Capitolo 15

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Le tappe ad Edimburgo si sono appena concluse. Ora finalmente Wembley stadium! È un traguardo pazzesco per i ragazzi suonare qui. Sono emozionatissima per loro.

Al momento ci troviamo ancora in albergo, ci avvieremo verso lo stadio solo dopo pranzo. Sto andando a trovare Spencer in camera sua. Durante il viaggio in Scozia, ha passato un sacco di tempo con la sua famiglia. Ha anche invitato sua mamma a fare un giro turistico per il backstage, così l'ha fatta conoscere anche a me. L'ho trovata una signora molto simpatica, ora capisco da chi ha preso il suo spirito umoristico Spencer. Ad ogni modo lo stare troppo tempo all'aria aperta è costata alla mia amica una brutta influenza. Oggi infatti non verrà a lavorare, ma rimarrà tutto il giorno chiusa in albergo con la febbre.

Sono arrivata davanti alla sua porta. Busso. "Avanti!" fa una voce dall'interno.

"Ciao piccola malata. Come va?" domando appena entro e la vedo.

È sdraiata sopra il materasso ed è avvolta dal piumone sebbene non faccia per niente freddo. "Un po' meglio grazie" risponde con la voce da naso tappato.

"Vedrai che ti rimetterai presto. Guarda, porto doni!" esclamo poggiando sul comodino accanto, una scatola di cioccolatini.

"Che carina! Sembrano buonissimi, grazie" risponde con un sorriso davvero dolce. "Siediti pure".

Mi accomodo ai piedi del materasso e cominciamo a chiacchierare.

"Aspetta, sono contagiosa!" m'interrompe a un certo punto. "Mettiti questo davanti la bocca" dice porgendomi un cuscino.

Io me lo poggio sulla parte inferiore del viso a mo' di maschera antigas. "Così va bene?" dico ma, con la bocca premuta sulla stoffa, non si capisce niente. Scoppiamo entrambe a ridere.

Scosto leggermene il cuscino e riprendiamo con le nostre chiacchiere. Io le domando se si sia divertita in Scozia e lei risponde di sì. Però noto anche che assume un'aria un po' malinconica.

"Che c'è?" domando.

"Niente, è che rivedere la mia casa mi ha fatto un po' strano. Mi aspettavo di sentire una gran nostalgia, invece in un certo modo è come se mi sia sentita contenta di non abitare più lì" la guardo perplessa, ma la faccio continuare a parlare senza interromperla. "Non fraintendermi, è difficile da spiegare. Voglio un bene dell'anima alla mia famiglia, ma allo stesso tempo sono felice di essermene andata, di aver potuto dimostrare che sono in grado di.. di.."

"di cavartela da sola" concludo io.

"Esattamente" commenta. "Penso che tu sia l'unica che mi capisca qui".

Le sorrido. "È perché sotto alcuni punti di vista siamo molto simili noi due".

Dopo una piccola pausa, cambiamo argomento per cercare di non deprimerci troppo. "Mi dispiace molto di non poter essere presente al concerto di stasera. Come stanno i ragazzi?" ormai è come se ci capissimo telepaticamente, quindi anche senza specificare, intuisco che con 'ragazzi' intende i 5sos.

"Sono emozionatissimi" rispondo. "Ehi.. come fai a sapere che oggi ho visto i ragazzi?" domando.

"C'è forse un giorno in cui non li vedi?" chiede lei alzando le sopracciglia maliziosamente.

"Sati zitta!" le do delle botte con il cuscino.

"Ehi ti devo ricordare che sono una povera malata?" protesta ridendo.

"Va bene, allora ti perdono." Poi aggiungo "Lo sai che per l'occasione verranno a trovarli anche le loro mamme? Pensa che carini!"

"Nooo, mi devo perdere sempre le scene migliori! Mi sarei troppo commossa" dice facendo finta di asciugarsi una lacrimuccia. "Ma ci pensi? Vedrai la mamma di Ashton!" esclama poi.

Secret Love - Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora