Capitolo 13

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Quando riesco a tenere aperte le palpebre sono ancora nella parte notturna. Vedo delle lucciole blu piuttosto sfocate e alcuni fiocchi di neve ricadono dentro la stanza mossi dal vento. Richiudo gli occhi per un attimo, ma li riapro subito quando percepisco il battito di un cuore. Un respiro caldo mi sposta i capelli più corti dalla fronte e solo dopo un lungo minuto mi rendo conto della nostra posizione. Sono completamente avvolta in una coperta che arriva fino a sotto il naso. La mia testa poggia nell'incavo del suo collo e il forte profumo di sandalo mi inebria le narici. Sto seduta sul pavimento e le mie gambe passano sopra a quelle di Tristen.

Realizzo che la sua mano mi sta accarezzando la vita sotto la coperta e che mi sta tenendo al caldo grazie a quel contatto. Rimango a guardarlo per non so quanto tempo, ha la mandibola tesa e lo sguardo assorto mentre legge un foglio ingiallito. Le numerose pieghe sulla pagina e le piccole macchie d'inchiostro mi fanno pensare a una lettera piuttosto attempata.

La fronte è corrugata e gli occhi sono assottigliati per riuscire a vedere le parole con così poca luce. Ha acceso una candela alla sua destra ma ne servirebbe almeno un'altra.

Le sue labbra rosee si tendono in un piccolo sorriso quando passa lo sguardo su una frase in particolare che non sono in grado di scorgere. Non penso di essere mai stata così vicina a un ragazzo, nemmeno a Niel. Percepisco le mie guance così calde dall'imbarazzo che temo possa notarlo solo perché una è appoggiata sopra al suo maglione. Quando reputo di non essere più così rossa in viso muovo leggermente le braccia.

Il suo sguardo è subito su di me e, per secondi interminabili, non diciamo niente. I suoi occhi brillano e la danza della fiamma della candela si riflette nelle due sfumature diverse.

«Ti sei svegliata.» Un grande sorriso si forma sulle sue labbra e quasi non credo a quello che vedo. Ahreton mi sta sorridendo genuinamente ed è sollevato che io sia ancora in vita. Non c'è più traccia del ragazzo che mi ha puntato la spada alla gola, né di tutta la rabbia che aleggiava attorno a lui.

Annuisco debolmente e lui ripiega la lettera per porre tutta l'attenzione su di me.

«Come ti senti?»

«Che ti importa?» sbotto con disprezzo alzando gli occhi al cielo. Faccio per girarmi in modo da allontanarmi da lui. In risposta Tristen mi stringe di più a sé con la mano.

«Perché non mangi?» domanda lui a voce bassa, quasi come un sussurro. È una frase semplice, priva della durezza a cui ero abituata. Alzo lo sguardo e, quando i miei occhi incontrano i suoi, noto qualcosa di inaspettato: preoccupazione. Non avrei mai immaginato di vederlo guardarmi in quel modo, con uno sguardo che non si addice al Tristen deciso e ostile che ho conosciuto finora.

E allora la domanda mi colpisce come un fulmine. Quanto tempo mi ha osservata, cercando segnali che nemmeno io volevo ammettere? Da quando ha iniziato a preoccuparsi? Non posso evitare di pensare a tutte quelle cene in cui non ci siamo rivolti parola, in cui le sue occhiate erano, o così credevo, soltanto di sfida o di rabbia.

«Questi non sono affari tuoi», ribatto senza guardarlo.

Sono stufa di vedere due lati completamente opposti di lui. Una parte di me non fa altro che dirmi che quello in cui si preoccupa per me sia quello vero, ma io non ho più intenzione di ascoltarla. Ripenso alla sua lama sulla mia gola e alla sua rabbia nei miei confronti che ora sembra essere sparita definitivamente. Al loro posto adesso c'è la sua mano che mi accarezza per riscaldarmi e una gentilezza negli occhi che non gli avevo mai visto.

«Sì che lo sono. Se tu non stai bene non...»

«Finiscila, non crederò mai più a una sola parola che esce dalla tua bocca.» Questa volta mi lascia andare e io mi raddrizzo in piedi lentamente. Le vertigini ci sono ancora e devo trovare un appiglio sul muro per allontanarmi da lui.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora