Capitolo 13

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Evan.

Sebbene sia arrivata la primavera, la giornata di oggi è priva di qualsiasi colore. Da mesi svolgo il servizio militare ma continuo a scrivere poesie. Strana combinazione finché non ricordi che a volte le parole possono uccidere più dei proiettili.

- Finalmente, chissà dove sei stato. - dice Justin con fare malizioso vedendomi rientrare dopo essere stato in licenza per un giorno.

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. 

- Forse dovrei chiederlo io a te.

- Magari fossi andata come insinui. In realtà non ho fatto altro che studiare in vista dell'esame che sto preparando per accedere alla facoltà di storia medievale.

- Vedrai che alla prossima licenza riuscirai a impiegare il tuo tempo in maniera più piacevole, magari con la ragazza dei tuoi sogni.

- Peccato che io non sia Evan Coleman, il ragazzo più corteggiato di Dark Rose. 

In effetti ovunque io vada le ragazze si girano a guardarmi e trovano sempre una scusa per parlare con me. Ma chi apprezzano veramente? Il ragazzo affabile ed estroverso che si mostra al pubblico oppure il mio vero io, le parti più buie, i silenzi, la notte che vive dentro di me quando nessuno mi vede?

- Per non parlare poi di quanto sia bella la tua ragazza.

Per un attimo faccio quasi fatica a capire di chi stia parlando dato che non ho una ragazza, anche se ultimamente sono uscito più di una volta con Brenda. 

- Io e lei non stiamo insieme.

- Allora perché continui frequentarla?

- È lei che mi cerca, non le ho mai promesso niente.

- Come fa a non piacerti una ragazza così? 

- Sicuramente è bella, simpatica e intelligente, ma questo non basta. L'amore non è meritocratico. E comunque nemmeno lei mi ama, o almeno credo.

- Tu dici? Io non ne sarei così sicuro.

- Se ti piace tanto, perché non ci provi? Per me non sarebbe un problema.

Nell'udire queste parole Justin rimane a bocca aperta. 

- Ho capito male oppure mi hai appena invitato a provarci con la tua ragazza?

- Ancora? Come devo dirti che non è la mia ragazza? Usciamo insieme, ci divertiamo, ma tra di noi non è scattato nulla.

- Davvero non saresti geloso?

- Non so cosa voglia dire essere geloso, lo trovo un sentimento inutile e dannoso.

- Mi stai intristendo, Evan. Come fai a essere così cinico se poi scrivi delle poesie così belle?

Fuori è ancora buio e il vento sibila più forte del solito. Non riesco a dormire, troppi pensieri mi frullano per la testa. Decido di provare a scrivere qualcosa. A un certo punto devo essermi addormentato. Mi risveglio con un po' di mal di testa e i pensieri confusi. Stasera ho qualche ora libera e ho promesso a Brenda che saremmo andati a cena in un ristorante celebre per la sua atmosfera retrò. Per un attimo accarezzo l'idea di mandare Justin al posto mio, poi, però, mi rendo conto che non sarebbe corretto nei suoi confronti. Chiamo un taxi e passo a prenderla. È elegantissima, indossa un abito stile anni '20 e ha raccolto i capelli in uno chignon basso con qualche ciocca bionda che le sfiora il viso. Faccio per salutarla con un bacio sulla guancia, ma lei mi precede buttandomi le braccia al collo.

- Contenta? - le chiedo guardandomi intorno arrivati al locale. 

Sembra di vivere davvero in un'altra epoca. I tavoli sono apparecchiati magnificamente, le posate in argento, i bicchieri in cristallo così come i grandi lampadari che emanano una luce abbagliante, fiori a profusione e persino un violinista che suona in maniera struggente.

- Sai che mi piace sempre tutto quello che proponi. 

Ecco, proprio questa è una di quelle cose che mi fa capire che non potrò mai innamorarmi di lei. Sembra non avere un pensiero suo, approva incondizionatamente qualsiasi proposta provenga da me. Mentre mi perdo in queste considerazioni, giunge il cameriere per prendere le nostre ordinazioni. Dopo qualche esitazione, Brenda decide che avrebbe preso quello che avrei ordinato io. Opto per una mousse di salmone e delle ostriche servite su ghiaccio, come dessert crêpe con panna e fragole, il tutto accompagnato da champagne.

- Cosa hai fatto oggi?

- Tante cose, ho anche scritto una poesia. 

- Posso leggerla?

- Sai che non le faccio mai leggere a nessuno.

Brenda sembra esserci rimasta male.

- Pensavo che per me avresti potuto fare un'eccezione, ma non fa niente. È già fantastico essere qui con te. Sono la ragazza più invidiata del locale, insieme formiamo una coppia magnifica.

Non apprezzo l'uso della parola coppia, inizio a pensare che dovrò diradare i nostri incontri fino quasi a scomparire del tutto. Ci vengono portate le nostre pietanze e il violinista si avvicina sempre di più. Mi perdo nel suono di quella musica, ma vengo riportato alla realtà dalle parole di Brenda.

- Mi chiedevo se potessimo trascorrere un weekend insieme da qualche parte.

- Ti ricordo che non ho ancora finito il servizio militare. Magari dopo, chissà.

Mentre lo dico so già di non averne nessuna intenzione. Il suono del violino è stato rimpiazzato da quello della fisarmonica, la musica si fa più sensuale e appassionante. È un tango. Mi alzo e le porgo la mano per invitarla a ballare, lei accetta con entusiasmo. 

I miei pensieri, però, sono altrove. Per un attimo rivedo il viso della sconosciuta incontrata ieri.

- Cosa ne pensi se un giorno di questi ti faccio conoscere i miei genitori?

La musica cessa e torniamo al tavolo. Ho il tempo di riordinare un po' le idee prima di decidermi a parlare. Non vorrei che ci rimanesse male, ma devo farle capire il mio punto di vista più chiaramente.

- Brenda, non vorrei che tu avessi frainteso.

Mi guarda con aria interrogativa.

- Forse pensi che la nostra sia una vera relazione, ma non è così.

- Cosa sono io per te? Solo un passatempo?

- Non so esattamente cosa cerco, ma sono certo di non volere una storia seria. 

- Ma io so di volere te.

Credo che Brenda si sbagli. Non mi conosce veramente, non è me che vuole. Le piace solo il bel ragazzo da mostrare agli altri, un Coleman soprattutto. Per tutto il tragitto non ci rivolgiamo quasi la parola. Prima di scendere dal taxi Brenda mi prende una mano e se la appoggia sul cuore, poi mi guarda con gli occhi che luccicano di lacrime trattenute.

- So cosa stai pensando, Evan. Credi che io veda in te ciò che vedono le altre, ma ti sbagli. Io sono diversa e riuscirò a farti cambiare idea, se solo me ne darai l'occasione.

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