Capitolo 3

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WINNIE

Non mi sono mai sentita tanto vuota in tutta la mia vita. Organizzare e poi partecipare al funerale di mia sorella è la cosa più difficile che io abbia mai fatto.

Lottie non si è staccata da me nemmeno per un minuto.

Quella sera non sono riuscita a portare il conto al tavolo dell'ispettore Michelin. Sono andata via dal ristorante di Joshua senza dire una parola a nessuno. Avevo ancora il grembiule legato in vita. Mi sono mossa meccanicamente. Non stavo nemmeno ragionando. Sono salita sulla metro e sono scesa alla solita fermata per poi camminare per poche centinaia di metri fino all'ospedale.

Per la prima volta da quando Coraline era lì, non ho avuto il coraggio di entrare nella sua stanza. Sentivo una voragine al centro del petto, mentre i miei piedi erano incollati al pavimento. Ho preso il telefono e ho chiamato Lottie. Dopo poco mi ha raggiunta e mi ha abbracciata. Era in lacrime e solo in quel momento mi ero resa conto di non aver pianto. Non ci riuscivo.

La mia amica mi ha stretto la mano e mi ha dato la forza di entrare in quella stanza d'ospedale. Sono rimasta in quella camera per diverse ore. Non trovavo il coraggio di allontanarmi. Ho visto il sole sorgere dalla finestra, ma nemmeno in quel momento sono riuscita ad allontanarmi da lei. Lottie è rimasta con me per tutta la notte e per gran parte della mattina. Nessuna delle due ha detto una parola. Lei è rimasta in un angolo a piangere, cercando di fare il meno rumore possibile. Io sono stata accanto al letto di Coraline, chiedendomi il senso della mia vita.

Da quando ho memoria ho sempre fatto tutto per mia sorella. Mi svegliavo presto per andare nella mensa della comunità per prendere due pezzi del suo dolce preferito prima che finiva, studiavo durante la pausa pranzo per poter avere il tempo di passare tutto il pomeriggio con lei, tornavo a casa più tardi per comprarle il gelato o per portarla al parco, la portavo da Lottie per farla stare lontana dai momenti no della mamma, ho iniziato a lavorare per poter avere un po' di soldi per comprare il regalo dei suoi sogni, ho sognato di diventare medico per trovare una cura per la sua malattia.

Adesso io non so più che fare perché se lei non c'è io non riesco a trovare uno scopo nella mia vita.

Che cosa faccio adesso? Non passerò più le mie mattine con lei in ospedale, non vivrò con il costante bisogno di fare qualcosa per lei.

Sono ferma sul prato. Ho le mani nelle tasche del mio blazer, mentre l'orlo del vestito nero mi fa il solletico alle gambe. Sono in silenzio da un paio di giorni. Non ho parlato con nessuno. Non mi sorprendo nemmeno nel notare che nostra madre non sia presente. Non c'è mai stata, perché dovrebbe esserci il giorno dell'ultimo saluto a sua figlia?

Mentre il prete fa il suo discorso, io sono da tutt'altra parte. L'unica cosa che mi tiene ancorata al suolo è il braccio di Lottie incastrato al mio. Poggia la testa sulla mia spalla, mentre le sue lacrime cadono sul mio blazer. Io ancora non riesco a piangere. Mi chiedo cosa sia a bloccarmi. Perché mai le lacrime non hanno la minima intenzione di uscire per darmi un po' di sollievo? I miei occhi bruciano da morire, ma non riesco a piangere per affievolire questo dolore.

Quando la cerimonia finisce, si avvicinano tutti a me e io non sono mai stata tanto infastidita dalla presenza di così tante persone. Tutti mi abbracciano e mi dicono che starò meglio. Usano tutti quelle frasi di circostanza che io e Coraline abbiamo sempre odiato.

Le prime parole riescono a uscire proprio per rispondere a quei commenti. La mia voce non sembra nemmeno più la stessa, ma va bene così. Mi basta rispondere a loro per accontentarli e farli andare via in modo da rimanere da sola. Ho sempre amato stare in mezzo a tante persone, ma ora mi sembrano tutti così vuoti.

Si avvicina a me Joshua, che è il primo a sapere quanto io odi quelle frasi.

"Ciao, Winnie".

"Ciao, Joshua".

Winnie: istruzioni per l'usoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora