Capitolo 24

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Malcom.

I giorni che seguono la mia breve fuga trascorrono tra i dubbi dei miei fratelli, mia madre che mi sta addosso come sempre e la compagnia di Violet.

- Forse dovresti riprendere la terapia. - prova a convincermi mia madre.

- Non se ne parla nemmeno.

- Almeno pensaci.  

Evan cerca sempre una scusa per scambiare quattro chiacchiere con me.

- Se vuoi possiamo indagare insieme.

- Lasciamo perdere. Chissà, magari si tratta solo di uno stupido scherzo da parte dei miei compagni di classe.

La mattina seguente vado a cercare Violet, ma mi imbatto in Meredith.

- Al momento Violet non è in casa.

- Va bene, vuol dire che tornerò più tardi.

- Aspetta, non credi che c'è qualcosa di cui dovremmo parlare?

- Se è per le pillole mi scuso, so che non avrei dovuto.

- Non ti voglio giudicare, ma vorrei capire cosa ti ha spinto a prenderle.

Prima di rispondere cerco di trovare le parole giuste per farmi capire, ma non è facile.

- Ho agito d'impulso, cercavo un modo per mettere un freno alla mia rabbia.

- E ci sei riuscito?

- No, ma in ogni caso non credo che tornerò in terapia se è questo che sta pensando.

- Perché rifiuti l'idea?

- Non mi piace che si cerchi di curare un paziente a qualsiasi costo, altrimenti diventa un fallimento professionale.

- Io non sento di aver fallito con te, almeno non completamente, ma so che non ti sei aperto del tutto.

- Non è colpa sua, del resto non è l'unica ad averci provato senza successo.

- Forse non hai mai voluto che qualcuno ti aiutasse davvero.

- Non è così, mi rendo conto che con me è tutto inutile. Buona giornata, signora Richards.

- Promettimi almeno di rifletterci, cercami anche solo per una breve chiacchierata di tanto in tanto.


Dawson.

Sto quasi per uscire di casa quando dalla finestra aperta mi giungono le voci di mia madre e Duncan. Istintivamente mi fermo ad ascoltarli, stando attento a non farmi scoprire.

- Avrei dovuto fare più attenzione.

- Hai fatto ciò che potevi, sono io quella che avrebbe dovuto controllarlo meglio.

- Non essere così dura con te stessa Rebekah, sei una brava madre.

- Ho sbagliato tante volte, Duncan.

- Chi non lo fa?

- Sai, una volta credevo davvero nell'esistenza di un protettore, o di un essere superiore, ma dopo quello che è successo dubito che esista qualcuno che ci protegga dal dolore o che possa salvarci. In fondo è meglio così, se esistesse realmente un dio prima o poi mi punirebbe per gli errori commessi.

- Eri giovane e spaventata.

- Ma ero anche una madre con delle precise responsabilità. Quello a cui i miei figli hanno dovuto assistere, negli anni in cui avevo una relazione con Lukas, ha lasciato un segno dentro di loro. Avrei dovuto capire prima con chi avevo a che fare, invece di permettergli di soggiogarmi. Persino la tua cicatrice è colpa mia.

- La porto con fierezza.

- Lukas ha persino licenziato persone che lavoravano per noi da lungo tempo e io gliel'ho lasciato fare. Vorrei tornare indietro e rimediare, ma cancellare il passato non è possibile.

- Come va adesso con i tuoi figli?

- Andiamo avanti come se niente fosse. Malcom era il più piccolo e non ha mai vissuto una vera infanzia. Dawson continua a far finta che vada tutto a meraviglia, ma so che non è così. Chiamalo istinto materno, o qualunque cosa sia, ma la sua non è una felicità autentica. Evan era solo un ragazzino, ma ha fatto molto più di me per i suoi fratelli.

- Se me lo permetti potrei provare a parlare con loro.

- Non credo che sia una buona idea. L'importante è che tu stia vicino a Malcom, ma non dovrà mai scoprire la verità. Lo distruggerebbe definitivamente.

- Vorrei essere più presente anche per te.

- Hai già fatto molto.

- Pensi che ci potrà essere un futuro per noi?

- Quello che abbiamo condiviso ha distrutto ciò che poteva essere.

- Ma è trascorso tanto tempo.

- Ne sono consapevole, ma preferisco che le cose rimangano così. Le nostre cicatrici sul corpo e quelle invisibili ma più profonde nell'anima mi ricordano ogni giorno che quella terribile storia è accaduta davvero.

Quale segreto condividono? Cos'è che Malcom non dovrà mai scoprire? Questa conversazione ha aperto un valico nel mio cuore che era meglio rimanesse chiuso.


Raymond.

Il capo è appena arrivato nella nostra sede, tutti ci avviciniamo per salutarlo.

- È stato un lungo viaggio.

- Hai saputo della conferenza stampa?

- Sono stato messo al corrente della situazione.

- Cosa stiamo aspettando? Non dovremmo riprenderci ciò che è nostro? - chiede Charlie.

- Non così in fretta.

- E se ci attaccassero?

- Non lo faranno, sono più furbi di così. Se lo facessero perderebbero il favore dell'opinione pubblica. Intanto ho già preso contatto con molte persone pronte a vendicare i loro familiari.

- Finalmente una buona notizia. - dice uno dei nostri.

- Affatto. Nessuno dovrebbe essere contento di andare in guerra, nessuna battaglia può essere vinta solo con la rabbia o l'entusiasmo.

- Allora come potremo vincere?

- Con forza, resilienza, coraggio e determinazione. È questo quello che mi aspetto da tutti voi, me compreso.

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