Capitolo 53

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WARREN

"Winnie, mi stai facendo preoccupare" le dico, voltandomi su un fianco per guardarla bene.

Lei abbassa un po' lo sguardo, facendo qualche respiro profondo per calmarsi. Si libera dalla mia stretta e si mette a pancia in su, guardando il soffitto.

"Ricordi... ricordi quando ti ho raccontato di mia madre?" mi chiede.

Come potrei dimenticarlo? Sapere che lei ha vissuto tutto quello schifo a causa di sua madre mi ha fatto male. Come è possibile che una ragazzina così dolce ha dovuto vivere una vita del genere?

"Sì, me lo ricordo" le dico.

Lei deglutisce di nuovo e chiude gli occhi per concentrarsi. "Ti ho parlato anche di una sorella".

"Mmh-mmh" faccio per farle capire che sto seguendo il suo discorso.

"Si chiamava Coraline ed era la persona più importante della mia vita".

Oh cazzo. No, ti prego. Fa che non sia quello che penso.

Deglutisco anche io. "Era?" le chiedo, avendo notato subito l'uso del passato.

"Non c'è più". Il suo labbro inferiore inizia a tremare. Poggio una mano sulla sua pancia, sollevando un po' la felpa per disegnare con la punta delle dita dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico.

"Come è successo?"

"Una malattia" dice e io chiudo gli occhi all'idea di quello che ha vissuto Winnie. "La prima volta che si è sentita male aveva nove anni e io ne avevo quattordici".

Cerco di deglutire, ma non riesco nemmeno a respirare. Riesco a sentire sulla mia pelle il dolore che prova lei. Vorrei tanto poter prendere una parte del suo dolore per farlo mio, ma solo così tutto questo male mi sta uccidendo. Chissà quanto è forte quello che prova lei. Ha di sicuro una voragine nel petto, una ferita che continua a sanguinare e che non trova il modo di guarire. Come si fa a guarire da una cosa del genere?

"Non sei costretta a parlarmene" tento di rassicurarla. "Lo vedo quanto tutto questo ti fa male. Non sentirti obbligata".

Lei continua a fissare il soffitto. So che se mi guardasse negli occhi crollerebbe. Sta tentando di rimanere lontana, di sentirsi estraniata da tutto ciò per avere la forza di andare avanti.

"È difficile, ma te lo voglio dire" sussurra, inumidendosi le labbra che non fanno altro che asciugarsi per la poca salivazione. "Tu sei il primo a cui lo racconto".

Il mio cuore accelera. Vorrei essere felice per quello che mi ha appena detto, ma non ci riesco. Come posso essere felice se lei non è mai stata in grado di parlare del suo dolore? Da quanto tempo si tiene tutto questo dentro?

"Stavamo tornando a casa da scuola" dice, riprendendo il suo racconto. "È diventata pallida ed è crollata a terra. Ricordo che ho urlato a chiunque passava di lì di chiamare un medico. Non avevo un cellulare, non avevo niente. Piangevo e urlavo, sperando che arrivasse subito qualcuno a salvare la mia sorellina".

La sua voce si spezza, ma non piange. Non so se sta tentando di resistere, ma quello che so è che non ho mai visto le sue lacrime. È arrivata spesso vicina al punto di scoppiare, ma non l'ha mai fatto. Quando è stata l'ultima volta in cui ha pianto?

"L'ho portata a fare un milione di visite e analisi. Nostra madre ovviamente se ne fregava di tutto. Per lei era solo una perdita di tempo. Ho parlato con così tanti dottori che ormai sono quasi sicura di conoscere più della metà dei medici dello Stato".

"Avete scoperto che cos'era?" le chiedo e lei annuisce.

"Una rara malattia neuro-degenerativa per cui non c'è cura" dice e il mio cuore si ferma.

Winnie: istruzioni per l'usoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora