CAPITOLO 35
Even if i die, it’s youJimin non aveva fatto molto tardi quella sera. Non voleva rischiare di tornare e ritrovarsi il CEO già in casa.
Era stato difficile allontanarsi da Yoongi, specie dopo che l’aveva supplicato in tutti i modi di fuggire insieme a lui.
Se le circostanze fossero state diverse, non c’avrebbe pensato due volte e l’avrebbe seguito in capo al mondo, esattamente com’era disposto a fare anche sei anni prima, ma le cose ora erano cambiate e non possedeva più quella libertà di decidere per il suo futuro.
Con quei pensieri in testa, si stava avviando verso la fermata della metro che lo avrebbe accompagnato nei pressi del quartiere in cui abitava Namjoon e mentre aspettava l’arrivo del mezzo, sentì il telefono suonare.
Immaginò subito potesse trattarsi di un messaggio di Yoongi che, come al solito, gli augurava un buon rientro a casa, oppure gli scriveva qualche frase sdolcinata a cui, era convinto, non avrebbe mai fatto l’abitudine.
Quando lesse la notifica sul telefono però, ricevette una secchiata d’acqua gelida, vedendo come il mittente di quel messaggio non fosse la persona che sperava, ma altro non era che Namjoon.
“Dove sei?”
Due semplici parole che avevano avuto il potere di fargli tremare la terra sotto i piedi.
Namjoon era già tornato a casa e lui non era lì ad aspettarlo.Era letteralmente nei guai.
Era stata una corsa contro il tempo.
Sperava di raggiungere l'abitazione del CEO il più in fretta possibile, ma un guasto di linea aveva causato un ritardo di 20 minuti della metro.Gli ultimi 800 metri, che separavano la fermata della metro dall'appartamento di Namjoon, li fece correndo.
A malapena riuscì a percepire il freddo pungente, talmente era preso dal l'inarrestabile corsa verso casa.
Ci impiegò 4 minuti appena per percorrere l'ultimo tratto di strada, sentendosi il cuore in gola.
Senza neanche darsi il tempo di riprendere fiato, suonò il campanello e dopo appena pochi secondi, Jin, ancora sveglio, gli aprì la porta, con il suo solito aspetto sempre in ordine e sistemato, come fosse una bomboniera, e Jimin non fece caso al sorriso tirato che l’uomo aveva dipinto in volto, talmente si sentiva costernato per quel ritardo.<<È in biblioteca>> gli comunicò soltanto il moro.
Jimin lo ringraziò con un inchino veloce e si dileguò immediatamente dirigendosi verso il luogo in cui il CEO lo stava aspettando con impazienza.
Ebbe quasi il timore di bussare alla porta, che in realtà era solamente socchiusa. Era palese che l’uomo stesse attendendo il suo arrivo, ma Jimin preferì comunque annunciare la sua presenza.
Bussò timidamente, aspettando il permesso di entrare, ma non provenne alcun cenno dal castano. A quel punto, decise di entrare nella stanza e Namjoon era lì, in piedi, accanto alla sua amata libreria, che fingeva di trovare interessante il libro che teneva tra le mani, ma Jimin sapeva che era solo un modo per ingannare l’attesa.
Non appena percepì la sua presenza infatti, Namjoon si voltò a guardarlo, il suo volto era livido dalla rabbia, e il più piccolo ebbe un brivido di paura nel vedere quello sguardo, uno sguardo che aveva visto solo una volta sul viso dell’uomo ed era passato troppo tempo da quel giorno.
<<N-Nam>>
Il suo fascino, quell’aria da finta innocenza, avevano sempre avuto un potentissimo ascendente sul CEO che pendeva letteralmente dalle sue labbra, ma Jimin, in quel momento, ebbe l’impressione che questa volta, nulla sarebbe stato sufficiente a togliergli quel livore da quegl’ occhi.
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ALIVE
FanfictionIl tempo e la distanza cambiano le persone, ma sarà così anche per i sentimenti? Sequel di "Survivors". Tratto dalla storia: Il desiderio di lui traspariva dalle iridi scure del maggiore e il più giovane si accorse di come ora i suoi occhi stessero...