CAPITOLO 14
Yes or no?
<<Devo proprio esserci anche io?>>Jungkook a quella domanda inarcò così tanto il sopracciglio sinistro da rischiare di fare il giro della calotta cranica per il disappunto.
<<Yoongi Min, pensi che siamo venuti qui a Seoul in vacanza?>>
Gli aveva urlato dal salone -senza ricevere risposta- certo che il rapper si stesse preparando per la cena organizzata dal presidente della Hybe.
<<E mi raccomando, cerca di evitare di indossare i tuoi soliti stracci di pelle. Da quel che ho sentito, il ristorante Indigo è un posto di lusso e non vorrei che proprio l’ospite d’onore si facesse cacciare per mancato dress code>>
Per fortuna, il corvino non poteva né vederlo, né sentirlo, altrimenti, se avesse ascoltato le sue imprecazioni e visto le sue smorfie scocciate, sarebbero finiti col litigare saltando completamente quella cena.
Anzi ripensandoci, forse, avrebbe dovuto sbeffeggiarlo direttamente davanti a suoi occhi, così da avere un motivo valido per non presentarsi a quella stupida cena.
Non era rientrato a casa neanche da 10 minuti che già se l’era visto piombare all’interno con l’aria da tiranno a mettergli fretta, perchè, ovviamente, erano già in ritardo.
Continuava ad emettere uno sbuffo dopo l’altro, fissando il suo armadio senza ricavare un ragno dal buco. Il suo guardaroba scarseggiava di abiti più formali ed eleganti, e l’unico completo che possedeva e che aveva indossato alla cena di beneficenza appena arrivati a Seoul, l’aveva portato in lavanderia e non aveva mai trovato il tempo per andarlo a ritirare.
Per Jungkook era più facile la scelta. La sua cabina armadio pullulava di completi firmati, prevalentemente di colore scuro, ma di ogni tessuto e adatti per ogni stagione.
Se avessero avuto una corporatura quanto meno simile, gli avrebbe chiesto in prestito uno dei suoi abiti, anche se, conoscendolo, possessivo com’era delle sue cose, poteva benissimo immaginare quale sarebbe stata la sua risposta.Era inutile continuare ad arrovellarsi nella scelta di capi che non possedeva, che di sicuro, non sarebbero apparsi per magia tra le file delle sue lunghe t-shirt e le sue felpe oversize. Optò per l’unico indumento, ancora col cartellino attaccato, che poteva adattarsi alla circostanza.
Ci impiegò meno di 5 minuti per cambiarsi, decisamente molto meno del tempo che aveva passato a contemplare il suo armadio, ed evitò pure di guardare allo specchio il risultato finale, volendo solamente uscire di casa e porre fine a quella serata il prima possibile.
<<Sono contento che finalmente tu abbia deciso di indossare la camicia che ti ho regalato due anni fa, ma credo che questo è il caso di rimuoverlo prima di uscire>>
Il corvino si era avvicinato al maggiore allungando la mano verso la spalla dove ancora ciondolava l’etichetta che aveva dimenticato di rimuovere.
<<Con i capelli scuri ti sarebbe andata divinamente, ma sapevo che il rosso ti donasse>>
Il menta forzò un sorriso, non del tutto convinto di quel complimento appena fatto dal suo manager. Era piuttosto raro che facesse degli apprezzamenti senza che l’inganno fosse dietro l’angolo.
<<Credo che quello stripper sarà dei nostri stasera>>
Per l’appunto.
Aveva imparato a conoscere il suo manager così bene che ormai, sapeva cosa aspettarsi da ogni sua azione.
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ALIVE
FanfictionIl tempo e la distanza cambiano le persone, ma sarà così anche per i sentimenti? Sequel di "Survivors". Tratto dalla storia: Il desiderio di lui traspariva dalle iridi scure del maggiore e il più giovane si accorse di come ora i suoi occhi stessero...