Capitolo 49

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WARREN

L'altra sera ho fatto l'errore più grande del mondo. Non avrei mai dovuto baciare Winnie. Non avrei mai dovuto avvicinarmi così tanto a lei. Purtroppo sono arrivato a un punto di non ritorno.

Era impossibile non baciarla. Vederla lì, con quel vestito che le ho comprato, la determinazione nello sguardo e la sua mano ancorata al mio braccio. Continuava a insistere. Voleva che le parlassi, voleva che le rivelassi il gran casino che stava succedendo nella mia vita, ma non ero proprio dell'umore giusto.

Ho fatto una marea di casini con lei quella sera. Non avrei mai dovuto chiederle di fingersi la mia fidanzata. I miei l'hanno umiliata in ogni modo possibile e mio fratello è stato un vero stronzo con lei. In quel corridoio, se non si fosse staccato subito da lei, lo avrei massacrato di botte e non mi sarebbe importato niente delle conseguenze.

Finisco di allacciarmi le scarpe da ginnastica, poi afferro il borsone ed esco in corridoio. Raggiungo la stanza di Winnie e apro la porta accostata.

Dorme ancora, sovrastata da un milione di coperte per rimanere al caldo. Sono sicuro di non aver mai conosciuto una persona più freddolosa di lei. Quando esce di casa si stringe nel cappotto e nella sciarpa come se fuori fossimo costantemente sotto zero.

Poggio il borsone sul pavimento e mi avvicino al letto. La scuoto un po' e provo a chiamarla. L'unica risposta che ottengo è una specie di lamento.

"Ehi, orsetto" provo ancora. "Alzati. Dobbiamo ricominciare ad allenarci".

Sono passati diversi giorni dalla sua febbre e ormai si è ripresa completamente. Avevamo sospeso i nostri allenamenti perché volevo che il suo corpo guarisse e soprattutto volevo che staccasse un po' la spina. Questa ragazzina ha bisogno di riposo e sono contento che quella febbre l'abbia tenuta a letto per tre giorni. Spero che ora le sue batterie siano un po' più cariche.

La scuoto ancora un po' e alla fine apre gli occhi. Sbatte le palpebre diverse volte per riuscire a ritornare sul pianeta Terra, poi si volta verso di me e la sua espressione cambia. Ora sembra arrabbiata.

"Che vuoi?" mi chiede con freddezza.

"Sono le sei. Dobbiamo allenarci" le dico.

"Non mi va. Allenati tu sei vuoi, io rimango qui a dormire oppure vado a farmi una corsetta" dice, tornando con la testa sul cuscino.

Afferro il bordo delle coperte e le tiro completamente. "Ehi!" si lamenta, ma non fa in tempo a dire un'altra parola che la prendo per un braccio e la tiro fuori dal letto.

"Avanti, vai a lavarti e vestirti. Tra dieci minuti ti voglio davanti alla porta di casa".

"Non decidi tu per me quindi smettila di fare così" prova a protestare.

Stringendo ancora la mano intorno al suo braccio, la trascino fuori dalla sua stanza e poi in bagno. La lascio andare e accosto la porta. "Muoviti" è l'ultima cosa che dico prima di andare in cucina a prepararmi un caffè.

Come promesso, dopo dieci minuti io e Winnie siamo fuori casa, pronti per raggiungere la palestra.

"Oggi non avevo alcuna intenzione di allenarmi" si lamenta lei, incrociando le braccia mentre guarda fuori dal finestrino della mia auto.

"Dobbiamo ricominciare ad allenarci. Ti ho lasciata riposare in questi giorni per riprenderti completamente, ma sapevi che avremmo ricominciato".

Winnie sbuffa e non risponde più. Continua a rimanere nel suo silenzio, con lo sguardo rivolto verso il finestrino e il corpo contro lo sportello come se volesse stare il più lontano possibile da me. Per fortuna il tragitto per arrivare in palestra è breve e in un attimo scendiamo dall'auto.

Winnie: istruzioni per l'usoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora