PROLOGO
Agust D<<Finalmente siamo arrivati in questo schifo di città>> furono le parole di "benvenuto" pronunciate dal giovane corvino dopo un lungo e stancante viaggio.
L'autista del taxi, di tanto in tanto, lanciava occhiate dallo specchietto retrovisore per controllare che i due passeggeri sui sedili posteriori respirassero ancora.
Da quello che era stato in grado di percepire, entrambi non sembravano molto contenti di quel viaggio.
Uno dei due, che pareva essere il più giovane, -nonostante vestisse come un adulto- sembrava addirittura scocciato. L'uomo alla guida riusciva persino a sentire l'aria smuoversi per i suoi continui sbuffi.
L'altro invece, il più grande, sembrava più indifferente alla cosa.
Non aveva emesso neppure un suono da quando era entrato in macchina, neanche per salutare.<<Si può sapere quanto diavolo manca per arrivare a quel locale? Ho il culo appiattito! Con tutto quello che mi ci è voluto per averlo così sodo..>> brontolò il giovane dai capelli scuri.
<<Siamo quasi arrivati, signore. C'è più traffico del solito oggi>> si scusò l'autista.
<<Ti pareva, un vero colpo di fortuna..>> blaterò con tono ironico.
<<Chiudi il becco Jeon e lascialo guidare in santa pace>>
All'autista per poco non gli venne un colpo quando finalmente sentì la voce dell'altro che accorreva in sua difesa.
Dal suo aspetto delicato, colorato ma malinconico, non si aspettava potesse appartenergli una voce così roca e profonda da far venire i brividi.<<Non ho ancora messo piede fuori e già odio questo buco di fogna!>>
<<Stai davvero paragonando Daegu a un "buco di fogna"?>>
<<Vuoi mettere la Grande Mela con questa prigione?>>
Il maggiore sorrise accompagnato da un leggero sbuffo.
<<New York era solo una prigione un po' più grande..non fa poi così tanta differenza>> quasi sussurrò le ultime parole, ma non a sufficienza da non essere udite dal corvino seduto al suo fianco, che si limitò a guardarlo senza controbattere.
Aprì poi il finestrino e provò a respirare quell'aria sporca di città.
<<Prima finiamo questo lavoro, prima possiamo tornare a casa>> sentenziò infine il più giovane accompagnato da una smorfia di disgusto sulle labbra.
<<Ricordami perché ti ho portato qui con me>> chiese il maggiore.
<<Sai benissimo che siamo qui per le riprese del tuo nuovo singolo ed è necessario ripercorrere i luoghi della tua infanzia affinché sia il più credibile possibile e poi... sono o non sono il tuo manager?>> gli ricordò all'altro mentre impettiva il busto con portamento fiero.
<<Potevamo fare le riprese in qualunque altra città, sai che preferisco stare lontano da questo posto. Non dovrei neanche essere qui>>
<<Oh Yunki, sai benissimo che puoi. Sei un uomo libero ora. Non devi più fuggire da nessuno, nessuno può più incolparti di ciò che è successo 6 anni fa>>
6 anni.
Erano davvero passati 6 anni dall'ultima volta che le sue scarpe avevano toccato il suolo coreano, ma ne erano passati molti di più da quando aveva percorso le strade della sua città natale che lo aveva visto nascere e crescere insieme alla sua famiglia, per poi vederla disintegrarsi sotto i suoi stessi occhi.
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ALIVE
FanfictionIl tempo e la distanza cambiano le persone, ma sarà così anche per i sentimenti? Sequel di "Survivors". Tratto dalla storia: Il desiderio di lui traspariva dalle iridi scure del maggiore e il più giovane si accorse di come ora i suoi occhi stessero...