Capitolo 28

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ALIYA

Non avevo mai visto Tristen così sereno, così vivo. Varcati i confini di Edhenville, il suo volto si trasforma, come se un velo di ombre si fosse sollevato, lasciando spazio a una nuova luce di felicità che raramente risplende su di lui. La luna, alta nel cielo, illumina le case di legno e pietra con il suo argento pallido, mentre lucciole blu fluttuano leggere nel paesaggio incantevole. l villaggio si sviluppa su tre livelli, collegati da lunghe scalinate di pietra, i cui innumerevoli gradini sembrano scolpiti dal tempo. Alberi dalla corteccia bianca, talmente brillanti da emanare un lieve bagliore azzurro, fiancheggiano le strade, che non necessitano di lanterne. L'unico suono che rompe la quiete è lo scroscio delle fontane sparse qua e là, mescolato al chiacchiericcio sommesso degli abitanti.

È l'ora del tramonto, poco prima delle sei, e le piazze sono ancora vive. Mercanti animano i loro banchi, le botteghe rimangono aperte, e molte case sfoggiano giardini rigogliosi sui tetti e grandi vetrate, da cui filtra il calore tremolante delle candele.

Il villaggio si inerpica verso l'alto, costringendoci a seguire con il fiato corto le lunghe falcate di Tristen. Quando la torre dell'orologio rintocca in lontananza, ci fermiamo davanti a una porta che sembra appartenere alla casa dei suoi zii. «Non voglio commenti, non aspettatevi una reggia e, soprattutto, sono persone estremamente espansive... quindi cercate di non scandalizzarvi,» avverte Tristen con un respiro profondo. Deve essere un momento importante per lui, ritrovare i suoi parenti dopo più di un anno fatto di sole lettere. Eppure, se davvero sono così espansivi, lui non deve aver preso nulla da loro.

«Stai tranquillo, sarà sicuramente meglio delle taverne in cui siamo stati,» commenta Nori incrociando le braccia al petto. Come darle torto.

«Apprezziamo tantissimo la tua ospitalità,» aggiungo con un sorriso, cercando di trasmettergli un po' di sicurezza. Ho sempre sognato di vivere in una casa normale, un luogo dove respirare quell'atmosfera familiare che un palazzo non potrà mai darmi. La casa di Tristen, disposta su due livelli, sembra ampia e accogliente. Dalla via stretta si intravedono le luci che filtrano dalle tende alle finestre, alimentando la mia curiosità di scoprire dove ha trascorso parte della sua vita.

«Va bene, allora vi faccio entrare.» Tristen si avvicina alla porta e bussa ripetutamente, prima di fare un passo indietro e iniziare a contorcersi le dita. Il suo nervosismo mi fa provare una sottile punta d'invidia. Deve essere bello provare tanta emozione al tornare a casa. Io non potrò mai sperimentarla su di me quando, un giorno, dovrò fare ritorno al castello.

«Non vogliamo convertirci, siete già passati ieri e la risposta è sempre la stessa!» esclama qualcuno dall'interno. La porta si apre, e l'uomo davanti a noi rimane senza parole. Deve essere lo zio di Tristen: ha una barba folta e ben curata, capelli castani striati di grigio e occhi azzurri nascosti da un paio di occhiali.

«Armel, chi è alla porta? Non sarà di nuovo quel tizio di ieri...» chiede una voce femminile proveniente dall'interno.

«Be', credo che questa visita sia per te, cara,» risponde l'uomo con un sorriso che si allarga sempre più, riflesso sul volto di Tristen.

«Bentornato, finalmente,» mormora Armel, stringendo il nipote in un abbraccio carico di affetto, scandito da pacche vigorose sulla schiena.

Un rumore improvviso interrompe il momento derivato da qualcosa che si infrange sul pavimento. Dall'interno, una donna si porta una mano alla bocca, scioccata. Deve essere la zia di Tristen, e ha appena lasciato cadere un piatto. Ignorando i cocci sul pavimento, si precipita verso di lui e lo stringe forte, senza pensarci due volte. Ha i capelli scuri raccolti in una crocchia e le guance rigate di lacrime.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora