Capitolo 21

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Malcom.

Sono al telefono con Violet, mi racconta di aver iniziato l'ultimo anno di liceo da qualche giorno.

- Come ti trovi con i tuoi nuovi compagni?

- Mi hanno fatto tante domande, conoscono la tua famiglia.

- La nostra reputazione ci precede. Sei stata accolta bene?

- Molti di loro sono simpatici, non credevo che sarebbe stato così semplice integrarsi.

- Io invece non avevo dubbi, è impossibile non andare d'accordo con te.

- Quando ci siamo conosciuti non sembravi di questa idea.

- Ti stavo studiando. Mi sono lasciato andare quando ho capito che non volevi entrare a tutti i costi nella nostra vita. Inoltre sei una delle poche persone a non avermi mai trattato come un pazzo.

- Perché non lo sei, Malcom.

- Dai Violet, so cosa pensano gli altri di me. Anche mia madre a volte è spaventata da alcuni miei comportamenti, mi controlla ovunque io vada credendo che non me ne accorga.

- È il suo modo di proteggerti.

- Chi gliel'ha chiesto? Non vedo l'ora di finire gli studi per andare via.

- Odi così tanto la nostra città?

- Non la odio, ma i ricordi negativi superano di gran lunga quelli positivi. Non puoi rimanere in un posto dove vieni disprezzato.

- Non è così, o perlomeno non per le persone che ti conoscono davvero.

- Quando ti renderai conto che una parte migliore di me non esiste?

- So che esiste, credo in te.

La lezione sta per iniziare. Apro il mio armadietto per prendere i libri, quando noto un biglietto seminascosto. Sono tentato di lasciarlo al suo posto, ma alla fine non resisto e lo leggo.

"Sono sempre più vicino, presto capirai."

Strappo il biglietto in mille pezzi. Sono stufo di essere perseguitato da un uomo che ha abbandonato la sua famiglia e di aspettare la sua prossima mossa. D'impulso decido di telefonare a Evan.

- Non dovresti essere a lezione in questo momento?

- Credo che Jason mi stia seguendo.

- Jason? Cosa te lo fa pensare?

- Ti dico che è lui. Da qualche tempo mi lascia dei biglietti.

- Li ha firmati?

- Non c'è bisogno che ci sia la sua firma, sono sicuro di quello che dico. Non mi credi?

- Mi sembra difficile, Jason non si comporterebbe così.

- Ho sbagliato a dirtelo. Pensavo che almeno tu mi avresti ascoltato, invece sei tale e quale a Dawson.

- Parliamone a casa, fammi vedere questi biglietti e ti aiuterò a scoprire chi li ha mandati.

- A volte vorrei solo non essere un Coleman. - dico, poi chiudo il telefono di scatto.

Sono solo, nessuno crede alle mie parole. La rabbia mi soffoca, tiro un calcio al mio armadietto. Non posso restare a scuola, altrimenti finirei per fare qualcosa di sbagliato. Non so dove andare, non voglio tornare in una casa in cui non mi sento compreso. Faccio scivolare un foglio sotto il portone di ingresso della dépendance, poi raggiungo la stazione e prendo il primo treno in arrivo. Non conosco la destinazione, mi basta solo che sia più lontano possibile.

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