Capitolo 53

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2001.

Evelyn non si arrende e mi obbliga a proseguire l'addestramento. Vorrei uscire, ma resto chiusa nella mia camera a cercare di perfezionare le mie abilità. Col tempo sono riuscita a guarire le ferite che mi sono state inflitte, ma non c'è modo di cancellare il dolore. A volte arrivano persino a privarmi del cibo, per questo svengo più volte e trascorro intere giornate in preda ad allucinazioni. Non ho più energie. Nessuno è disposto ad aiutarmi o ha una parola gentile nei miei confronti, sono tutti complici di mia nonna. Sento che potrei impazzire.


2002.

- Voglio tornare a Verdant.

- Puoi scordartelo, non succederà mai.

- Permettimi almeno di visitare la tomba della mia famiglia.

- Non è possibile, nessuno deve scoprire che sei sopravvissuta.

Nonostante tutte le precauzioni, qualche giorno dopo il nostro nascondiglio sta per essere scoperto. Alcuni uomini, incuriositi da questa baracca, si apprestano a entrare forse per trovare rifugio. Mia nonna ordina a Bernadette, un'ex militare figlia di una guaritrice, di ucciderli. Esce fuori e li accoglie sorridendo invitandoli a bere un caffè. È una trappola. Appena sono tutti insieme in cucina Bernadette spara un colpo in testa a ognuno di loro prima che possano accennare qualunque reazione. Mia nonna è anche un'assassina.

- Era veramente necessario ucciderli? - chiedo sconvolta.

- Un giorno capirai anche tu che la giustizia non esiste, l'unica possibilità che abbiamo è anticipare le mosse degli altri.

Da quel giorno il mio allenamento passa a un livello successivo, adesso devo anche imparare a sparare. Per ultimo ci si preoccupa della mia istruzione e allo scopo viene assunta un'insegnante tutta per me. Durante una lezione le mostro i nuovi segni sul mio corpo. Spero che si schieri dalla mia parte e mi aiuti a fuggire, ma non è così. Anche lei è dalla parte di mia nonna.


2004.

La mia vita prende una direzione diversa quando nella nostra dimora si stabilisce Harlan Travis, figlio di una guaritrice caduta in depressione in seguito alla morte del marito. È un ragazzo bruno, timido e molto dolce. A volte non ci diciamo nulla, ma traiamo conforto ognuno dalla presenza dell'altro. Qualche mese dopo iniziamo una relazione segreta. Un pomeriggio, dopo aver fatto l'amore in un fienile, rimaniamo distesi a chiacchierare.

- Se potessi esprimere un unico desiderio, cosa chiederesti?

- Vorrei che la mia famiglia fosse ancora qui con me.

- Quando smetterai di sentirti in colpa per la loro morte?

- Avrei dovuto salvare almeno Abigail, oppure rimanere con lei fino all'ultimo. Ogni notte nella mia testa sento le sue grida d'aiuto.

- Mi dispiace per la tragedia che hai vissuto e anche per come sono andate le cose dopo. Come immagini il tuo futuro?

A questa domanda non so dare una risposta. Il mio futuro è bruciato tra le fiamme tanti anni fa, al momento non riesco a pensare ad altro che alla vendetta. Progettiamo di fuggire insieme la notte seguente. L'indomani è il 10 novembre, giorno del mio compleanno. Per la prima volta dopo anni mi sveglio piena di speranza. Stasera andrò via e non tornerò mai più. Mi reco all'appuntamento e rimango ad aspettare per ore, ma Harlan non arriva.

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