Capitolo 13

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WARREN

Sto tornando a casa dalla palestra. Ho il braccio piegato e il borsone poggiato contro la schiena. Vado verso la macchina che ho parcheggiato un po' lontano, ma il mio cellulare inizia a squillare.

Leggo il numero di Winnie e alzo gli occhi al cielo. Mannaggia ad Alex che ha deciso di darle i nostri numeri e ha salvato il suo sul mio cellulare. Quella ragazzina è proprio una condanna.

"Che vuoi?" chiedo quando rispondo.

"Ehi, War" mi dice con la vocina flebile. "Mi dispiace chiamarti, ma..."

"Se ti fosse dispiaciuto davvero non mi avresti chiamato" le faccio notare.

Rimane in silenzio per un po' e mi sembra strano che ci sia rimasta male. Le rispondo sempre a tono e lei lo fa sempre con me, ma non ci è mai rimasta male.

"Ok, scusami. Non avrei dovuto chiamarti. Mi dispiace" dice, ma la sua voce non mi convince nemmeno un po'.

"No, aspetta" la fermo prima che riattacchi. "Dimmi che succede".

"C'è stato un piccolo incidente al ristorante. Non è che potresti venire a prendermi?" mi chiede.

"Che cosa è successo?"

"Nulla di che, però il mio capo non vuole che torni a casa da sola. Ho provato a chiamare Alex perché sapevo che tu non volevi venire, ma non mi risponde".

Mi mordo l'interno della guancia. Non ho la minima idea di cosa sia successo, ma davvero non mi avrebbe mai chiamato in caso di aiuto? Be', forse ha ragione. Non le ho mai dato la possibilità di fidarsi di me. Non posso darle torto.

"Arrivo. Dieci minuti e sono lì" le dico.

"Grazie, War" dice prima di riattaccare.

Quando poso il telefono nella mia tasca, mi rendo conto di essere arrivato alla macchina. Getto il borsone sui sedili posteriori e metto in moto per raggiungere il ristorante. Non ricordo dove l'ho lasciata quella volta che l'ho fatta scendere, ma l'ho sentita ripetere il nome di quel ristorante almeno due dozzine di volte. Ha ripetuto all'infinito che la proprietaria si chiama Eve e che ha chiamato quel ristorante Eden perché si sente la regina del suo paradiso terrestre. Cerco il ristorante sul navigatore e in un attimo lo raggiungo.

Accosto l'auto sul ciglio della strada ed entro all'interno. C'è una gran confusione qui dentro. Alcune cameriere stanno litigando con degli uomini in giacca e cravatta. Saranno più di trenta e sono tutti ubriachi. Stanno chiedendo a quelli di lasciare il ristorante e io mi chiedo se l'incidente di cui mi ha parlato Winnie sia dovuto a loro.

"Come posso aiutarla?" mi chiede una ragazza.

"Mi ha chiamato Winnie. Sono venuto a prenderla" dico.

"Certo, ti accompagno subito da lei" mi dice, girandosi.

Superiamo la sala e poi attraversiamo una porta, ritrovandoci in un ufficio.

Winnie se ne sta seduta su una sedia con le braccia distese sopra a una scrivania e la fronte poggiata contro il legno, mentre ha due sacchetti di ghiaccio su ogni avambraccio. Non appena ci sente entrare solleva la testa.

"Ehi" mi saluta.

"Ma che è successo?" chiedo, avvicinandomi.

Ha la faccia stanca. Ci credo, non sta ferma un minuto. Come fa a reggere questi ritmi?

Winnie non mi risponde, ma è la ragazza che mi ha accompagnato qui a farlo. "Hai presente quegli idioti che stiamo mandando via?" mi chiede e io annuisco. "Per colpa loro Winnie si è rovesciata addosso due zuppe bollenti e si è ustionata".

Winnie: istruzioni per l'usoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora