Out of destiny

Capitolo 37

Jason.

Questa notte gli incubi mi perseguitano, ma la cosa più terrificante è che non sto dormendo. È proprio vero che ci si abitua a tutto, persino al dolore.

2000.

Devo convincermi di aver fatto la scelta giusta, altrimenti non ne avrò il coraggio. Furtivamente prendo qualche fotografia di Rebekah e dei bambini. Con mia moglie le cose sono cambiate in peggio ormai da tempo. Mi chiedo come una relazione possa finire nonostante ci sia ancora amore. Provo a immaginare come i miei figli potrebbero diventare tra qualche anno. Non li vedrò crescere, diplomarsi, innamorarsi, piangere, ridere. Non vivrò niente di tutto questo a causa di un potere che non ho scelto di possedere. Osservo il cielo fuori dalla finestra sperando che un giorno queste stelle possano ricondurmi a casa. I miei uomini mi stanno aspettando, il tempo stringe. Malcom dorme ancora con noi, lo saluto per primo.

- Perdonami per il poco tempo che ho potuto dedicarti, mi mancherai. - dopo aver sussurrato queste parole alle sue orecchie gli do un bacio sulla fronte.

Guardo Rebekah per l'ultima volta col rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere e raggiungo la camera che Evan e Dawson condividono. A vederli dormire sembrano quasi identici, giocano insieme tutto il giorno e da qualche tempo hanno anche iniziato a chiedere di vestirsi allo stesso modo. Vado prima verso Dawson.

- Ti voglio bene, piccolo mio.

Dopo mi reco da Evan.

- Anche se sei ancora un bambino, prenditi cura dei tuoi fratelli. Ricordati che ti ho amato dal primo istante in cui ti ho visto.

Me ne vado nel cuore nella notte, ricacciando indietro le lacrime e maledicendo chiunque mi guardi dall'alto per avermi scelto e condannato. Giuro che tornerò, anche se dovesse essere l'ultima cosa che farò. Prometto che riuscirò a costruire un mondo migliore per loro, ma in questo momento mi sento soltanto un vigliacco al pensiero che da domani non mi vedranno più. Di una cosa però sono certo, non potranno mai odiarmi quanto io odio me stesso.