Capitolo 50

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I muri della stanza tornano visibili lentamente e ricado seduta sul pavimento. Non perdo nemmeno un secondo di tempo e mi precipito fuori dalla porta, ancora scombussolata dal ricordo che ho rivissuto. Non sono riuscita a dirgli che anche io gli voglio bene, ma ciò non significa che non avrò più occasione di farlo un giorno.

Presto mi libererai. Ho implorato di lasciarmi i ricordi con te. Le sue parole riecheggiano nella mia testa e mi aggrappo alla speranza che avevo visto nei suoi occhi. Presto, penso mentre mi dirigo al piano di sotto. I corridoi sono vuoti e le tende spesse impediscono alla luce del giorno di penetrare dalle finestre. Devo essere stata in quel ricordo più tempo di quanto pensassi, gli unici suoni che sento sono i sospiri delle creature che riposano nel soggiorno.

Non ho idea di che cosa stesse parlando mio nonno. Continuo a pensare al fatto di ritornare sui miei passi di cui aveva parlato senza trovare alcuna risposta. Cammino su e giù per il soggiorno torturandomi le dita per il nervosismo. Rimugino per quella che sembra un'eternità prima che uno spostamento d'aria dietro di me mi faccia sussultare. Un braccio mi circonda la vita, accarezzandomi il ventre sopra la tunica. Basta il suo profumo a farmi rilassare le spalle. Posa un bacio su un punto sensibile sotto all'orecchio e una scarica di brividi percorre la mia schiena.

«Mi hai fatto preoccupare», sussurra con le labbra ad un soffio dal mio collo. Se non fossi già tra le sue braccia probabilmente le mie ginocchia mi avrebbero già fatta cedere.

«Come sapevi che ero qui?» domando voltandomi verso di lui.

«Il soggiorno si trova proprio sotto alla mia stanza. Da quando ho compreso che potevo percepire quanto fossi vicina tramite il calore sulla mia pelle, non ho più dormito senza tenere una mano sul petto. Voglio dire, non potevo perdermi nessuna occasione per rinfacciarti che era ovvio che morivi dalla voglia di vedermi.»

«O forse sei tu quello che non vede mai l'ora di vedermi?» Alzo un sopracciglio e lui ridacchia continuando a circondarmi la vita.

«Non posso darti torto, lentiggini.» Mi bacia la punta del naso che arriccio all'istante.

«Hai saltato la cena e l'ho fatto anche io perché volevo mangiare con te. Ti va?» Il mio cuore si scalda. Non ha cenato solo per poterlo fare con me. Annuisco in risposta, prima che Tristen mi prenda per mano e mi conduca in cucina.

La stanza è immersa dai raggi di sole che illuminano il ripiano pulito con solo due piatti uno accanto all'altro. Prendiamo posto sugli sgabelli del bancone e osservo le diverse conchiglie di ogni colore e dimensione incastonate nelle pareti beige.

«Spero che Leif non abbia mangiato tutto mentre non guardavo», sbuffa prima di alzare il coperchio usato per coprire il cibo. Tira un sospiro di sollievo quando niente di quello che si trova nel piatto sembra essere stato morso da qualcuno.

«Allora? Non vuoi dirmi in che passato sei stata?» indaga dopo aver inghiottito un boccone. Non appena ho visto i piatti ero troppo impegnata a sorridere senza un contegno. Da quando ci conosciamo mi ha sempre chiesto se volessi mangiare implicando il fatto che lo avrebbe fatto insieme a me, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«È così evidente che io sia tornata indietro nel tempo?»

«No, la mia era solo un'intuizione. Che cosa hai visto?»

«Sono riuscita a parlare con mio nonno. Non so come sia possibile, ma non ho il minimo ricordo che lui sia stato con me per tutta la mia infanzia. È come se lui fosse completamente scomparso dalla mia mente, ho sempre creduto che fosse morto prima ancora che io nascessi. Invece nel passato che ho visto io ne avevo ben dieci», rimugino sulle motivazioni che ci potrebbero essere dietro questo mio enorme vuoto di memoria, ma continuo a non trovare risposte.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora