CAPITOLO 6 ~ Singularity

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CAPITOLO 6
Singularity

<<J-Jimin, c-che stai facendo?>>

<<Il mio lavoro. Hai pagato per questo no? Allora lascia che mi occupi di fare ciò per cui hai chiesto di vedermi!>>

<<Jimin, no! Fermati!>>

Yoongi scostò bruscamente il giovane, nonostante quel breve contatto gli avesse già provocato un certo effetto.

Gli mancava quel corpo; gli mancava ogni parte di Jimin, ma non voleva che accadesse in quel modo.
Non voleva che Jimin lo considerasse solo un suo "cliente", solo lavoro.

Nonostante le sue braccia allungate lo tenessero a distanza, Jimin non accennava a muoversi da quella posizione restando a cavalcioni su di lui, solo meno appiccicato al suo corpo, e sorrideva, consapevole del disagio che l'altro stesse provando.

Se voleva dimostrare di saper fare bene il suo lavoro, allora ci stava riuscendo alla grande.
Ogni sua mossa sembrava studiata a tavolino, come se sapesse già cosa fare, quali punti colpire per far cadere l’altro nella sua trappola.
Così sicuro di sé, come un diavolo tentatore capace di risucchiarti l’anima col solo sguardo.

Yoongi si rese conto di star facendo fatica a respirare e Jimin sembrava godere di quella sua condizione di difficoltà.

La situazione peggiorò e il menta rischiò di rimanere completamente senza fiato quando vide il rosa avvicinarsi col viso a un millimetro dalla sua bocca, i nasi che si sfioravano.

<<Spero che tu abbia ottenuto le risposte che cercavi, perchè non avrai un secondo appuntamento con me, signor Seagull!>> soffiò sulla bocca dell’altro e l’intero corpo di Yoongi si paralizzò al suo tono di voce basso.

Jimin si era sporto così tanto in avanti che Yoongi riuscì a intravedere la nudità del suo petto attraverso la maglia a rete che si era tirata verso il basso come se fosse attratta dalla forza di gravità.
Yoongi dovette ingoiare un groppo di saliva e distogliere lo sguardo dal corpo del giovane o non sarebbe stato più in grado di controllarsi.

Jimin approfittò dello stato confusionale del maggiore per sollevarsi dalle sue gambe e raccogliere il suo cappotto per andarsene via.
Non era intenzionato a rimanere un solo minuto di più in quella stanza.

Yoongi invece era ancora pietrificato sul letto, come una statua di sale.

Osservò il giovane mentre si dirigeva verso la porta e non ebbe la forza di fermarlo.
Neppure Jimin si era premurato di salutarlo. Si era voltato solo per un attimo per un ultimo sguardo, prima di lasciare definitivamente la stanza 103.

°
°
°

<<Ehi! Hai dato una festa senza di me? Potrei offendermi seriamente, lo sai?>>

Jungkook camminava facendo slalom tra le cianfrusaglie e gli abiti sparsi per il pavimento del soggiorno, mentre Yoongi era ancora disteso sul divano tenendo stretta debolmente in una mano una lattina di birra.
Sul tavolino, ve ne erano altre 5 vuote.

Le tende della grande vetrata lasciavano penetrare solo un lieve spiraglio della luce mattutina, ma ci pensò presto il corvino a far sì che i raggi di sole illuminassero l’intero ambiente, facendo brontolare il menta, ancora mezzo addormentato.

<<Jungkook, che cazzo! È troppo presto!>> Lanciò un cuscino nella direzione del corvino ma non lo sfiorò neppure per via della pessima mira.

<<Alzati stronzo. Hai un incontro con Si-Hyuk e il suo socio oggi>>

<<Mh, per che ora devo essere in azienda?>> Domandò sbuffando mentre si sollevava goffamente dal divano e con la mano cercava di dare una parvenza di umana accettabilità ai propri capelli.

ALIVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora