CAPITOLO 7. JULIE

10 2 0
                                    

Mi sveglio di soprassalto a causa dei forti colpi che vengono sferrati alla porta della mia camera. Disorientata, guardo l'ora e rimango di stucco: sono le cinque del mattino. Dall'altra parte della porta sento mia madre che mi chiama con voce ansiosa e preoccupata. Deve essere successo qualcosa di grave, ma non riesco a immaginare cosa.

Sibilla: "Julie, tesoro. Alzati. È accaduta una cosa terribile e hanno bisogno di te"

Mi alzo ancora intontita dal sonno, indosso una vestaglia ed esco dalla camera stropicciandomi gli occhi. Mi paralizzo immediatamente. Nel corridoio ci sono Alfa Everett, Beta Dean e Gamma Sam che indossano tenute anti sommossa. E io sono in pigiama, spettinata e mezza rincretinita per il sonno!

Io: "Dea mamma, potevi avvisarmi che i miei superiori erano qui"

Everett: "non preoccuparti e... non prenderla male, ma non vestirti. Ci serve la tua lupa"

Dean: "Zagan è evaso e ci serve che trovi le piste più sottili che spieghino come cazzo ci è riuscito"

Spalanco gli occhi e mi cade la mandibola. Ora capisco perché la mia lupa era così agitata ieri notte. Mi volto verso Sam e lo vedo in imbarazzo.

Sam: "avrei dovuto darti retta. Non ho seguito il tuo consiglio e non ho aumentato la sorveglianza. È colpa mia se è scappato"

Everett: "non puoi darti la colpa per questo, nessuno poteva saperlo"

Sam: "lei lo aveva intuito! Mi aveva messo in guardia su Josh e sul fatto che stava tramando qualcosa. Avrei dovuto darle ascolto"

Io: "era solo istinto, non è affidabile al 100%. E poi c'erano... quante guardie alle segrete? Sei o sette, giusto?"

Everett: "erano dodici. Due di loro sono state uccise, mentre le altre sono state stordite. Non abbiamo idea di come possa essere successo. E non riusciamo a sentire nessun odore del colpevole"

Io: "di sicuro è stato aiutato, e un sospettato ce l'abbiamo già. Non cè altra spiegazione. Andiamo, vediamo se riesco a percepire qualcosa"

Esco da casa mia, pronta a trasformarmi. A noi si unisce anche Dominic, svegliato dalla conversazione che abbiamo avuto nel corridoio. Regge la vestaglia per me mentre entro nella mia pelliccia in modo da non esporre le mie grazie a troppi occhi maschili. Non ce ne sarebbe bisogno, per noi lupi mannari è normale mostrarsi senza veli ad altri della nostra specie, ma mai mettersi contro l'istinto protettivo di un fratello maggiore.

Faccio uscire la mia lupa e ci avviamo tutti quanti verso il carcere. Si trova in una zona di periferia del nostro villaggio, al limitare della foresta.

È un edificio di media grandezza, dipinto di un freddo grigio chiaro e con le sbarre alle finestre. È a due piani, con un sotterraneo impenetrabile e con un'unica entrata con una porta blindata, chiusa a doppia mandata e costantemente sorvegliata in caso di detenuti. Abbiamo circa una decina di celle doppie, ma per la maggior parte del tempo rimangono vuote.

Le utilizziamo solo quando le canaglie invadono il nostro territorio o ci sono dei criminali tra noi. Il che è raro. Il nostro è un branco molto unito e pacifico, se non provocato. Le canaglie, invece, vengono detenute per poco, giusto il tempo di interrogarle ed eseguire la sentenza o rimetterle in libertà. Tutto dipende dai crimini che commettono nelle nostre terre.

Al piano terra ci sono degli uffici, anche questi utilizzati solo in caso di prigionieri, mentre al secondo piano si trovano i fascicoli delle canaglie e dei criminali del nostro branco. È una stanza enorme, ma con allinterno solo due cassettiere di metallo che contengono tutti i fascicoli che abbiamo. Per lo più riguardano i lupi solitari che abbiamo catturato negli anni. In rari casi abbiamo dovuto giustiziarli, la maggior parte delle volte li lasciamo andare.

Trilogia del Manto di Neve. Libro 1. Occhi ametistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora