Capitolo 18

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Malcom.

Ho bisogno di andare a trovare Violet. Non so ancora cosa le dirò, fare le condoglianze mi è sempre sembrato qualcosa di superfluo.

- Mi dispiace, avrei voluto esserci ieri. 

- Lo so, non c'è bisogno di spiegazioni tra di noi. 

La seguo nella sua camera. 

- Sei sicuro di stare bene? Ti vedo preoccupato.

Maledizione, Violet riesce sempre a interpretare il mio stato d'animo. Vorrei raccontarle del biglietto che ho ricevuto, ma capisco che questo non è il momento giusto.

- Sono solo stanco, ho tanti corsi da recuperare a causa delle sospensioni.

- Se ti va potrei aiutarti a studiare, domani porta tutto l'occorrente.

Non mi capacito ancora del perché Violet voglia aiutarmi. Sono un caso senza speranza, una perdita di tempo.

Vado in bagno. Capitano sempre più spesso queste crisi improvvise. Mi impongo di restare calmo, faccio dei respiri profondi. Mi guardo allo specchio e nel farlo noto una confezione di pillole, sicuramente saranno di Meredith. Prima di rimetterla a posto mi accorgo che si tratta di tranquillanti. So che non dovrei farlo, ma non resisto e nascondo qualche compressa in una tasca dello zaino. 

2006.

- Malcom, sei pronto? 

Evan mi ha praticamente costretto a uscire con lui, non sopporta più di vedermi sempre chiuso in casa.

- Perché non chiedi a Dawson? In fondo è lui il tuo prediletto. - dico con una voce stridula come quella di un bambino che fa i capricci.

Alla fine accetto, ma metto il broncio per fargli capire che non ne ho nessuna voglia. Duncan ci accompagna in un centro commerciale. All'ennesimo negozio gli dico che rimarrò fuori ad aspettarlo. Poco dopo un ragazzo mi si avvicina.

- Noi due ci conosciamo? Mi sembra di averti già visto da qualche parte.

- Da nessuna parte.

- Aspetta, tu sei uno dei Coleman. La famiglia al centro di numerosi scandali. 

- Non so di cosa tu stia parlando.

Sento la rabbia crescere in me, per questo motivo decido di allontanarmi prima di fare qualcosa di cui potermi pentire.

- Perché scappi? Hai paura di me? - dice ridendo sguaiatamente.

A quel punto non ci vedo più dalla rabbia e lo spingo facendolo cadere. Quando Evan esce dal negozio si accorge del ragazzo a terra che strilla dicendo di essersi fatto male per colpa mia.

- Cos'è successo? Ti ho lasciato da solo per non più di cinque minuti.

- È stato un incidente. - mormoro mentre Evan aiuta l'altro a rialzarsi.

- Dovresti tenere d'occhio tuo fratello, non è normale.

- Non osare parlare così di lui.

In seguito a questo episodio mia madre decide di contattare diversi psicologi infantili e poco tempo dopo mi iscrive in una scuola privata. Inizio a rendermi conto di quanto io sia sbagliato, rotto e irreparabile.


Evan.

Brenda è venuta a trovarmi a sorpresa. Sono sicuro che lo abbia fatto perché vuole conoscere la mia famiglia. La cosa mi dà un certo fastidio, ma provo a non farglielo capire. Non ho fatto in tempo ad aprire che già ha incontrato mia madre, giunta alla porta poco prima di me. La vedo guardarsi intorno con sguardi di apprezzamento. Forse immagina di diventare la futura padrona di villa Coleman, ma si sbaglia di grosso. Mia madre la invita a prendere qualcosa con lei in giardino, dove incontra Violet e Malcom. Brenda e gli altri bevono una cioccolata calda, io opto per un caffè. Subito dopo salutiamo e trascino Brenda con me per parlare in privato.

- Perché sei venuta? Non mi sembra che avessimo un appuntamento.

Non risponde alla mia domanda, sembra pensare ad altro.

- Quella ragazza, Violet, ti ha guardato in modo strano poco fa.

- Mi guarda così da quando ci conosciamo.

- La trovi carina?

- Ti assicuro che non sono interessato a lei.

Brenda mi mette le braccia al collo, riesco a sentire il suo fiato caldo su di me.

- Avresti potuto presentarmi come la tua ragazza.

- Non l'ho fatto semplicemente perché non è vero.

- Non intendi cambiare idea?

- Te l'ho già detto, non cerco niente di serio. Meriti un ragazzo che ti ami e quella persona non posso essere io.

- Ti prego, non dirmi queste frasi fatte.

- Sarà banale, ma è così.

- Perché non provi a lasciarti andare? 

- Non cambierebbe nulla. 

- Mi sono innamorata di te e non posso farci niente. - dice sconsolata.

- Mi dispiace, ma non può trattarsi di amore perché non mi conosci davvero. Un giorno troverai la persona giusta per te e mi ringrazierai.

- Almeno possiamo rimanere amici?

- Ma certo. - la avvolgo in un abbraccio.

Più tardi, dopo che Brenda è andata via, mia madre esce con Malcom per andare al supermercato. Io e Violet rimaniamo da soli. Appena se ne rende conto fa per andarsene e io mi ritrovo a trattenerla senza neanche sapere il perché.

- Non fingere di apprezzarmi, ti preferivo quando mi ignoravi. Ho sentito che parlavi di me con Brenda, in pratica è come se le avessi detto che non mi trovi neppure carina.

- Se avessi parlato in maniera positiva di te avrebbe pensato che la stessi allontanando a causa tua. 

- Può stare tranquilla, non succederà mai.

- Hai perfettamente ragione. 

Dentro casa si gela, quindi accendo il camino.

- Ti preoccupi che io abbia freddo?

- Cerco solo di essere gentile.

Trascorriamo qualche minuto in silenzio senza quasi guardarci.

- Stanotte ho sognato mia nonna. Era giovane, bella e viva. Mi sento in colpa per non essere andata a trovarla più spesso, ma voglio pensare che adesso sia di nuovo libera e felice. Non sarei mai dovuta andarmene da qui.

- Non è stata colpa tua.

Non ho mai creduto all'aldilà e nemmeno nella possibilità di reincarnarsi, ma il sogno di Violet in qualche modo mi ha colpito. Chissà, magari la morte non è la fine di tutto, magari ci rende finalmente sereni come non abbiamo mai potuto essere nella nostra vita terrena. Sono sempre stato cinico, la sofferenza mi ha reso tale, ma spero davvero che Rosalyn sia in pace.

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