Capitolo 31

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Un tepore intenso mi fa dimenticare il freddo che si era insinuato nelle mie ossa fino a farle vibrare. La stretta sulla mia mano sinistra si fa più forte quando inizio a muovere di poco gli arti in cui il sangue non ha smesso di scorrere. Le stelle non sono la prima cosa in cui si imbatte la mia vista sfocata, incontra solo un soffitto roccioso e una luce calda e tremolante. Il crepitio di un fuoco alla mia destra risveglia anche il mio udito; pensavo non avrebbe più sentito altro all'infuori della voce di Niel.

La lieve carezza sul dorso della mia mano mi accompagna fino a quando non sono in grado di tenere alzate le palpebre. Sposto la testa pesante nella direzione di quel contatto e il viso di Tristen non viene più illuminato solo dalle fiamme. Le rughe sulla sua fronte aggrottata scompaiono all'istante e si affretta a nascondere il sorriso sulle sue labbra. Sulle sue iridi però continua ad esserci il velo di sollievo che le fa brillare nei loro toni caldi.

Vederlo mi fa riportare alla realtà e scatto seduta togliendo la mia mano dalla sua. So per certo che quel contatto mi ha aiutata a risvegliarmi più velocemente, ma ciò non significa che io lo voglia mantenere. Ho la vista appannata e comincio a vedere dei piccoli puntini neri.

Le sue guance assumono il colore del fuoco vicino a noi. Distoglie subito lo sguardo dalle mie spalle e lo posa sul pavimento in penombra.

«Che hai?» domando accigliata con una voce arrochita.

«Per favore, copriti», risponde visibilmente in imbarazzo. Non capisco se improvvisamente non riesca nemmeno a guardarmi in faccia fino a quando non mi rendo conto che ho le braccia nude. Una fasciatura mi circonda completamente il busto fino ad arrivare alla spalla su cui quel lupo aveva scavato con i suoi denti affilati.

Non si vede assolutamente niente ma questa benda è decisamente più attillata di qualsiasi vestito io abbia mai indossato. Afferro la coperta di lana che mi copre le gambe e l'avvolgo intorno alla fasciatura per avere uno strato in più. Anche il polpaccio è fasciato ma almeno ho ancora i pantaloni addosso.

«N-non l'hai fatta tu, vero?», l'imbarazzo mi fa avvampare e balbettare quando indico le bende sul mio petto.

«No! Non mi permetterei mai! No, assolutamente no!» Si passa una mano tra i capelli castani incredibilmente a disagio.

«Va bene, stai calmo. Non pensavo di farti ribrezzo fino a questo punto.»

«Non ci potrebbe essere niente di più lontano», mormora portando la coperta sulle mie spalle mentre mi guarda negli occhi con una tristezza che non gli avevo mai visto. Ignoro ciò che ha appena detto perché i miei pensieri vanno a qualcun altro che non si trova in questa grotta con me.

«Tieni, mettiti questa.» Mi porge la tunica che indossavo quando quel lupo mi ha azzannata. Osservo il punto in cui si era lacerata e sono sorpresa di vederla con un nuovo ricamo che rappresenta un sole i cui raggi si allungano sinuosi su tutta la spalla. Alzo un sopracciglio verso Tristen con fare interrogativo.

«L'hai cucita tu?»

«Sì, era ridotta a brandelli in quel punto e non avevo niente da fare per passare il tempo.» Quando gli sto per chiedere chi gli abbia insegnato a cucire, ricordo che una sera mi ha fatto sapere che sua madre era una sarta. Mi mordo la lingua prima di dirgli che il ricamo che ha creato mi piace molto. Gli rivolgo un cenno d'assenso con le labbra tese in una linea prima di infilare la tunica addosso. Se potesse vedere l'aspetto orribile di ciò che ricamavo io a palazzo probabilmente gli verrebbe una sincope.

Racimolo le forze che ho recuperato e faccio per alzarmi in piedi. Le braccia di Tristen mi impediscono uno scontro con il pavimento e mi guarda torvo.

«Dovresti riposare», sbuffa sonoramente ma io mi oppongo quando prova a riportarmi giù.

«Non prendo ordini da nessuno, figuriamoci da te», borbotto azzardando uno slancio per rimettermi in piedi senza il suo aiuto. Raggiungo le pareti della grotta con non poca fatica.

Divided Lights - La scelta dei draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora