LITIGIO Capitolo 45

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Dafne tornò a casa raggiante, aveva tolto un peso dal suo animo ed era serena, anche se tenere nascosto a Katsuki il tipo di allenamento con il padre non le piaceva. I segreti tra loro erano stati la causa di incomprensioni in passato e non voleva trovarsi nuovamente in conflitto con lui, avrebbe dovuto parlargliene quella sera.

Lo trovò stravaccato sul divano, la testa poggiata pesantemente  sullo schienale a guardare distratto la televisione. Gli scoccò un bacio appena lui si girò che ricambiò spingendola verso di sé.

"Lezione lunga oggi?"

"Sono passata da papà, non ci sei solo tu nella mia vita!"

Gli rispose sorridendogli in modo provocatorio

"La solita simpatica"

"Ho imparato dal più bravo!"

Gli scompigliò i capelli e scese lungo le spalle massaggiandogli i muscoli del collo, era molto teso. Lavorava tanto, erano ancora alla ricerca di quel villain. Lui si abbandonò al suo tocco e cercò di rilassarsi, quando Dafne gli strinse forte la spalla in modo violento, alzò gli occhi verso di lei. Aveva uno sguardo atterrito, qualcosa l'aveva scossa e aveva gli occhi fissi sulla televisione. Guardò nella sua direzione e c'era quello scienziato. Non poteva non ricordare la sua faccia, quegli occhi verdi, freddi e vuoti che ti trascinavano in un abisso senza fondo. Parlava al microfono di un giornalista, con quel sorrisetto agghiacciante. Katsuki prese il telecomando per alzare il volume.

"Faccio un appello, sto cercando una persona! Esci allo scoperto, ti do cinque giorni. Per ogni ora che esiterai ci saranno conseguenze. Grazie"

Si rivolse al giornalista restituendogli il microfono che gli aveva strappato di mano e uscì dall'inquadratura senza farsi problemi.

Dafne non credeva ai suoi occhi, quello era un fantasma, come poteva essere lì, lo aveva eliminato. Le viscere si accartocciarono provocandole un senso di nausea, era rimasta paralizzata, in apnea, provò a respirare nuovamente ma fu faticoso, le bruciava il petto come se avesse inalato il calore del fuoco. Katsuki la scosse energicamente e lei gli restituì uno sguardo assente, in un attimo aveva ripercorso tutto quello che aveva subito da quell'uomo. Lo smarrimento che aveva provato alla vista dei suoi occhi lasciò il posto ad una rabbia cieca, strinse i pugni delle mani fino ad affondare le unghie nella carne, un lampo le attraversò gli occhi. Katsuki le strinse le spalle e le urlò temendo che non lo ascoltasse

"Calmati Dafne!"

Lei ritrovò lucidità e lo guardò piena di domande

"Non era lui vero? Come può esserlo? Che faccio adesso?"

Non c'era alcuna risposta alle mille domande che si affollavano nella sua testa. Fece uno scatto come per scappare

"Dove credi di andare!"

"Devo fare qualcosa non posso stare qui senza far niente. Lo sapevo che c'era qualcosa che non quadrava!"

Katsuki le si parò davanti

"Non risolvi niente se ti fai guidare dalla rabbia. Fai il suo stesso gioco. Lui vuole vederti disorientata"

"Come fai Katsuki ad essere così tranquillo?"

Dafne sentiva crescere il lei la paura poi collera, odio, voleva davvero distruggere una volta per tutte quel tizio.

"Non sono tranquillo, sono preoccupato anche io, ma riesco ad analizzare la situazione nei momenti critici, gli eroi devono...."

Non riuscì a terminare la frase che Dafne sbraitò

"Oh piantala con questa storia degli eroi. Dov'erano gli eroi quando quell'uomo mi attaccava a quei dannati macchinari, quando onde magnetiche mi trapanavano il cervello, quando mia madre veniva costretta ad abusare del suo potere. Dov'erano gli eroi quando quelle persone sono state uccise da quel tizio. Dimmelo?"

Dafne aveva urlato, la voce si era incrinata in preda ad una crisi di pianto. In quel momento il suo corpo subì nuovamente tutte le torture passate. Non aveva superato le sofferenze perché i ricordi cancellati dalla sua mente erano tornati tutti insieme in una sola volta senza darle la possibilità di metabolizzare, ne fu investita in modo devastante.

Non aveva imparato a gestire la disperazione che, in quel momento, la stava facendo implodere dall'interno. Si stava sgretolando. Aveva paura, anzi era terrorizzata e si sentiva persa.

"Dall'alto del tuo piedistallo ti atteggi da paladino della giustizia, impavido, distaccato, composto. La realtà che vive la gente comune è ben diversa, ci sono speranze infrante, paura, angoscia, disperazione"

Dafne vomitò il suo malessere, senza filtri.

"Vuoi sfogarti? Fallo! Non pensare che i problemi sono solo di alcuni. Ognuno ha i propri demoni da combattere"

Gli urlò Katsuki e continuò

"Tu sei quella che giudica, non fai altro che sparare sentenze sugli eroi che, credimi, non hanno vita facile. Non hai ancora accettato il MIO ruolo."

"Adesso spostiamo il discorso su di te, devi primeggiare anche in questo?"

Piccato Katsuki rispose

"Io avevo un obiettivo sempre chiaro fin da bambino, tu hai accettato la tua condizione senza combattere"

"Non osare Katsuki! Hai idea di cosa voglia dire essere prigionieri? No. Tu hai vissuto sempre nel tuo mondo di eroi con il tuo fantoccio da emulare"

"Tu ti sei nascosta dietro la delusione di non aver mai incontrato qualcuno che ti fosse di esempio"

"E tu sei stato sempre circondato da persone che ti vogliono bene e nonostante tutto le allontani. Io ero sempre sola e ho dovuto farmi strada a gomitate"

"Abbiamo modi diversi di affrontare le cose. E anche il nostro passato è diverso ma vai oltre Dafne"

"Hai ragione siamo diversi, forse anche troppo"

Dafne prese la borsa che aveva lasciato sulla sedia della cucina e si diresse verso la porta dando le spalle a Katsuki

"Dove stai andando cavalletta?"

"Ho bisogno di uscire da qui, vado da mio padre per stasera"

Lei gli rispose senza voltarsi e uscì sbattendo la porta.

Katsuki rimase immobile, non le corse dietro. Era deluso per quello che lei gli aveva detto e anche per come lui aveva reagito. Era arrabbiato perché Dafne aveva sempre un atteggiamento di sfida nei suoi confronti. Come se tra loro ci fosse una gara tra chi era il più determinato o chi fosse il più bravo a superare i momenti difficili. Ed era incazzato con se stesso perché si era lasciato invadere come sempre dalla rabbia e aveva urlato contro di lei.

Era sicuro che per Dafne fosse stato uno sfogo, esprimere le sue insicurezze la faceva andare nel panico ma quello che gli aveva detto lo aveva colpito nell'orgoglio e al cuore.

Chi avrebbe fatto il primo passo quella volta testardi com' erano entrambi?

Frangipane e spezieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora