Capitolo 36

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Grandi scale imponenti, coperte da un tappeto scarlatto, ci conducono al piano di sotto. Tutti i nostri compagni siedono all'ampio tavolo rotondo, insieme a un uomo che non ho mai visto prima. Gli occhiali a mezzaluna si adagiano sul suo naso aquilino e ci accoglie allargando le braccia. Le fiamme del candelabro sul soffitto illuminano il suo completo a tre pezzi color porpora.

«Oh, ti sei svegliata. Molto piacere, io sono Elgar Crowder ovvero il podestà della città di Nevercrest», prorompe con voce squillante mentre si avvicina per stringermi la mano calorosamente. Stringe gli occhi castani quando sorride e delle rughe solcano palpebre e guance. Ogni villaggio nei Due Regni ha eletto una persona ricoprendola della qualità di potestà. Si tratta di una figura appena sotto a quella del monarca, dirige e governa la città di cui è a capo come estensione del potere del re.

Questo spiega perché la sua casa sia una gigantesca magione ricca di quadri a tutta parete e mobili pregiati.

«Il piacere è tutto mio, sono Aliya», rispondo con un piccolo cenno del capo.

«Oh lo so, i tuoi compagni mi hanno raccontato cosa hai fatto per salvare la città. Ho deciso di invitarvi a soggiornare qui per ringraziarvi del vostro aiuto prezioso, senza di voi Nevercrest avrebbe dormito per moltissimi anni... probabilmente. Ad ogni modo cara, non esitare a chiedere qualora avessi bisogno di qualcosa.» Stringe ulteriormente la mia mano e poi torna a sedersi a capotavola con lo stesso sorriso genuino contornato dalla barba grigia. Mi fa cenno di sedermi e occupo il posto tra Niel e Tristen. Il secondo mi scruta attentamente, forse per assicurarsi che io stia bene.

«Io e i tuoi amici stavamo pensando ad un nome per te, sai, in modo da ricordare il tuo intervento provvidenziale nei libri di storia.» Per poco non sputo l'acqua che tengo nelle guance alle parole del signore.

«Io pensavo a Brillantezza Divina, cosa ne pensi Elgar?» dice Leif dando una gomitata all'uomo sulla sessantina come se fosse il suo più vecchio amico. Increspo le sopracciglia mentre fulmino con lo sguardo il biondo. I due si conosceranno al massimo da qualche ora ed è incredibile come quel ragazzo sia in grado di fare subito amicizia con tutti. Lui direbbe che si tratta del suo charme, senza ombra di dubbio.

«Non lo so Leif, forse serve qualcosa di più evocativo», continua Elgar accarezzandosi la barba sul mento.

«Il mio nome andrà più che bene. E comunque, se non fosse stato per i miei compagni, non mi sarei nemmeno risvegliata da quell'incubo», ammetto guardandoli uno ad uno. Senza il consiglio di Leif non avremmo mai trovato quella farmacia e, senza Tristen, sarei rimasta a guardare Galador perire per chissà quanto tempo. Mi sforzo di non guardare l'ultimo se non con la coda dell'occhio. Devo continuare a stargli alla larga e a non mostrare nessun tipo di cedimento, lui è convinto che io lo odi e deve continuare a pensarla in questo modo. Sarebbe tutto più facile se smettesse di prendersi cura di me... se smettesse di dirmi ciò che ho bisogno di sentire al momento giusto. Sono costretta a fare un respiro profondo per calmare i nervi e concentrarmi sul cibo davanti al mio piatto.

Da quando siamo stati ad Oxmond ho ripreso a mangiare in modo irregolare ma mi costringo a inghiottire del cibo pur di non sentirmi privare completamente delle forze. Non ho più ricorso al vomito, ma non posso ancora dire di sentirmi del tutto guarita. Niel mi sta ancora più vicino e si assicura sempre che mangi senza mai farmi sentire in colpa se non ci riesco. La sua mano raggiunge la mia sotto la tovaglia e alzo gli occhi su di lui. Ad un suo piccolo sorriso segue una stretta, poi seguo il suo sguardo sul mio piatto. Non parla ma sono sicura che stia solo cercando di dire che vorrebbe che io mangiassi. La carne ha decisamente un ottimo aspetto e anche un profumo delizioso. Stringo a mia volta la sua mano e lo vedo sorridere ancora di più quando non lascio più niente nel piatto.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora