Guardavo Riley aspettare gli ultimi tavoli prima che la serata si sarebbe conclusa e il suo turno sarebbe finito. Lui era così figo, ma non sarebbe mai uscito con qualcuno come me. Mi conosceva come una santarellina, non la combinaguai che ero la notte. Mi conosceva come quella strana ragazza che studiava sempre piuttosto che la ragazza che ballava con metà del suo culo fuori.
"Lui è un idiota," disse Tiffany a fianco a me. Tiffany era una ventottenne che si era recentemente fidanzata. Ricordavo le strilla con lei alla grandezza dell'anello di diamanti sulla sua mano. Era una bionda carina con gli occhi castani e labbra sottili. "Non provarci con quello, ragazza."
Probabilmente era l'unica donna che in un raggio di tre miglia capiva cosa mi stesse succedendo. Tiffany sapeva riguardo le mie avventure notturne. Sorrisi dolcemente, sospirando pesantemente.
"Sono solo una secchiona per lui. Non lo biasimo. Indosso queste lunghe ridicole gonne." Risi affannosamente.
Tiffany sorrise, colpendo il suo fianco con il mio mentre stavamo in piedi una accanto all'altra al lavello. "Tesoro, entrambe sappiamo che le indossi almeno venticinque centimetri più corte di notte."
"Shh!" le sibilai, ridendo delicatamente. "Mia mamma potrebbe sentirci."
Lei alzò gli occhi al cielo. "Quella donna ha occhi e orecchie ovunque. Come fa a non capirlo?"
"Effettivamente penso lo sappia. Sta solo aspettando il momento giusto per mandare all'aria la mia vita." le dissi, mettendo giù alcuni piatti. "Se non l'ha già fatto," aggiunsi.
Tiffany canticchiò. "Tu la pensi così?"
"Si," sbuffai, "Perchè starei facendo i piatti di sabato sera?"
Qualcuno la chiamò nel secondo successivo. Lei girò la testa prima di riguardarmi. "O forse perchè tua mamma è una psicopaticaaaa," lei cantò in un sussurro verso di me, camminando via mentre provavo a non ridere.
Al momento della chiusura, mio padre pianificò di portarci fuori per cena. Mia madre rifiutò di farlo, però. Lei spiegò che ero in punizione, e Willie stava ridendo di me in macchina tranquillamente. Guardai il piccolo bambino. Potremmo anche aver partorito l'anticristo.
Lo colpii sulla fronte. Lui mi fece la linguaccia, sbuffando delicatamente prima di guardare fuori il finestrino. Il mio sguardo gelido indugiò su di lui per un po' più a lungo quando mio padre interruppe il mio treno dei piensieri.
"So che stai lavorando duro, Serenity. Sono molto orgoglioso," lui mi sorrise attraverso lo specchietto. Potevo dirgli che io ero orgogliosa che stesse guidando lui piuttosto che mia madre ma quello avrebbe generato più problemi e punizioni in questa famiglia.
Lui continuò mentre fissavo fuori dal finestrino, non volendo sentire la conclusione. "Passerai questo test a gonfie vele."
Fui sorpresa dal fatto che i miei genitori non mi fecero una ramanzina su quanto fosse rude non avere un contatto visivo con la persona che ti stava parlando. Ogni parola che dicevano di solito volava in un orecchio ed usciva dall'altro. I loro modi mi facevano volermi strappare i capelli. Non me la facevano passare liscia, mai. Non riuscivano a conoscermi come una figlia. Il che mi irritava tanto.
Ancora due mesi, ricordai a me stessa.
Quando arrivammo a casa, fui messa al servizio in cucina di nuovo; a pulire il frigorifero. Questo era sfruttamento minorile, davvero. Sospirai pesantemente, portandomi capelli in una coda di cavallo e prendendo lo straccio per pulire dal piano di lavoro. Mi accovacciai, svuotando il frigo dal suo contenuto.
"Andiamo con Willie dall'altra parte della strada da Martha. Dato che sei in punizione, non posso lasciarti sola. Mi aspetto il frigorifero immacolato quando ritorniamo," mia madre parlò dietro di me, Willie tra le sue mani.
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Mercy |italian|
Fanfiction"Noi siamo i bambini che i nostri genitori hanno messo in guardia." Ribellione adolescienziale. Ognuno passa attraverso quella fase, con risultati quasi sempre l'opposto. Gli adolescenti sono le generazioni più sconvolgenti. La più infuriata per la...