CAPITOLO 45 ~ Wings

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CAPITOLO 45
Wings

L'ironia del destino li aveva portati a vivere di nuovo sotto lo stesso tetto, un tetto migliore stavolta, eppure le dinamiche in casa erano pressappoco le stesse di sei anni fa.

A volte, Yoongi aveva come l'impressione di vivere ancora da solo, dal momento che Jimin preferiva passare il suo tempo chiuso in camera. Sì, gli aveva ceduto la sua stanza. Pur essendo un appartamento abbastanza grande per una persona sola, disponeva comunque di un’unica camera da letto e il menta non c’aveva pensato due volte a cederla al più piccolo, mentre lui si era trasferito a dormire sul divano, fortunatamente, molto più comodo di quello della casa al mare.

Per il resto, la convivenza dei due era tale e quale al periodo in cui vivevano rifugiati a Gwangan.

Jimin, sostanzialmente, viveva per conto suo, non parlava, mangiava giusto l’essenziale per non restare completamente a digiuno e per quei brevi attimi che Yoongi riusciva a scorgere la sua figura in giro per casa -solo per passare dalla camera al bagno e viceversa- non aveva mai avuto alcuna interazione significativa con lui.
Jimin ignorava completamente la sua presenza.

Diversa era invece la situazione quando in casa andava a trovarlo Taehyung.
Con lui Jimin riprendeva vita diventando completamente un’altra persona, come se fosse improvvisamente guarito.
Yoongi non aveva avuto modo di vederlo direttamente con i suoi occhi, ma le sue orecchie, che, curiose, origliavano da dietro la porta della camera, riuscivano a distinguere distintamente la voce del più piccolo parlare e, a volte anche ridere, per qualche battuta fatta dal modello.

Era veramente frustrante prendere consapevolezza che lui era l’unico che Jimin teneva distante, ma quel che non capiva era il motivo di quell’allontanamento forzato.

Perché Jimin non gli dava la possibilità di poter prendersi cura di lui?
Perché, anche quando potevano stare vicini, c’era sempre qualcosa a tenerli separati?

La prima volta non c’era stato per colpa sua, e non per sua scelta, ma adesso, che aveva la possibilità e il modo di stare al suo fianco e occuparsi delle sue esigenze al meglio che poteva, era Jimin stesso a rifiutare il suo aiuto.

Perché aveva accettato di trasferirsi in casa sua se poi aveva intenzione di ignorarlo per tutto il tempo?

<<Dagli tempo, vedrai che sarà lui a cercarti>>

Le parole del suo migliore amico avrebbero dovuto confortarlo in quel momento che si trovavano seduti entrambi intorno al tavolo della cucina, mentre sorseggiavano uno degli infusi tanto amati dal ballerino che, a furia di propinarli sempre al maggiore, aveva finito col renderlo dipendente da quegli intrugli alle erbe naturali.

Jimin e Taehyung, nel frattempo, se ne stavano chiusi in camera per i fatti loro, non ammettendo nessun altro all’interno di quella stanza.

Come se non fossero mai usciti dall’ospedale.

Di fatto, la situazione non era poi così diversa da quando Jimin era ricoverato, non volendo la compagnia di nessun altro, se non del rosso.

<<Io non so più come devo comportarmi con lui, Hobi. Perché si rifiuta di volermi parlare? A malapena riesce a guardarmi in faccia. Sembra che la mia presenza lo disgusti!>> si sfogò il rapper, esausto ormai di sostenere quella situazione così pesante.

<<Che diavolo dici, Yoon? Jimin non è disgustato da te, non potrebbe mai pensare nulla del genere, ne sono certo! Devi essere paziente con lui. È pur sempre un ragazzo che è stato messo a forza di fronte a uno dei suoi più grandi traumi del passato. Non oso immaginare come possa essersi sentito a risvegliarsi di nuovo in quel sotterraneo lercio dove aveva già vissuto i momenti peggiori della sua vita.. Hai idea di quanto possa segnare una cosa del genere?>>

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