Capitolo 22

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Logan.

Io e Amy ci siamo appena seduti quando portano il menù. Lei continua a parlare e io la ascolto distrattamente.

- Sei sempre troppo impegnato, non ti vedo mai.

- Non è facile governare un intero continente.

- Lo capisco, ma mi piacerebbe che tu riuscissi a ritagliare qualche momento per noi due un po' più spesso. E poi sembra quasi che tu non voglia farti vedere in giro con me.

- Ci tengo a tenere ben distinta la sfera pubblica da quella privata.

- C'è differenza tra le due?

- Meno di quanto vorrei che ce ne fosse.

Rimaniamo giusto il tempo di pranzare. Amy non fa che stordirmi di chiacchiere e io annuisco più volte. Improvvisamente guardo l'orologio.

- Mi dispiace, ma il dovere mi chiama. Ti saluto, Amy.

Pago il conto e vado via di fretta per tornare al mio ufficio.

- Già di ritorno? - chiede Cassidy.

- L'appuntamento è durato meno del previsto.

- Per quale ragione? Se posso sapere.

- Non dovrei neanche risponderti dato che sono il tuo capo e non il tuo migliore amico, ma ammetto che non è andata come avrei sperato.

Io e Cassidy non siamo mai entrati molto in confidenza nonostante ci conosciamo ormai da parecchi anni.

- Cosa c'è che non va in questa donna?

- Molto carina ma altrettanto noiosa. Adesso occupiamoci di cose più importanti, ci sono novità? Siamo riusciti a localizzarli?

- Ancora nessuna, mi domando cosa stiano aspettando prima di fare la prossima mossa.

- Il capo, è lui che aspettano.


Violet.

Tornata a casa mi accorgo che qualcuno ha infilato un biglietto sotto la porta, lo raccolgo e lo metto in tasca. Saluto mia madre sprofondata nella sua poltrona preferita col computer dinanzi a sé.

- Com'è andato l'appuntamento?

- Meglio di quanto pensassi, ma ho bisogno di allargare la mia clientela. A proposito, hai sentito tuo padre di recente?

- Sta bene, lo hanno promosso di grado.

Dopo qualche attimo di silenzio mia madre torna a parlare.

- Mi dispiace, Violet. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente. Sai, quando ho scoperto che sarei diventata madre non avrei mai immaginato che non sarei riuscita a dare alla mia unica figlia una vita agiata e tranquilla.

- Ogni famiglia ha le sue difficoltà, non mi avete mai fatto mancare nulla.

- Sei diventata una ragazza matura, quando sei cresciuta così tanto?

- Ma se fino a poco tempo fa non facevi altro che dirmi che sono troppo impulsiva e testarda.

- Infatti è così, non obbedisci mai alle regole. Ultimamente esci spesso, o sbaglio?

- La maggior parte delle volte esco con Dawson.

- Siamo sicure che sia solo un amico?

- Lo è, davvero.

- Alla tua età ero così ingenua da credere nell'esistenza del principe azzurro.

- Non cerco un principe azzurro, voglio diventare una donna libera e indipendente.

Vado nella mia camera e mi ricordo del biglietto che ho in tasca.

"Cara Violet, quella che stai leggendo è una lettera d'addio. Non sto qui a spiegarti il motivo, a quello ci penseranno i miei fratelli. Ti ringrazio per non avermi mai giudicato e per essermi stata accanto come nessun altro ha mai fatto, sei la sorella che non ho mai avuto. Non preoccuparti per me, me la saprò cavare. Ti voglio bene. Perdonami. Malcom."

Corro a casa dei Coleman.

- Hai visto Malcom? - chiede Rebekah visibilmente angosciata.

- No, sono qui proprio per questo. Dov'è Evan?

- In camera sua, sta facendo delle telefonate per capire dove possa essere andato.

Faccio le scale di corsa e salgo fino in camera sua, entrando senza bussare.

- Hai scoperto qualcosa?

- Niente di niente. Stamattina ho ricevuto una sua telefonata prima dell'inizio delle lezioni.

- Cosa ti ha detto?

- Mi ha riferito di aver ricevuto dei biglietti anonimi, secondo lui li ha scritti Jason.

- E cosa gli hai risposto?

- Che non penso si tratti di lui. Non ho fatto in tempo a dire molto altro perché ha interrotto la telefonata.

- Avrà pensato che nessuno crede in lui. A me ha lasciato un biglietto. - glielo mostro - C'è qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo a fuggire?

- No, o almeno non credo.

- Allora probabilmente si sarà diretto alla stazione.

Scendiamo velocemente le scale e raccontiamo tutto a Rebekah.

- Non tornerò finché non lo avrò riportato a casa, te lo prometto mamma. - dice Evan per rassicurarla.

Fortunatamente la stazione è a pochi minuti da casa, appena arrivati ci rechiamo alla biglietteria per chiedere informazioni.

- Buongiorno, ha per caso visto questo ragazzo? - chiede Evan mostrando una foto dal suo cellulare - Indossava jeans e maglietta rossa. Il suo nome è Malcom Coleman.

- Mi pare di ricordarlo, ha comprato un biglietto qualche ora fa.

- Ricorda la destinazione?

- E tu chi saresti?

- Sono Evan Coleman, il fratello.

- Aspetta, siete i figli di Rebekah e Jason Coleman?

- Esattamente. Adesso potrebbe dirmi gentilmente qual è la sua destinazione?

- Ricordo male o la vostra famiglia fa parte dei Dieci?

- Proprio così. Frequentiamo gli eventi più esclusivi di Dark Rose a cui possono prendere parte solo le famiglie più in vista, ma se mi fosse d'aiuto potrei riuscire a procurarle un biglietto per una di queste feste.

- Sul serio?

- Certo. Prima, però, dovrebbe rispondere alla mia domanda.

- È salito sul treno diretto a Windslow. 

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