Chapter Eight

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Non potei reprimere il mio cipiglio mentre mi sedevo a cena l'ora successiva; un po' più tardi del solito ma non mi stavo lamentando. Non avevo intenzione di fingere come mi sentissi intorno alla mia famiglia oggi, dato che l'energia che avevo alcune ore fa era stata succhiata a secco dal lavoro al ristorante. I miei risultati finali per le finali non sarebbero stati rilasciati fino alla fine dell'estate. Ed ero sicura che non avevo fatto come mia madre voleva.

Una lettera a casa con i voti che erano solo di passaggio alla quarta superiore.

"Hmm," mia madre canticchiò, rompendo lo scomodo silenzio che era sospeso in aria. Le pale del ventilatore frusciavano su di noi, e giuro che spostavano la tensione in giro più inutilmente del tagliare l'acqua. "Serenity, cosa è successo alla gonna che stavi indossando?"

Sentii un profondo pugno nello stomaco; non era una mano ma la tensione che aumentava nel buco del mio stomaco e ritornava giù per lasciare il territorio.

Le mie labbra si separarono mentre lei mi fissava, le sopracciglia sollevate. Si aspettava una mia spiegazione, incrociando le mani al petto. Per un secondo pensai che la mia vita sarebbe finita, e lei mi avesse scoperta. Ma quello era prima che trovassi davvero una buona ragione.

"Ho comprato questi nuovi jeans e volevo mettermeli. Calzano bene, non pensi?" chiesi, abbastanza divertita se dovevo dirla così. La fissai con l'espressione più mascherata che potessi fare.

Non fraintendetemi stavo andando di matto dentro ma non stavo pianificando di far prendere a frustate il mio culo stasera.

Lei non mi rispose, mormorò solo a se stessa.

Willie mi fissò, non spizzicava il suo cibo come faceva un minuto fa. Lo guardai, il mio sguardo duro quasi lo zittì in quell'istante, anche prima che dicesse niente. Sembrava piuttosto spaventato, e sapevo che lo stavo spaventando del tutto. Faceva meglio a tenere la sua piccola bocca tranquilla prima che dicessi alla chiesa di aver trovato il figlio del Diavolo.

Oh, la città sarebbe impazzita.

"Quindi, cosa hai comprato?" mio padre mi chiese, ingoiando un pezzo di bistecca.

Separai i fagioli dalle patate con la mia forchetta, non volendo guardarlo mentre parlavo. Effettivamente mi sentivo male a mentire a mio padre. Non a mia madre. Certamente, avrei mentito riguardo qualsiasi cosa a mia madre a prescindere dalle circostanze.

"Oh sai," mormorai, il che portò mia madre a tossire così avrei smesso di borbottare le parole. Schiarii la mia gola, guardai su per trovare mio padre sorridermi. Ignorai il duro sguardo di mia madre, sapendo che stava provando a far bruciare i suoi occhi nella mia mente. "Camicie, jeans e un paio di scarpe nuove basse."

"Niente gonne?" mia madre chiese. "Non ne hai bisogno?"

"Beh.." inziai, guardando verso di lei accigliata. "Pensavo avessi abbastanza gonne nel mio armadio."

"E' vero," mio padre fu d'accordo, mia madre non strappò via gli occhi dai miei. Papà mosse le sue mani mentre parlò, strofinando agli angoli della sua bocca con il suo tovagliolo. "Lei ha molte gonne, Jessica."

Mamma mi sorrise, ma lo sguardo duro dietro i suoi occhi mi faceva voler strisciare sotto una roccia. "E nient'altro? Sai pensavo di averti detto che avresti dovuto comprare cose come indumento intimo e profumi. Cose carine come quelle."

Se mi conosceste molto bene, potreste dire che stavo lentamente perdendo la mano sulla situazione. Sa che ero io tutta accoccolata ad Harry alla sezione lingerie? Non avrei dubitato che Willie sarebbe riuscito a dirle che ero io in qualsiasi momento al più presto. Guardai verso il mio piccolo fratello, e lui sedeva lì fissando il suo cibo come se si vergognasse. Un piccolo riccio sulla sua testa cadde sul suo viso e io mi ricordai di Harry Styles.

Mercy |italian|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora