Malcom.
Oggi mi apposterò nel cortile di scuola per scoprire chi sia il misterioso autore del biglietto, ma prima devo trovare un modo per convincere Duncan a lasciarmi andare da solo.
- Buongiorno Malcom.
- Buongiorno anche a te. Con una giornata così bella potrei approfittarne per andare a piedi.
- Mi dispiace, tua madre vuole che io ti accompagni in macchina come sempre.
- Non puoi fare un'eccezione? Non volevo dirtelo, ma ho appuntamento con la ragazza di cui ti ho parlato ieri.
Dopo averci pensato un po' mi dice di sì, ma mi raccomanda di stare attento e di non mettermi nei guai. Sto per attraversare la strada quando vedo in lontananza una figura tra gli alberi. D'istinto decido di seguirla e mi addentro nel bosco cercando di non farmi scoprire. Prendo una scorciatoia che mi porta dritto alle spalle dell'uomo per poi comparirgli davanti all'improvviso e scoprire chi sia. Nel fare ciò l'uomo inciampa e io riesco a vederlo bene in volto. Ero certo che l'avrei riconosciuto e invece mi sono sbagliato, non l'ho mai visto prima. Mi scuso con lui per averlo fatto involontariamente cadere. L'uomo si rialza facendo delle smorfie di dolore.
- Avrei dovuto capire che non fosse una buona idea. Ho incontrato un uomo poco fa, mi ha offerto dei soldi e in cambio ho accettato di seguirti. Adesso togliti di mezzo ragazzino, hai già fatto parecchi danni.
- Saprebbe descrivermelo?
- Era un tipo strano, indossava un cappellino con visiera e occhiali da sole.
L'uomo se ne va senza aggiungere altro e io raggiungo la scuola senza venire a capo del mistero.
Violet.
Trascorro una notte agitata, ho troppi pensieri per la testa. Qualche giorno fa ho incontrato Evan senza riconoscerlo. La cosa incredibile è che ne ero rimasta affascinata e sarei rimasta volentieri a parlare con lui. Dormire è impossibile, così decido di alzarmi. In cucina vedo mia madre seduta sul divano con le mani tra i capelli. Si gira nella mia direzione e mi guarda con occhi spenti e privi di luce.
- Tua nonna Rosalyn è morta. - dice con voce spezzata.
La raggiungo per abbracciarla e scoppio a piangere insieme a lei. Solo adesso mi rendo conto che non rivedrò mai più mia nonna.
Evan.
Sono appena rientrato quando sento mia madre parlare con i miei fratelli. Li informa che la nonna di Violet è morta e che qualcuno dovrà farle compagnia il giorno del funerale. Quando si accorge di me mi ferma per chiedermi di prendere parte alla discussione.
- Malcom non può venire perché deve andare a scuola e Dawson ha l'influenza. Tu hai qualche impegno importante per domani mattina?
Sa bene che da quando ho finito il servizio di leva non ho alcun impegno particolare e in ogni caso mi prende così alla sprovvista che non riesco a inventarmene uno così su due piedi.
- Credo che io sia l'ultima persona al mondo che Violet vorrebbe vedere al funerale di sua nonna.
- Conosciamo i Richards da anni e gli amici si vedono nel momento di bisogno.
Alla fine accetto solo per evitare ulteriori discussioni. Il giorno del funerale arriva accompagnato da una pioggia leggera e un forte vento che non permette di tenere aperti gli ombrelli. Quando arriviamo nel luogo della sepoltura vedo una folla riunita attorno alla bara di Rosalyn. Mi chiedo a quante di queste persone importi davvero e in quanti avvertiranno la sua mancanza.
Violet.
Vedere tutte queste persone al funerale di mia nonna dovrebbe farmi piacere, invece mi provoca l'effetto opposto. Ricordo che da bambina trascorrevo spesso intere giornate a casa sua. Non uscivamo mai, odiava farlo. Diceva che il mondo era crudele e la gente ipocrita. A Dark Rose mia nonna non era molto amata, era una donna dai modi diretti e questo spaventa la gente. Con me era diversa, mi faceva ridere, mi leggeva le fiabe e mi raccontava storie della sua gioventù. Ogni tanto i presenti osservano me e mia madre sperando di assistere a scene di disperazione, strazio, lacrime. Fisso la bara e mi rifiuto di credere che dentro ci sia mia nonna. La sua anima e la sua personalità erano troppo grandi perché possano essere rinchiuse in uno spazio così ristretto e soffocante. La chiesa è piena di gente e io sono più sola che mai. Quando la funzione si conclude le persone iniziano ad avvicinarsi a noi per porgerci le loro ipocrite condoglianze. Io mi allontano, non riesco a sopportare oltre. Vengo raggiunta da Rebekah ed Evan.
- Mi dispiace così tanto, Violet. - dice stringendomi forte - Vado a cercare tua madre, ti lascio con Evan.
Trascorrono diversi minuti senza che nessuno di noi due dica nulla. È lui a parlare per primo.
- La gente è proprio falsa.
- Già. A nessuno è mai piaciuta mia nonna, ma oggi si sentono obbligati a fingere di essere dispiaciuti per la sua morte.
- Ti ho guardata tutto il tempo, mi sono accorto che non hai pianto. Hai fatto bene, non aspettavano altro. Le persone si saziano del dolore altrui.
- Ne sai qualcosa anche tu?
- Un tempo la mia era una delle famiglie più in vista di Dark Rose, poi pian piano hanno iniziato a evitarci.
- Come puoi sopportare tutto questo? Andare ai loro eventi, alle cene?
- Solo quando non è possibile farne a meno.
Mia madre e Rebekah interrompono la nostra conversazione.
- Sono molto dispiaciuto per la sua perdita, signora Richards.
- Grazie Evan, sono contenta che tu sia venuto.
Le nostre madri si incamminano verso le macchine e noi le seguiamo.
- Non sei dispiaciuto anche per me?
- Sapevo che era quello che voleva sentirsi dire. Tu sei più forte, non hai bisogno che io ti dica quanto sia dispiaciuto. Tua nonna sarebbe fiera di te.
Adesso piove forte. Io e mia madre entriamo velocemente in macchina, ma non esiste riparo dal dolore che proviamo. Trascorriamo il resto della giornata guardando vecchi album di famiglia. A un certo punto sentiamo suonare il campanello. Si tratta di Evan, è venuto a portarci una teglia di lasagne preparate da Rebekah. Mia madre lo invita a fermarsi a cena da noi e lui accetta. Apparecchiamo insieme la tavola e intanto evoco qualche ricordo di mia nonna. Gli racconto che era una donna forte e indipendente e che le sarebbe piaciuto diventare avvocato. Confesso a Evan che anche io come lei vorrei studiare legge all'università. Mia madre mi chiede di far vedere a Evan come abbiamo personalizzato la dépendance, aggiungendo foto e composizioni floreali. Notando così tanti libri mi chiede incuriosito se li avessi letti tutti.
- Non ancora, non ne ho avuto il tempo. In questo momento vorrei leggerne uno che abbia un lieto fine, ho bisogno di sognare.
- Il mio consiglio è di lasciar perdere i romanzi rosa. Propongono una visione irrealistica dell'amore, sempre che poi esista davvero.
- La tua è una visione un po' pessimista.
- Mi ritengo semplicemente realista.
- Credevo che fossi un sognatore. Anni fa avevo sentito dire che a te piacesse comporre poesie. Lo fai ancora? Di cosa scrivi?
- Il tema è quasi sempre lo stesso, la famiglia. Tramite la scrittura rendo immortale ciò che eravamo un tempo.
Più tardi lo accompagno alla porta. Prima di andarsene si gira a guardarmi ancora una volta.
- Forse i miei fratelli avevano ragione su di te, sei diversa da come ti avevo immaginata.
Lo dice con un tono di voce talmente basso che mi domando se abbia pronunciato davvero queste parole oppure se io le abbia soltanto immaginate.
STAI LEGGENDO
Out of destiny
FantasyDue continenti, un universo parellelo. Violet ha tredici anni quando incontra per la prima volta i fratelli Coleman, la cui famiglia nasconde molti segreti. Qualche anno dopo si incontreranno nuovamente, mentre la guerra si avvicina e il tempo non e...