Dopo che il sole fece capolino dietro la linea dell' orizzonte, entrambi si stesero sull'erba, a guardare le stelle, che piano piano erano apparse una ad una nella volta celeste. Jongseong, sotto insistenza del mortale, raccontava miti e leggende legate alle singole costellazioni e Jungwon lo ascoltava come se quelle storie gli fossero raccontate per la prima volta. Gli era pazzesco immaginare che dietro a dei corpi celesti interamente composti da gas e che bruciavano a grandi distanze, potessero diventare il soggetto di così tante storie. Molte di queste erano puramente inventate, esattamente come il famoso cocchiere celeste, che doveva portare il sole sul suo carro.
Jungwon non aveva mai osservato le stelle e si era pentito di non averlo mai fatto prima. Anzi, l'aveva fatto quella notte in cui aveva cercato di togliersi la vita; aveva guardato per un attimo la volta celeste e si era meravigliato davanti a tutta quella bellezza, esattamente come si era meravigliato di fronte al luccichio delle ali candide dell' amante. Era felice di non essere morto quel giorno e pensò che magari Heeseung avesse avuto ragione, quando gli aveva detto che tutto poteva cambiare nella vita; infatti Jungwon, dopo aver toccato il fondo, aveva trovato modo di risalire, di aggrapparsi a un salvagente e di tornare a vedere la luce del sole, che da tanto tempo era stata velata ai suoi occhi dalla colonna d'acqua che lo sovrastava. Finalmente si sentiva a casa, finalmente a casa, anche se la partenza improvvisa degli amici lo aveva rammaricato, ma aveva compreso le parole di Jongseong e lo shock e l'arrabbiatura erano ormai stati superati. Ormai nei suoi pensieri c'erano solo i racconti dell' amante, il cielo stellato, i baci, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro e la gradevolezza di fare l'amore sull'erba, mentre il sole riempiva di sfumature dorate il corpo dell' amante, rendendolo ancora più divino.
Anche Jongseong era felice. L'erba gli lambiva la schiena nuda e gli solleticava la pelle, quando si muoveva. Amava stare senza maglietta; quella sera non se l'era più messa, nemmeno quando erano rientrati per mangiare qualcosa.
Quando i racconti finirono, entrambi rimasero in silenzio, liberando la mente e lasciandola ai ricordi.
Fu Jungwon a parlare per primo:
"È meglio che non stai a petto nudo, presuntuoso.""Come?"
"Sei sordo? Ho detto che è meglio che non stai a petto nudo."
"Ma che ti prende?"
Allora Jungwon scoppiò a ridere.
"Non ricordi?""Cosa dovrei ricordare?"
"Il giorno in cui sono venuto da te, a portarti il libro di storia. Non ricordi? C'erano pure i tuoi amici."
Jongseong sembrava perplesso per un secondo, poi il ricordo di quel giorno si palesò nella sua mente come un lampo.
"Ora ricordo! Mi guardavi come se fossi un escremento ambulante.""Non ho mai pensato che lo fossi." Confessò Jungwon.
"Davvero?"
"Sì. Ti ammiravo, in fondo."
"Da come ti comportavi, a me non sembrava."
"Ero geloso di te, Jongseong, non sai quanto. Appena avevi varcato la soglia di quell' aula, presentandoti come il nuovo arrivato, sono stato immediatamente colpito dal tuo fascino, davvero; non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Avevo pensato che saresti diventato subito popolare, e così è successo. Non sai quanto ho provato a piacere alle persone, a farmi notare e ci stavo anche riuscendo; avevo degli ammiratori- un numero modesto, ma pur sempre meglio di niente- e poi sei arrivato tu e hai stravolto tutti i miei piani. Hai soverchiato la gerarchia con un solo schiocco di dita e io ti ho odiato per questo. Inoltre invidiavo la tua capacità nell' essere perfetto in tutto: in tutte le materie prendevi il massimo e la tua sicurezza espositiva nelle interrogazioni era stupefacente. Non ho mai sentito nessuno parlare come te..."
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
FanficJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...