Capitolo 79.

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Il giorno dopo Jungwon si svegliò alquanto tardi, essendo che non aveva dormito granché durante la notte. Il risveglio non fu dolce come il momento in cui si era addormentato: non sentiva più le braccia dell' amante cingergli i fianchi, nemmeno il suo respiro. Dopo un paio di minuti dal risveglio, i ricordi di quella notte riaffiorarono alla mente come una pugnalata in pieno petto.
Si alzò, prese una coperta e si avvicinò alla finestra. Amava quella vista, il luccichio delle onde, quelle acque cristalline, il loro infrangersi sugli scogli, creando spettacoli di spruzzi e una sinfonia di fruscii e di gorgoglii continui. Il cielo era di un bellissimo azzurro intenso e il carro di Elios stava già per raggiungere la metà del suo viaggio attraverso la volta celeste.
Inspirò ed espirò, cercando di mettere ordine ai suoi pensieri, rivolti agli amici lontani.

Si sedette in mezzo a due colonne doriche e si appoggiò con la spalla al marmo pregiato, cercando conforto in quel paesaggio per lui addirittura onirico. Quel profumo di salsedine impregnò le sue narici e si diffuse in tutto il suo corpo a ogni suo respiro. Gli era mancato tanto pure quello.

Pensava ai suoi amici e si chiedeva come stessero e cosa stessero facendo. Si disse che forse era stato troppo duro con loro, ma poi la rabbia che ancora covava dentro lo fece ricredere. Nessuno con un briciolo di buon senso avrebbe agito in quel modo e Jungwon non li aveva mai creduti degli stupidi, nemmeno lontanamente. Perciò era deluso, molto.

Improvvisamente la voce dell'amante ruppe il silenzio.
"Ci sono delle volte in cui le decisioni sfuggono dal nostro controllo." Disse, come se gli avesse letto nel pensiero.

"Come hai fatto a..." Si girò immediatamente, nella direzione da cui proveniva la voce. Affianco a lui, trovò un gatto dal pelo lucidissimo e nero come l'erebo. I suoi occhi smeraldini lo fissavano come se volessero trapassargli l'anima. All'improvviso si stiracchiò, stendendo tutte le sue membra slanciate, con gran eleganza e disinvoltura. Si appropinquò a Jungwon, che intanto era rimasto di sasso e chiese:

"Che c'è? Non hai mai visto un gatto che parla?" Poi scoppiò in una risata cristallina.

"Certo, ogni giorno." Rispose sarcastico Jungwon, arrossendo appena. "Perché sei un gatto?"

"E' una delle mie forme preferite... E poi sai... In qualche modo dovrei assistere ai guai di voi mortali, senza dare troppo nell'occhio. Se mi presentassi a voi come un essere umano alato, mi sentirei come se corressi nudo per l'acropoli di Atene."

"Che paragone!" Anche Jungwon scoppiò a ridere. "Anche a me piacciono i gatti; sono i miei animali preferiti." Allungò una mano verso di lui e la appoggiò in mezzo alle due orecchiette acuminate. Era morbidissimo e così liscio, che la mano scivolò sul collo senza problemi.

"Ti prego, non fare così, ché..." Fece Jongseong, prima di mettersi a fare le fusa. "Merda!" Brontolò imbarazzato.

"Non pensavo che riuscissi a fare le fusa!" Esclamò Jungwon meravigliato.

"Succede quasi automaticamente, quando mi accarezzano, e non sai quanto sia fastidioso!"

"Ti piace essere accarezzato. E' una bella cosa."

"Non quando sono così... E'... E' imbarazzante."

"A me piace." Disse Jungwon. "Ma torna normale. Mi inquieta parlare con un gatto; sto arrivando a pensare di essere impazzito."

"Sì scusa." Rise Jongseong, prima di tornare nella sua forma originale. Indossava una tunica del colore della madreperla, che gli lasciava scoperto mezzo petto e priva di decorazioni. Ricomparvero le ali e con loro, le sue impeccabili fattezze umane. Le orecchie da gatto scomparvero, come la coda, il pelo e gli artigli. Dopo essersi ritrasformato, si appoggiò alla spalla del mortale e chiese: "allora... Pensi ancora ai tuoi amici?"

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora