARAZIONE Capitolo 32

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"Hai voluto mostrare al mondo che hai una relazione e ai tuoi non hai detto nulla?" chiede Dafne dubbiosa.

Katsuki era steso sul letto a faccia in su con le mani dietro la testa, l'atmosfera di quel pranzo per lui era stata pesante e gli aveva tolto le energie

"Mia madre rompe le palle. D'ora in poi ci renderà la cosa un inferno"

E aggiunse ridacchiando in modo diabolico

"Magari potrei dirle cosa facciamo in questa stanza così è la volta buona che le viene un infarto"

Fu raggiunto da una cuscinata in piena faccia

"Razza di idiota! Ma che problemi hai?"

"Tu piuttosto che ti è saltato in mente di invitarla a pranzo senza prima consultarmi"

"Mi sembrava una cosa educata da fare"

"Ti avevo messo in guardia su di lei. Non hai visto quante domande ti ha fatto?"

"E' una cosa carina che voglia sapere di te visto che è tua madre!"

Strano rapporto quello tra madre e figlio, pensò Dafne. Avevano un modo tutto loro di interagire, si era accorta che i modi lui li aveva ripresi proprio da sua madre. Come dimostrava quanto tenesse ad una persona era proprio come quello che aveva visto fare a sua madre quando si trattava di lui.

Dafne era ai piedi del letto, si avvicinò a Katsuki a quattro zampe come una pantera, gli si adagiò sopra e gli poggiò i gomiti ai lati della testa.

Si lasciò cingere la vita dalle sue braccia e accarezzare la schiena. Il suo tocco era sempre così delicato e rilassante. Anche se lui usava modi bruschi nella vita quando la toccava era sempre molto premuroso.

Katsuki la guardò con desiderio e si passò la lingua sulle labbra per invitarla in un bacio

"Sei irresistibile" sussurrò Dafne

"Lo so me lo dicono tutti! Ma tu sei l'unica che ha accesso a tutto questo"

Pressò le sue labbra su quelle di lei. Le passò sopra la lingua in modo impaziente per cercare un'apertura, un accesso alla sua bocca. Voleva affondare in lei con la lingua, con altro. Esigeva fondersi con lei.

Quando Katsuki aveva voglia bastava poco a farlo capire. Il suo odore diventava più forte come di qualcosa che bruciava. E l'aroma pungente del suo sudore a Dafne dava una scarica di eccitazione alle sue parti intime, come fosse un richiamo.

Katsuki strizzò i glutei di Dafne in una morsa di possesso che la fece gemere con il suo nome tra le labbra.

Quel suono basso, concupiscente, gli fece rizzare le sue parti basse.

"Chiamami Kacchan" le disse mordicchiandole l'orecchio

"Mi eccita come lo pronunci"

Dafne obbedì

"Kac-chan!"

Sospirò fremente al contatto con l'erezione di Katsuki che reclamava il suo ruolo.

Con un moto repentino Katsuki ribaltò le posizioni e ora che si trovava sopra di lei aveva il pieno comando. La sua mano si infilò nei pantaloncini per stimolare la zona segreta, Dafne gli strinse con impeto l'erezione tra le dita e lo baciò di nuovo, soffocandogli il gemito di piacere a quel contatto imprevisto.

Si sfilarono a vicenda i vestiti lentamente come per assaporare ancora di più il momento della loro unione fisica.

Rimasti completamente nudi si toccarono, si abbracciarono. Il corpo si Katsuki si muoveva su di lei. Lui la accarezzava con ogni parte del suo corpo e la frizione tra loro aumentava il piacere di entrambi.

Il corpo di Dafne era tra le gambe e le braccia di Katsuki, imprigionata in modo erotico, l'erezione in mostra si stendeva sul suo ventre. Katsuki le liberò una gamba e le agguantò la coscia per ampliare il suo ingresso. Entrò in lei deciso. Dafne gli afferrò le spalle e avvolse le gambe attorno a lui per sentire tutto il suo corpo contro, per invitarlo a spingersi ancora di più dentro.

Erano una cosa sola, un solo corpo, un solo cuore che batteva forte. Ansimanti. L'estasi che raggiungevano insieme li portava a sentirsi pieni , ebbri del piacere della loro unione.

L'orgasmo travolse entrambi, in un fermento di emozioni positive.

Spossati per l'amplesso si addormentarono abbracciati cullati dai loro sospiri e dai battiti dei loro cuori.



Il dottor Kendo era nel suo studio, sulla scrivania teneva aperto l'ultimo fascicolo che riportava gli esperimenti eseguiti negli ultimi anni. Consultava il lavoro di una vita in procinto di poter riavere il soggetto che aveva dato la svolta al suo lavoro.

Si alzò con i suoi modi lenti e composti, quando camminava era come se fluttuasse, passi silenziosi che lasciavano solo percepire una presenza che incuteva malessere.

Attraversò il suo studio e un lungo corridoio collegato ad una porta bianca, mimetizzata nel muro dello stesso colore, che si apriva su una rampa di scale.

Scese nella cantina e aprì, con una tessera magnetica appesa al collo, una porta blindata nascosta dietro uno scaffale scorrevole. L'ingresso del suo laboratorio.

All'interno era tutto pronto per accogliere il soggetto: vasche contenitive, attrezzi da laboratorio, lettini operatori, un cilindro di incubazione.

Tutto in ordine e perfettamente pulito. Su una parete vari ripiani facevano sfoggio di contenitori in vetro con parti di esseri umani, in una vasca l'ultimo esperimento fallito giaceva ancora attaccato ad un respiratore, il suo era un sibilo impercettibile, in attesa di essere smaltito come un semplice rifiuto.

Erano anni che il dottor Kendo cercava di replicare quello che aveva iniziato su quella bambina, ma tutti i soggetti si erano rivelati incompatibili e maledettamente deboli.

Lei era speciale e aver pensato che fosse andata distrutta insieme a quell'esplosione di anni prima lo rese più determinato a cercare un nuovo soggetto. Ora aveva l'opportunità di proseguire il suo lavoro, non restava che riportarla indietro. Erano mesi che si stava preparando. Dopo aver scoperto che era ancora viva su quel giornale, si era concentrato a creare una squadra di recupero e a studiare un piano. Aveva scoperto che era collegata all'eroe Dynamight e dovevano essere cauti e rapidi nel recuperarla.

In una cella frigorifera conservava ancora gli elementi del suo studio: sangue e dna della bambina e della madre. Aveva di nuovo l'occasione di sfruttarla per completare il suo progetto. Il ghigno che si stampò sulla sua faccia, in quel momento, avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque.

Doveva tornare nel suo studio, avrebbe dovuto incontrare una persona.

Con passo composto riprese la via per tornare di sopra, fremeva per avere tra le mani quella ragazza.

"Signore le squadre sono pronte, aspettiamo solo l'ordine per agire"

Disse il capo delle truppe reclutate per il piano di recupero che si era occupato dell'addestramento sotto gli ordini diretti del dottor Kendo.

Si trattava di ogni tipo di soggetto del tessuto sociale più losco: ex detenuti, assassini, frequentatori di lotte clandestine con e senza quirk. Dovevano solo non avere scrupoli ed essere mossi da scopi di lucro.

Erano stati divisi in tre squadre: testare il soggetto per verificarne la forza e il livello raggiunto, ostacolarlo e sfiancarlo ed infine recuperarlo senza troppi danni.

In quel periodo un ragazzino fu le loro orecchie e i loro occhi, per spiare il soggetto e studiarne le abitudini. Invisibile, insospettabile era lo strumento perfetto per non dare nell'occhio. Ricattato in modo subdolo fu facilmente adescato per il lavoro.

"Possiamo procedere all'estrazione. Come sempre, dopo fate sparire i casini che combinate!"

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