CAPITOLO 42 ~ Snooze

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CAPITOLO 42
Snooze

Yoongi aveva sperimentato la felicità così poche volte nella vita da riuscire a stento a riconoscerla, ma non avrebbe saputo descrivere quella forte emozione, che stava provando in quel momento, in un’altra maniera, non appena aveva sentito la voce, seppur flebile, di Jimin chiamare il suo nome.

Non aveva badato più a niente, né al racconto di Namjoon, né al fatto che si sentisse così stanco e stremato da avere a malapena la forza di reggersi in piedi, né al pensiero di non essere soli in quella stanza.

Yoongi era solamente felice che Jimin avesse riaperto gli occhi e avesse chiesto di lui.

Era bastato quel suono fioco e gracchiante per far sì che, l’attimo dopo, le braccia del menta avvolgessero -senza fare pressione- il corpo del più piccolo.

<<Jimin! Piccola pulce, sei tornato. Sei tornato da me!>>

Yoongi non vedeva l’ora di poter far scivolare quelle lacrime di pura gioia sul suo viso.

Si sentiva come se lui stesso fosse appena tornato in vita.
Era un'emozione troppo forte e travolgente per non lasciarla libera di esplodere.

Non si aspettava di essere stretto a sua volta, era quasi impossibile che accadesse, ma allo stesso tempo, ebbe come l’impressione di star abbracciando una statua di marmo, e proprio per quella inaspettata e strana sensazione che decise di sciogliere quella presa e posare i suoi occhi sul ragazzo appena svegliato.

Non sapeva bene cosa aspettarsi incrociando gli occhi di Jimin, ma di sicuro, non credeva di trovarsi di fronte a quello sguardo perso del più piccolo.
Si disse in mente sua che poteva essere normale al suo posto sentirsi disorientato, confuso, frastornato, ma i suoi occhi color del cioccolato non esprimevano nessuna di quelle sensazioni, neppure una.

Yoongi lo aveva riconosciuto quello sguardo, assente, privo di vita. 

In pochi istanti, tutto quel bagliore di gioia e contentezza emanato fino ad ora, venne eclissato proprio da quegli occhi bui che, in quel momento, apparivano come due profondi abissi dai quali si rischiava di venir risucchiati.

<<J-Jimin!>> Il tono eccitato e festoso di prima, aveva lasciato spazio ormai alla preoccupazione e alla paura che qualcosa nel più piccolo non andasse.

Di fatto, Jimin non rispose a nessuno dei suoi richiami e il suo sguardo continuava a puntare fisso sul soffitto.

Istintivamente, il maggiore fece qualche passo indietro, un po’ interdetto dall’intera situazione.

Era passato dall’euforia alla confusione più totale nel giro di pochi minuti.

Solo in quel momento, mentre aveva cominciato a guardarsi intorno spaesato, cercando di capire cosa fosse meglio fare, si ricordò della presenza di Namjoon e di Jin, che in tutto quel tempo, erano rimasti fermi immobili ad osservare la scena col fiato sospeso.

<<Vado a chiamare un dottore>>

Fu la voce del CEO a rompere quel silenzio agghiacciante, ma non appena il suono di essa giunse alle orecchie del più piccolo, accadde qualcosa di assolutamente inaspettato.

Il corpo di Jimin aveva cominciato a tremare, come se fosse in preda a delle convulsioni e le urla che ne seguirono, furono ancora più terrificanti.

<<ANDATE VIA! LASCIATEMI STARE! NO! NO!>> quasi si sgolò per urlare quelle parole.

Sembrava del tutto innaturale che, dopo tutti quei giorni senza parlare, né muoversi, potesse contenere quella forza inaudita da far tremare persino le pareti della stanza.

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