Capitolo 23

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Violet.

- Vorremmo acquistare due biglietti per la stessa destinazione.

- Il primo treno partirà tra quindici minuti.

Evan paga con la sua carta di credito, dopodiché aspettiamo l'arrivo del treno con trepidazione chiedendoci come avrà deciso di proseguire Malcom e se riusciremo a raggiungerlo prima che faccia perdere le sue tracce.

- Avresti potuto chiedere a Duncan di accompagnarci, avremmo fatto sicuramente prima.

- Lui deve rimanere fuori da questa storia.

- Perché? Non capisco.

- Non devi capire, sono cose che non ti riguardano.

Ci resto male, ma decido di lasciar perdere. La cosa più importante adesso è trovare Malcom. Arrivati a Windslow ci guardiamo intorno quasi come se dovessimo scorgerlo da un momento all'altro.

- Dove potrebbe essere andato?

- Invece di fare domande sciocche prova a chiamarlo sul cellulare, io intanto provo a chiedere in giro se qualcuno lo ha visto.

Compongo il suo numero, squilla ma non risponde. Non demordo e alla fine vengo ripagata dei miei sforzi.

- Malcom, mi senti? Dove sei?

- Violet? Non posso parlare al telefono.

- Aspetta, dimmi almeno dove hai intenzione di andare.

- Sono lontano da casa, non voglio essere trovato.

- Ho preso il treno per cercarti, sono alla stazione di Windslow. Ti prego, raggiungimi, almeno parliamone.

- C'è qualcuno con te?

- Nessuno. - istintivamente decido di mentire.

- Aspettami, sto arrivando.

La telefonata si interrompe bruscamente.

- Sono riuscita a convincerlo, sarà qui tra poco. Mi raccomando Evan, non farti vedere subito. Temo che se si accorgesse di te fuggirebbe.

Quando inizio a pensare che forse ha cambiato idea lo vedo arrivare in lontananza.

- Malcom, hai fatto preoccupare tutti. - corro verso di lui, vorrei abbracciarlo ma mi trattengo.

- Lo so, mi dispiace.

- Torna indietro con me.

- Perché dovrei?

- Perché ti vogliamo bene e senza di te non è la stessa cosa.

- Se solo sapessi cosa ho fatto mi abbandoneresti qui.

- Non puoi aver fatto nulla di così grave.

- Ho rubato alcune pillole di tua madre, ne ho già presa qualcuna.

- Non importa. E per quanto riguarda i biglietti io ti credo. - dice Evan avvicinandosi pian piano a noi.

Malcom mi guarda male. L'ho deluso e mi dispiace tantissimo, ma non potevo fare altrimenti.

- Mi avevi detto di essere da sola. Lasciatemi stare, tutti e due.

- Aspetta Malcom, non te ne andare. Troveremo il modo per incastrare Jason, sempre che si tratti di lui.

- Sono sicuro, non vedo chi altri potrebbe essere.

- Lo scopriremo insieme, come una vera famiglia.

- Nessuno di voi mi crede davvero.

- Noi ti crediamo e vogliamo aiutarti. - intervengo nella conversazione - Perdonami se ho detto di essere da sola, ma sapevo che altrimenti non mi avresti raggiunta.

- Va bene, vengo con voi. Ma dovete promettermi di non parlare a nessun altro di questa storia.

Durante il tragitto ognuno di noi è immerso nei suoi pensieri. Nel pomeriggio torniamo a casa Coleman.

- Malcom, dove diavolo eri finito? - chiede Rebekah visibilmente sconvolta.

- Sto bene mamma, ma non ho voglia di parlare.

Mentre sto per andare via, Evan mi ferma.

- È testardo, non ci permetterà di aiutarlo.

- Chissà da chi ha preso.

- Racconterai a tua madre delle pillole?

- Probabilmente se n'è già accorta, ma ha protetto il suo segreto. Tienilo d'occhio, ma non gli stare troppo addosso.

- So bene come trattare mio fratello, non preoccuparti.


Jason.

I miei uomini sono già arrivati a Dark Rose e hanno preso alloggio presso la nuova sede. Lavoro a questo progetto ormai da anni, gli ho sacrificato la mia vita intera. Quando ho scoperto di possedere un dono particolare, quello di riuscire a viaggiare nel tempo, ho dovuto prenderne atto e agire di conseguenza. Mi sono sempre chiesto perché questo destino sia toccato proprio a me, visto che non sempre si tramanda di padre in figlio. Ho trascorso gli ultimi anni in giro per il mondo, viaggiato nel passato e nel futuro, alimentando il mio potere tramite il portale in cui mi trovo adesso. Prendo l'amuleto dalla tasca, viene tramandato da secoli di generazione in generazione. È decorato con la fenice di Dark Rose e lo smeraldo, pietra simbolo della mia famiglia, con una piccola targa che fa riferimento all'Ordine dei Dieci. Penso alla mia famiglia, ai miei figli che non vedo ormai da tanti anni. Ho quasi dimenticato il loro volto e la loro voce, probabilmente se li vedessi stenterei a riconoscerli. Sto invecchiando e non so fino a quando sarò in grado di mantenere intatto il mio potere, è arrivato il momento di designare il mio successore. Il mondo si è scordato di me, ma qui a Dark Rose nessuno dimentica davvero. Per darmi coraggio recito a memoria l'antica profezia, mentre il portale si fa sempre più stretto intorno a me. È il momento di tornare a casa.

Out of destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora