CAPITOLO 26 ~ Innerchild

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CAPITOLO 26
Innerchild

Il tour in Giappone si stava rivelando più duro di quanto pensasse.
Era strano per Yoongi mostrarsi interamente ai suoi fan che lo avevano accolto con entusiasmo esagerato.

Pensava che fosse un rischio tentare la scalata in Giappone, ma sapeva che la sua musica era arrivata anche lì, eppure davvero non si aspettava di registrare un “tutto esaurito” ad ogni singola tappa organizzata.

Agust D era diventato ormai un simbolo di protesta e ribellione verso un sistema corrotto che accomunava ogni Paese del mondo. Molte persone si ispiravano alla sua forza e al suo coraggio per denunciare a voce alta i mali della società.

L’idea che per lungo tempo si era presentato al suo pubblico completamente mascherato lo aveva fatto apparire fino a quel momento come un uomo stanco e arrabbiato di essere continuamente sottomesso dal mondo, ma ancora troppo “debole” per poter sovvertirne le regole.

Ma ora che Agust D aveva gettato via la maschera, che aveva mostrato il suo vero volto, e che aveva gridato al mondo di essere pronto a combattere contro di lui, contro le ingiustizie e le disuguaglianze, anche i suoi seguaci avevano trovato la forza di far sentire la loro voce.

E questa poteva essere considerata già una grande vittoria per Yoongi.
Lui che era sempre stato al servizio dei più potenti; lui stesso che aveva fatto parte di quel mondo marcio, ora lo rinnegava e lo disprezzava con tutte le sue forze.

Tuttavia, trascorrere l’inizio del nuovo anno insieme ai suoi fans fu per lui solo una magra consolazione, soprattutto quando il suo cuore desiderava essere con un’altra persona.

I primi concerti erano passati lisci come burro, solo un po’ di normale ansia iniziale, ma poi tutto era proseguito in maniera impeccabile, ma già durante la terza tappa a Shinagawa, aveva iniziato ad accusare i primi sintomi di stanchezza, stress e tensione, il che avrebbe potuto rappresentare un bel problema, dal momento che mancavano altri tre concerti da sostenere prima di rientrare in Corea, per poi partire nuovamente per l’America per altre tre tappe.

<<Okay, 10 minuti di pausa per favore>> urlò ai tecnici JK, mentre si dirigeva tracotante verso il rapper.

<<Perchè diavolo hai detto di fermarci?>>

<<Perchè? Mi spieghi che problema hai oggi?>>

<<Di che accidenti stai parlando? Non ho nessun problema!>>

<<Ah, davvero? Stavamo provando il soundcheck di “Give it to me” e tu stavi cantando il testo di “Agust D”. Non mi sembra che una persona che dice di non avere problemi commetta questo tipo di errori>>

Yoongi abbassò il capo, perchè Jungkook aveva dannatamente ragione. Si trovava in Giappone da appena una settimana e la sua testa non faceva altro che pensare a Jimin, al loro bacio e al fatto che non avesse notizie di lui da quel giorno e l’idea di saperlo insieme a Namjoon lo faceva andare fuori di senno.

Era ormai completamente ossessionato da quel ragazzo.

<<Per favore, dimmi che non c’entra quel dannato stripper>>

<<JUNGKOOK!>> si avvicinò minaccioso al corvino.

<<Calmati mentina, ci stanno guardando tutti>>

E il rapper si guardò intorno, accorgendosi solo in quel momento di come gli occhi di tutti i tecnici presenti per il soundcheck fossero puntati su loro due.

Il corvino sbuffò e con tutta la calma di cui era disposto, annunciò al team di passare direttamente alla pausa pranzo, così da dare il tempo necessario a Yoongi per riprendersi.
Nel frattempo, avrebbe approfittato di quei minuti per fare un ulteriore tentativo di farlo rinsavire, magari davanti a un pasto caldo.

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