Capitolo 30

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"Amy. Amy" sento chiamarmi. La prima cosa che mi colpisce, ancora prima di aprire gli occhi, è un dolore tremendo al collo, come se avessi dormito in una posizione particolarmente scomoda. Poi li apro e mi ritrovo davanti la faccia di Oliver che mi scuote leggermente per cercare di svegliarmi.

Mi guardo intorno spaesata, ma bastano appena 5 secondi perché gli eventi della sera prima mi irrompano di botto nella mente. La stanza abbondantemente illuminata dalla luce della mattina, mi indica che sono rimasta a dormire qui tutta la notte. Guardo istintivamente il resto del divano e vedo Ashton che riposa ancora tutto rannicchiato.

Oliver, dopo avermi concesso qualche secondo per elaborare tutto ciò, riprende a parlare con voce bassa, "Ora devo svegliarlo. Vuoi che lui ti trovi qui o preferisci andare su?"

"È meglio che vada" mi alzo dal divano, cercando di non fare troppo rumore. Sono molto grata ad Oliver per avermi dato la possibilità di fare questa scelta. L'ultima cosa che voglio in questo momento è di far sapere ad Ashton che sono stata così stupida da aver passato tutta la notte a vegliare su di lui, considerando quello che mi ha fatto passare la sera prima.

"Se ti serve, riposati un po'. Tanto oggi non c'è molto da fare, partiamo in serata" mi consiglia Oliver.

"Ok. Senti, se dovesse chiedere puoi dirgli che sono rimasta solo un pochino e che poi sono andata su a dormire? Non mi va che sappia tutto"

"Ma certo, come vuoi" il suo tono è molto rassicurante ed affettuoso. Anche se a volte può sembrare severo, in realtà Oliver è la persona più protettiva che conosca. Tratta noi ragazzi quasi come fossimo suoi figli, anzi vista la sua età più come dei fratelli minori.

"Grazie Oliver"

*****

Sono arrivata in camera mia. Mi sono lavata e messa in canottiera e calzoni del pigiama. Non ho né forze e né voglia di alzarmi dal letto per almeno tutta la mattinata. Ma qualcuno bussa alla porta. Il mio riposino viene interrotto sul nascere.

Mi alzo in piedi e mi avvicino cautamente verso la maniglia. Quasi come se mi trovassi in un film horror e debba scoprire se dall'altro capo della porta si trovi un amico o l'assassino.

"Amy, sono Ashton" sento dire. Perché mi sento agitata come se fosse l'assassino?

Cerco di farmi coraggio e, dopo essermi sistemata velocemente i capelli, apro la porta.

"Ciao" lo saluto però senza troppa enfasi.

"Ciao. Volevo parlarti un momento. Ti ho svegliata?" si gratta la testa con una mano, sembra quasi in imbarazzo.

"No, tranquillo. Mi sono già alzata da un po'" veramente mi ero appena sdraiata "Dimmi pure".

Noto che anche lui si è cambiato e pettinato, ora indossa una canottiera di colore diverso. Ma la sua faccia stanca non può nascondere le vicende della sera prima.

"Bene. Innanzitutto volevo ringraziarti di cuore per aver aiutato Michael a riaccompagnarmi qui in albergo. Non avresti dovuto proprio disturbarti" passa da una frase all'altra senza quasi riprendere fiato, come se avesse passato ore a riflettere su quello da dire, "Oliver mi ha raccontato che sei rimasta anche a farmi compagnia per qualche minuto, quindi grazie. Davvero"

Certo, minuti. Come sospettavo, Ashton è uno di quei tipi che quando si ubriacano dimenticano tutto. Ho comunque un tuffo al cuore. Mi fa così male che non possa sapere della notte che abbiamo passato l'uno accanto all'altra, ma d'altronde ho poco da lamentarmi. L'ho voluto io questo.

"Poi volevo chiederti scusa. In verità non so proprio come tu possa scusarmi. Ho ricordi molto confusi di ieri sera, ma ricordo abbastanza da sapere che mi sono comportato da vero deficiente"

Secret Love - Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora