(spoiler Game of Thrones prima stagione)
Sono rimasta immobile a terra per un tempo infinito, mi sono prosciugata e disperata finché non ho più avuto la forza di fare nulla.
Mi sono rimessa in piedi, trascinandomi fino alla sedia dietro la scrivania.
Mi ci sono accasciata sopra, pregando che nessuno mi cercasse in quel momento.
Nessuno tranne lei.
Mi sono detta più volte che di lì a poco l'avrei vista rientrare da quella porta, con lo sguardo basso e le lacrime agli occhi.
Che mi sarebbe corsa incontro e mi avrebbe abbracciata.
Le avrei chiesto scusa, non per ciò che ho detto, ma per i miei modi, non sempre delicati.
Avremmo fatto pace, come facciamo pace sempre.
Invece lei non è entrata, io sono ancora sola in questa stanza e fuori è buio ormai.
Gli occhi ancora rossi dalle lacrime che ho versato per ore.
Le mani mi tremano.
Lo stomaco mi tortura, la nausea mi attanaglia.
Effetti collaterali della mia ansia.
I meno graditi sicuramente, dopo la sensazione di aver perso tutto.
Mi ripeto che non ho perso nulla, che è solo un litigio e non è il primo di certo da quando la conosco.
Mi sento lo stomaco attorcigliarsi.
Domani mattina appena mi sveglierò troverò un suo messaggio sicuramente, qualcosa che mi faccia capire che è ancora arrabbiata con me, ma che comunque lei ancora è lì con me.
La nausea si fa sempre più forte.
Per stasera la lascerò in pace, la conosco bene, non servirebbe a nulla forzarla.
La mia bocca si riempie di colpo di saliva.
La lascerò in pace e domani magari proverò a chiamarla se ancora non mi avrà scritto, senza essere troppo sottona.
Una vampata di calore mi colpisce, poi i brividi, di nuovo il caldo aumenta nel mio corpo.
Lei tornerà... Vero? VERO??
Mi alzo di colpo dalla sedia e corro in bagno, piegandomi in avanti appena riesco a raggiungere il wc.
Non c'è più niente del mio pranzo nel mio stomaco, digerito da un pezzo.
Il mio corpo si sforza di buttare fuori qualcosa facendomi restare in ginocchio li davanti per svariati minuti, con vari spasmi a vuoto, solo la saliva ha il coraggio di uscire dalla mia bocca.
Occhi fissi sulla ceramica bianca, mani rosse dallo sforzo di sostenermi.
Io sono sicuramente pallida, come tutte le volte in cui devo vomitare.
Quando sento lo stomaco calmarsi leggermente mi accascio a terra tremolante.
"mi arrendo..." sospiro e chiudo gli occhi "manco vomitare sei capace"
Mi rimprovero da sola, come fosse davvero colpa mia.
Come se lo potessi controllare.
Mi rimprovero con la voce di mia madre.
Resto immobile li a terra per un tempo indefinito, a fissare il nulla mentre riprendo fiato.
Mi rialzo appena riesco a sentire le gambe collaborare e mi trascino fino in ufficio.
Dovrei andare a casa ormai.
Non c'è quasi più nessuno qui.
Solo chi è incaricato di tenere d'occhio i ragazzi in casetta, ma sono tutti impegnati nel loro lavoro e non noteranno la mia presenza a meno che non succeda qualcosa di grave.
Mi butto sul divano, lasciando andare tutto il mio peso sui cuscini bianchi.
Osservo lo schermo del telefono sperando di vedere una qualche sua chiamata, un messaggio, anche solo un suo stupido stato su WhatsApp con quelle sue frasette frecciatine.
Non c'è nulla.
Chiudo gli occhi, tormentandomi da sola con i pensieri peggiori.
L'immagine di lei e suo marito a casa mi arriva addosso come un treno in corsa.
Stringo le mani fra i cuscini e chiudo gli occhio.
Stringo i denti e mi impongo di non piangere ancora.
Ma non ho più la forza manco di fare quello.
Sono vuota ormai.
Il mio corpo contiene solo i miei organi e mi sembra di poterli sentire tutti mentre lavorano per tenermi in vita, ma il mio cervello è solo una macchina fredda che non attiva più i neuroni destinati alle emozioni da ore.
Vuota.
Un ammasso di ossa e carne buttato su quel divano.
La proprietaria della società più importante della Mediaset, ridotta a brandelli da una donna.
Una singola donna.
Passo quasi un'ora su quel divano, riuscendo a dormire per ben dieci minuti.
Mi risveglio sentendo il mio telefono vibrare, ma non faccio a tempo a vedere chi è.
La chiamata si interrompe e un minuto dopo un messaggio compare sullo schermo.
Mio figlio.
L'angolo della mia bocca ha un flebile movimento verso l'alto nel vedere il suo nome sullo schermo.
Apro la chat velocemente per non farlo preoccupare.
"Ciao ma' , ho provato a chiamarti, ma probabilmente stai ancora lavorando come sempre 😂.
La luce nel tuo ufficio era ancora accesa quando sono andato via prima.
Sono passato a casa e ti ho lasciato una mezza teglia di pasta al forno in frigo, perché altrimenti so che non mangi quando fai così tardi "
Sorrido leggernente e subito dopo compare un altro messaggio.
"scusa se sono entrato senza dirtelo, ma non riuscivo a chiamarti e dovevo scappare.
Non lavorare troppo ♥️"
Osservo lo schermo per svariati minuti e poi mi decido a rispondere.
"tranquillo, fra poco vado a casa, grazie della pasta, ma non dovevi, davvero :) ♥️"
Mi sollevo da quel divano e mi infilo velocemente la giacca, lanciandomi in macchina prima che qualcuno possa anche solo pensare di chiamarmi o chiedermi qualcosa.
Volo fino a casa senza nemmeno accendere la musica in macchina.
Il silenzio è un dono prezioso in questi casi, ma forse non mi aiuta a distrarmi.
Appena riesco a mettere piede dentro casa mi spoglio e mi infilo la mia bellissima e comodissima tuta blu.
Sorrido leggermente ripensando a quando piacesse a Maurizio.
Sfioro leggermente, con la punta delle dita, la cornice della nostra foto che ho sulla cassettiera.
"avresti saputo dirmi cosa fare... Non potevi aspettare ancora un po' prima di andare...?"
Gli parlo come se potesse rispondermi.
Mi sposto fino al frigo e lo apro distrattamente controllando dove mio figlio abbia messo la pasta, non che mi vada in realtà, ma magari vederla mi farà venire voglia.
Trovo la teglia di alluminio e la tiro fuori posandola sul tavolo, mentre la porta del frigo si richiude da sola con un tonfo e un tintinnio al seguito.
Mi volto di scatto e per terra vedo qualcosa di bianco.
Mi abbasso e lo afferro delicatamente, lo rigiro fra le mani e riconosco una piccola calamita a forma di tartaruga.
Poco distante c'è una mia foto con Alessandra, la stessa foto che la calamita teneva sul frigo.
Guardo il cielo buio fuori dalla finestra istintivamente.
"grazie del consiglio eh, non ci sarei arrivata da sola"
Sorrido leggermente rimettendo foto e calamita al loro posto.
Osservo la teglia sul tavolo in silenzio e scuoto la testa.
Mi metto una striminzita porzione nel piatto, giusto per far contento mio figlio e mi trascino sul divano.
Accendo la tv e sbuffo girando per film e serie varie.
Mi sento ancora spossata e niente sembra attirare la mia attenzione.
Per favore voglio solo distrarmi... Qualcosa mi distragga vi prego.
"va bene basta"
La prima puntata inizia ed io me ne resto immobile a guardare lo schermo, senza toccare minimamente la mia pasta.
Mi avvolgo nella coperta e mi porto le ginocchia la petto, poggiandoci sopra il mento.
Tutti ancora vivi, la famiglia al completo che zompetta per i boschi, per il castello.
Mi sollevo leggermente appena la vedo comparire sullo schermo.
"Cercei..." mi esce come sospiro dai polmoni, come la stessi salutando.
Mi dimentico completamente di tutto, come fosse la prima volta che vedo questa serie.
Distrattamente metto in bocca un paio di bocconi di pasta, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Sempre ammaliata dal suo modo di muoversi, dai suoi capelli biondi che le scivolano lungo le spalle.
Anche Cat ha il suo fascino, somiglia vagamente a Sabri- NO !
Mi blocco da sola e mi proibisco di pensare a lei.
Alla fine riesco a concentrarmi su quello che sto guardando senza distrarmi troppo.
Mi divoro una puntata dopo l'altra, finché non finisco in lacrime davanti al povero faccino di Sansa, distrutta dalla morte di suo padre.
Piangere mi sblocca e mi rilasso lentamente, mentre ancora le immagini scorrono sulla tv.
Lentamente mi addormento sul divano, lasciando più di metà piatto di pasta sul tavolino davanti a me.
Sono distrutta e forse... Preferirei non svegliarmi più.
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Quello che tu non mi mostri
Fanfiction(storia frutto SOLO della mia immaginazione) Pov di Mary e menate mentali sull'innamoramento della biondina. Giuro che finirà bene altrimenti che cazzarola la scrivo a fare. Già la vita è difficile così com'è e la biondina lo sa bene.