Capitolo 5

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Mi addentro tra le ombre del corridoio intervallate solo dalla luce argentea della luna. Non ho idea di che cosa io stia facendo, percepisco il battito accelerato fin nelle orecchie e i capelli mi accarezzano la schiena mentre cammino. Non so nemmeno se ci siano regole che mi vietano di vagare per l'Accademia di notte, ma adesso sarebbe comunque troppo tardi. Scendo le scale, il rumore che provocano i miei stivali su ogni gradino fanno eco in tutta le aree circostanti. Una sensazione di calore a livello del petto mi riscalda la pelle. Localizzo il punto principale in corrispondenza del cuore, proprio dove il piccolo drago ha deciso di entrare. Al piano terra i raggi del sole tornano a illuminare il pavimento in pietra. Ora è strano sapere che, pur essendo le due di notte passate, da questa parte del castello è giorno. Non so se mi abituerò mai a non dover chiudere tutte le tende per riuscire ad avere un po' di buio per dormire. Ammetto che la notte non mi piace. Stare da sola, con la sola compagnia di un silenzio assordante, non fa altro che intimorirmi.

Prima di abbassare la maniglia che mi porterà nel giardino sul retro, faccio un grande respiro. È come se le mie gambe si fossero mosse da sole fino a questo punto, non ho mai sentito il bisogno così forte di uscire a prendere una boccata d'aria. Forse è proprio la carenza di sonno dei giorni scorsi a giocarmi un brutto scherzo. Il cigolio della porta in legno mi porta ad aprirla con maggiore cautela, non vorrei che qualcuno mi sentisse. Ho di nuovo davanti a me la grande terrazza dove molti studenti si stavano allenando oggi pomeriggio. Ora vedo uno spazio vuoto e l'incredibile spaccatura della Scissione, è più evidente che mai. Osservo gli alberi di un fitto bosco dalle foglie argentate come le stelle della notte mentre, dall'altra parte, sono verdi sotto la calda luce del sole. Le nuvole che passano dal lato di Gaerys si incupiscono, arrivando a coprire alcune costellazioni.

Il rumore di una spada si fa spazio nelle mie orecchie e riporto l'attenzione su ciò che c'è davanti a me. Scendo le scale che portano al secondo spiazzo sviluppato in orizzontale.

Faccio combaciare i miei piedi con i gradini, non so chi sia ad allenarsi a quest'ora. Se si trova qui da solo però, non deve di certo amare la compagnia.

Porto una mano al petto e il tepore non si è affievolito, anzi, si è intensificato almeno il doppio di prima. Mi sporgo e osservo il ragazzo che si sta scagliando contro un manichino, spostato con tonfi poderosi a ogni fendente. Ho visto molte volte Isaac e Niel brandire le spade con maestria, ma mai in questo modo. Un colpo dopo l'altro, impetuoso come un tuono, trasuda una rabbia percepibile anche da dove mi trovo. Una parte di me non fa altro che chiedersi quale sia il motivo per cui lui ne provi con tale intensità. I suoi movimenti sono così fluidi che, anche chi si è allenato per più tempo di lui, non potrebbe non provare una punta di invidia. La lama riluce sotto il bagliore proveniente dalla luna, tagliando l'oscurità della notte.

Indossa la tunica nera da addestramento e dei pantaloni del medesimo colore. Alla vita ha una cintura che presenta anche il fodero per la sua spada che gli ricade sulla gamba a ogni passo. Per un attimo ci sono solo i suoi passi a far cessare il silenzio. Mi volto bruscamente con il cuore che minaccia di uscirmi dal petto e la paura di essere scoperta.

Passa un minuto interminabile e ancora non ha ripreso ad accanirsi su quel manichino.

Tengo il palmo sul petto, come se quel calore a cui mi sono abituata potesse rassicurarmi.

«Ehi, vieni fuori. Se non avessi voluto farti sentire non avresti dovuto far cigolare la porta in quel modo», esclama con voce limpida.

In questo momento la mia testa mi sta intimando di non fare come dice e scappare, ma i miei piedi si muovono da soli e decidono di non ascoltarla.

Prendo coraggio e torno in piedi, camminando verso di lui. Mi blocco esattamente al confine con la notte, la schiena ancora riscaldata dal sole.

Rinfodera la spada e mi raggiunge. Solo quando è davanti a me, mi rendo conto della differenza di altezza tra di noi. Credo che la fine della mia testa arrivi all'incirca al suo mento. Non si avvicina ulteriormente a me e rimane avvolto dal buio. Suppongo che entrambi ci sentiamo più a nostro agio nella nostra metà.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora