CONTATTO capitolo 7

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Se non fosse arrivato Aizawa probabilmente il combattimento sarebbe proseguito a decretare un vincitore. La sua avversaria alla voce di ammonimento del professore si bloccò e quella energia che si era palesata attorno a lei si placò immediatamente mettendo fine al loro scontro.

Katsuki aveva visto nel loro primo incontro che lei sapeva difendersi ma lo aveva sfidato senza neanche sapere a cosa sarebbe andata incontro: o era semplicemente pazza o sapeva il fatto suo.

Disegnando con la gamba destra un semicerchio sul pavimento per spostare il peso del corpo di un passo indietro, lei assunse la posizione di guardia con le braccia all'altezza del petto e le mani non serrate a pugno ma con i palmi ben tesi. Erano movimenti di qualche tipo di arte marziale e fu convinto di avere davanti un'insolente che non poteva nulla contro la sua forza e ovviamente non ci sarebbe andato leggero solo perché era una femmina.

Katsuki a sua volta alzò la guardia, quella della box, con le braccia all'altezza del viso e i pugni pronti a scattare. Attaccò per primo. Le sferrò un gancio e un diretto ravvicinati, ma come se avesse letto nel cervello le sue mosse, lei li schivò senza problemi. Si era mossa con calma senza scomporsi, anche quando le tirò un montante, lo bloccò con i palmi incrociati e si spostò indietro con un salto come sospinta dal vento. I suoi movimenti erano armonici e sembravano al rallentatore eppure la velocità con cui lui colpiva era reale. Lo stava studiando, ne era sicuro, si limitava a difendersi senza attaccare e questo lo infervorò.

Sembrava mossa da un filo invisibile che la faceva scivolare dai suoi attacchi, era sfuggente e lui rimaneva a colpire l'aria dove un attimo prima c'era la sua figura. Cambiò strategia.

Il calcio sferrato con forza fu bloccato da entrambi i suoi avambracci, lasciandola scoperta sul lato destro, fu lesto a rimettere il piede a terra per bilanciarsi nel successivo pugno che le mosse contro sul lato scoperto ma lei prontamente lo parò con il braccio piegato a novanta gradi a lato della testa.

Gli avvolse il polso con la mano libera ruotandogli il braccio dietro la schiena, fu un'azione repentina, ritrovandosela dietro che lo costringeva a tenere il braccio in quella posizione fastidiosa. Non ebbe il tempo di reagire che si sentì colpire il polpaccio da un calcio ben assestato per destabilizzarlo. Katsuki assecondò il movimento del ginocchio che si piegava, per sbilanciarla sulla sua schiena scrollandosela di dosso semplicemente sfruttando la muscolatura addominale e i dorsali. Lei rovinò a terra supina ma con un colpo di reni si rimise subito in piedi riappropriandosi della posizione di difesa.

Katsuki si stava divertendo, l'adrenalina era entrata in circolo dopo il primo affondo, era dai tempi del liceo che non si sentiva in quel modo scontrandosi con qualcuno, quel formicolio sottopelle di frenesia che ti spinge a dare il massimo lo aveva infiammato, la sua temperatura corporea cominciò a salire e crepitii dalle mani cominciarono a manifestarsi per l'eccitazione, quella Dafne era un avversario stimolante e non stavano nemmeno usando i loro quirk.

Sarebbe stato uno scontro epico e lui ne sarebbe uscito ovviamente vincitore.


Dafne si era sentita sollevare di peso e fu buttata a terra come un sacco di patate. Ci era andata troppo leggera e ne aveva pagato le conseguenze, era certa della forza del suo avversario, data la sua mole, ma non pensava che lui avrebbe sferrato colpi così decisi contro una ragazza; questo la entusiasmò perché non era mai stata presa sul serio proprio per essere una ragazza, con lui poteva essere sullo stesso livello.

Continuò ad essere investita da una sequenza di affondi che senza indugio parava o schivava. Il sudore cominciò ad imperlare la fronte di entrambi, i respiri affannati erano il segno che i corpi reclamavano aria nei polmoni. Era diventata una prova di resistenza tra loro e nessuno dei due accennava a cedere.

Quel dannato decise di portare il combattimento su un altro livello, quello non era più un allenamento ormai. La guardò con un ghigno esaltato stampato sulla faccia sudata, alzò il braccio verso di lei come ad indicarla ma aprì le dita della mano e dal palmo uscì dapprima una scintilla poi un'esplosione assordante. Dafne fece perno sul piede e spostò di lato il corpo schivandola per un soffio. L'audacia del suo avversario l'aveva sorpresa quel tanto da permettere a lui di annullare la distanza che li separava, con un balzo le fu sopra la testa deciso a colpirla ma lei lo bloccò incrociando i polsi all'altezza della fronte. Il suo avversario sfruttò i lati scoperti. Un'altra esplosione la investì in pieno sbalzandola di un paio di metri e ruzzolò a terra. Di nuovo.

Dafne ne aveva abbastanza di quell'esaltato, si rialzò con lentezza, dava l'impressione di essere esausta e demoralizzata, invece lo guardò in modo furente. Gli occhi brillarono, cambiarono colore in azzurro-violacei e i capelli si rizzarono in testa. Una scarica di energia attraversò il suo corpo, ne dosò la potenza, come una guaina che tiene e modella. Fece un respiro profondo ed espirando indirizzò verso Katsuki un'onda d'urto, calibrata alla sua stazza da spostarlo fuori dal tappetto dell'area di combattimento per allontanarlo. Con un movimento del polso creò un turbinio d'aria e lo spinse contro il muro della palestra tenendolo bloccato con quell'energia, gli arrivò addosso per colpire quella sua faccia indisponente. Lui si era lasciato distrarre solo per un momento perché aveva già rivolto il palmo della mano verso di lei pronto per esplodere.

Arrivò Aizawa e fermò tutto.

Dafne percorse la distanza che la separava dal padre velocemente, a testa bassa poteva comunque percepire il suo sguardo misto di rimprovero e delusione, quando gli fu vicino il padre espresse il suo disappunto e lei dedicò un'ultima occhiata a Katsuki in segno di complicità.


Katsuki rimase in palestra per qualche minuto a metabolizzare quello che era successo, poi tornò nella sua stanza a fare una doccia per scollarsi di dosso tutto il sudore che aveva prodotto.

Quella Dafne gli aveva dato del filo da torcere, sapeva muoversi e sfruttare la forza dell'avversario a suo vantaggio. Era veloce, precisa eppure si muoveva con grazia ed armonia. Non era come le ragazze che aveva incontrato, non aveva avuto alcun accenno di tentennamento o paura, eppure lui faceva paura a tutti.

Ripensava al modo in cui lo aveva attirato in quello scontro, al modo in cui lo guardava, alla sua energia. Non era riuscito a capire che tipo di quirk avesse, forse qualcosa legato all'aria: si era sentito spinto da una forza simile all'aria quindi era una che manipolava il vento, forse. Aveva incontrato altre persone con quel quirk ma il suo non somigliava a nessuno di quelli che aveva visto.

Ripensando alle sensazioni provate durante lo scontro con lei, si sentiva stranamente in subbuglio, gli aveva lasciato ancora uno strascico di adrenalina che non accennava a placarsi. E poi il modo in cui si erano guardati Aizawa e quella Dafne lo aveva incuriosito, gli era parso che ci fosse troppa intesa tra un professore e un allievo e non capì perché lo infastidisse tanto. Si accorse di aver dimenticato il borsone in palestra e uscì dalla sua stanza per recuperarlo.



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