La passione ha il tuo nome. Capitolo32

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Eric.

Mi precipito nella sala conferenze dell'hotel per una convocazione di John e trovo anche tutti gli ospiti in evidente agitazione. Chiedo direttamente a lui <<che succede John?>> <<L'odore di Emily è sparito da questo posto, c'è solo il tuo>> <<ma lei è qui>> affermo, perché io la sento, <<ne sei sicuro?>> <<Certo l'ho appena lasciata in camera>> <<noi Vampiri e tutti gli altri predatori, percepiamo solo te, Eric>>. Mi rivolgo allo stregone <<Giosuè sei stato tu?>> <<Se avessi celato il suo odore con la magia, l'avrei già confessato>> mi dice offeso. Gli credo, lui non ha motivo di mentire creando tutto quest'allarmismo. Immediatamente invoco a presentarsi uno dei miei migliori seguaci, Alex. Appare quasi all'istante dicendomi, senza curarsi degli altri <<in cosa posso esserti utile, signore?>>. Gli spiego in breve la situazione e lo esorto a rintracciare Emily. Lui, trae un respiro annusando l'aria, poi si lancia fuori dalla sala. Attendiamo, immobili e quando ritorna, mi dice <<lei non c'è>> <<allora tu e John seguitemi>>. Li porto in camera, Emily è sotto la doccia, sentiamo l'acqua scorrere e chiedo a loro <<adesso la sentite?>> <<Solo una lieve traccia sul letto, qui ci sei solo tu>> mi spiega John, mentre Alex conferma annuendo, poi mi dice <<la spiegazione è semplice. Tu fai sesso non protetto con lei e il tuo odore ha coperto il suo. Complimenti, hai trovato un altro modo per proteggerla>>. Questo l'avevo sospettato appena espostomi il caso in questione, ma adesso ne ho la certezza e quindi per la sua sicurezza, non devo fare altro che riempirla del mio seme. Bene! Non potevo sperare in meglio. Li concedo, ma prima che escano, dico ad Alex <<tu resta nei paraggi come scorta e spiega agli altri la situazione>>. Sento la sua contentezza per essere nuovamente al mio servizio, mentre se ne vanno. Vado in bagno e la vedo sotto la doccia, senza vetri, mentre si lava. La mia erezione è immediata e non resisto. Mi spoglio senza farmi sentire. In un attimo sono sotto il getto dell'acqua stringendola tra le mie braccia bisbigliandole <<tu sei il mio tormento>>. Non ha udito quello che le ho detto, ma non urla perché sa che sono io, però la sua solita reazione è un sussulto e il tentativo di coprirsi, poi mi chiede <<dove sei stato?>> <<A una riunione>> le dico girandola verso di me e impadronendomi della sua bocca, esplorandola selvaggiamente, poi la sollevo per i fianchi, la tengo con un braccio e la penetro facendola spalancare gli occhi, ma non mi respinge. Il sesso in questo momento con lei è una missione per la sua sicurezza oltre al bisogno di farla mia. Per questo non le do il tempo di parlare ancora e mi spingo in lei. L'acqua, con mio stupore è una soluzione, mi aiuta a sopportare il suo odore e quando arriva l'amplesso, riuscendo a mantenere l'aspetto umano, resto con le labbra sulle sue. Appena le arriva la calma, dopo l'orgasmo, le chiedo <<hai voglia di un massaggio?>>. Annuisce, non riuscendo ancora a parlare, e facendo molto piano, le faccio poggiare i piedi a terra, chiudo l'acqua, prendo il suo accappatoio e glielo poggio sulle spalle. Lei è dannatamente bella, vorrei tanto occupare il posto della sua massaggiatrice e percorrerle le curve del corpo con le mie mani e vedere il suo sguardo languido dovuto al mio tocco e non a quello di un'estranea. Resto a fissarla, mentre ricevo il suo stesso trattamento, ma anche se la massaggiatrice è brava, io non sopporto più essere toccato da lei. Io voglio tutt'altro e con un gesto della mano la interrompo e la mando via, ma non mi muovo perché ho due occhioni blu beati che mi fissano scatenando i miei desideri. Appena la bruna massaggiatrice termina il trattamento su di lei ed esce dalla camera, attendo che Emily si sistemi il telo intorno al corpo, dandomi le spalle e mi alzo dal lettino. La cingo in vita, le accarezzo una gamba passando le dita tra le cosce e mi soffermo, facendo cerchi lenti sul punto più sensibile della sua femminilità. <<Eric, oddio che stai facendo, potrebbe entrare qualcuno>> mi dice in panico ma eccitata. Le poggio un ginocchio sul bordo del lettino e penetrandola le dico <<è proprio questo che lo rende eccitante>>. Smetto di respirare per non cedere al suo odore, dandole lunghi colpi assestati bene con mirate carezze tra le cosce e l'amplesso arriva, pulsante risucchiandomi. Esco da lei, l'abbasso la gamba, e vedendola instabile e stordita, la sollevo tra le braccia e mi avvio nell'altra stanza. Nella sauna, ritenendo sopportabile il suo odore, me la tengo seduta sulle ginocchia con la testa poggiata sulla mia spalla, nel timore che il calore, dopo lo sforzo del sesso, le procurasse un malore e resto a fissare la mia mano che lei stringe nella sua poggiata al centro del suo petto. Il trotto del cuore si sta calmando e lei risplende come un sole caldo. E del calore ne sono attratto. Accidenti! Sono di nuovo duro troppo in fretta e lei lo sente, perché avverto il suo lieve sussulto. Le sollevo il mento per studiare l'espressione del suo volto, ma lei accostando il palmo al mio, mi distoglie dicendomi <<guarda! La mia mano sparisce nella tua>> <<uhmm, sei tutta piccola>> <<non è vero, semmai sei tu tutto troppo grosso>>. Sorridendo, alla sua allusione, la metto con le gambe aperte su di me, con il membro nel suo ingresso, le dico <<tu sei davvero piccola e stretta ma fatta per la mia grandezza>> la calo sopra domandandole <<senti come scivola bene>> <<ma come fai, io ho i patemi al pensiero che potrebbe entrare qualcuno>>. Baciandola dietro l'orecchio le dico <<se avessi voluto metterti in mostra e condividere il tuo piacere ti avrei portato a un'orgia, perciò rilassati. Ho prenotato tutto solo per noi>> <<hai fatto anche quella?>> mi domanda avvilita. Annuisco sciogliendole il telo, e baciandole un seno la faccio gemere e la scopo affondando le dita nella sua carne. Scopro durante l'orgasmo che il vapore è un altro alleato a mio favore contro il suo odore e mi concedo il piacere di guardarla mentre gode fino alla fine. Ancora frastornata, la sollevo e la porto sotto la doccia. Deve rinfrescarsi altrimenti rischio che perda i sensi. La sorreggo tenendo le braccia sotto le sue e le mani poggiate alle mattonelle e mentre si riprende la vedo aggrottare la fronte e mordersi un labbro. Sta rimuginando, e conoscendola la questione riguarda l'orgia. Apre la bocca per dirmi qualcosa, ma poi la richiude e ritorna a pensare. Attendo, tanto sono sicuro che tra poco cederà alla curiosità, infatti, mi chiede <<quante donne c'erano?>> <<Una decina>> le rispondo, in sincerità, studiandola. Le spalle le cascano in segno di abbattimento e l'espressione che leggo è: come faccio a competere! Poi con gli occhi sbarrati mi domanda <<e gli uomini?>> <<Solo uno>> le dico, celando quando mi stessi divertendo dietro un tono cauto. Geme disperata, alzando il volto al cielo ed io scoppio a ridere pensando che se fosse un lupo adesso ululerebbe alla luna. Capendo che questa sua reazione è un attacco di gelosia, sempre più divertito, mi chino su di lei riparandola dall'acqua, domandandole, <<cosa provi per me?>> scendendo con le mani sul suo fondoschiena e tirandola a me, la avviso <<attenta alla risposta>>. Accidenti, la mia erezione è immediata, mentre sulla sua faccia leggo il panico e dato il suo lessico triviale, sicuramente starà pensando: oh cazzo! Vuole incularmi. Sollevandola per le cosce, me le cingo intorno ai fianchi dicendole <<l'idea mi alletta! Allora, cosa provi per me>> <<la voglia di spaccarti la faccia>>. Ignoro la sua provocazione, perché stando in questa posizione, sento il mio membro reclamare la sua valle e mi duole dal desiderio di annaffiare con il mio seme il fuoco che ha dentro. La penetro in fretta e mentre lei grida per l'irruenza, io traggo un sospiro per l'immediato sollievo. <<Eric, ma che cavolo! Hai preso il Viagra?>> mi domanda stupefatta. <<No, mi funziona tutto>> <<ho notato, ma sicuramente ti sei fatto di qualcosa, avanti, dimmi come si chiama>>. Scuoto la testa sorridendo! Questa donna odiosa ancora non si rende conto che è lei la mia droga. Siccome mai nessuna c'è riuscita a rendermi così attratto, le dico <<tu parli troppo, tormento>> e baciandola teneramente lei si perde abbandonandosi al sesso. Dopo, notando il suo stordimento e la stanchezza, l'aiuto a coprirsi con l'accappatoio e dopo averne indossato uno anch'io la sollevo tra le braccia e mi dirigo all'ascensore per andare in camera. La strega colma di me ora deve riposare! La serata con lei continua a trascorrere in modo gradevole, le ho dedicato tutto il mio tempo e riservato le mie totali attenzioni e lei è felice. L'ho visto da come brilla, mentre converso con lei amabilmente, raccontandole dei viaggi con i miei fratelli da scapoli, e dai suoi occhi che luccicano appena poggia lo sguardo su di me, forse sono sul sentiero giusto per farla innamorare. Vedremo! Di sicuro, però, per la prima volta, da quando stiamo insieme, lei sembra la compagna perfetta, affettuosa e obbediente nel privato anche se non ha superato ancora la timidezza nel sesso, ma su questo ci sto lavorando. Per adesso mi sto godendo la sua compagnia, nel bar dell'hotel, davanti a una bottiglia di Cristal. <<Tutte queste bollicine mi stanno frizzando il cervello>> mi dice <<immagino siano pensieri piacevolmente pungenti>> <<forse, ma più di tutti, vorrei tanto sapere di cosa ti sei fatto, perché diciamocelo, sei vicino alla quarantina e non è possibile che tu non abbia preso niente>>. Scoppio a ridere della sua faccia tra l'incuriosita e il sospettoso, ma non le rivelerò mai che è lei la mia droga. <<Per sentito dire, nessuno fa tali prestazioni senza qualche aiuto. Tu prendi il Viagra>> mi provoca, ancora. Tirandola con lo sgabello tra le mie gambe, per avere una conversazione più intima le dico <<ti stai forse lamentando piccola impertinente?>> <<Voglio solo sapere>> <<attenta a ciò che desideri>> <<non lo dirò a nessuno. Lo giuro>> mi supplica divertita. Non mi piace per niente che stesse mettendo in discussione la mia virilità e che pensasse facessi uso di stimolanti chimici per fare sesso. E accarezzandole una guancia le dico, enigmatico, <<tormento>> <<Bilmar, questo nome è assurdo per un farmaco. Dai, dimmi come si chiama>> <<Gherardi, attenta. Tormento>>. La sua mente acuta, capisce che mi riferisco a lei, lo leggo sul suo volto, che piano si avvicina al mio, sussurrandomi <<il tuo profumo, mi sta rimbambendo, ma mi piace>>. C'è una presenza sgradevole in questa sala che si sta avvicinando e istintivamente mi giro nella sua direzione ma lo fa anche Emily esclamando <<Rose, che bello vederti>> ed io in allarme, mi alzo dallo sgabello. Lei ignora la sua discendente e infuriata mi urla, davanti a tutti <<tu hai usato l'asservimento sulla mia petite>> <<ti sbagli>> <<io vi sto osservando e non è possibile che lei abbia così tanta voglia di starti vicino, senza che tu le abbia fatto nulla, per come l'hai trattata in questi giorni>>. Emily, si aggrappa al mio braccio chiedendomi <<Eric, ma di cosa sta parlando>> <<zitta>> le ordino tenendo gli occhi fissi su Rose che ha estratto il pugnale di quercia dalla cintura. Vuole uccidermi! <<Adesso mi dirai di chi ti sei servito per far sparire il suo odore>> <<di nessuno>> le dico mentre giunge mio fratello Tom con la moglie, palesemente preoccupati come lo sono tutti nel bar. Qualcuno di loro sicuramente ha riportato, a quella vipera, fatti distorti che sta usando per prendersi Emily con la mia morte. Merde! Improvvisamente, mentre cerco il modo di uscire da questa situazione, mi attacca un terrificante male alla testa tanto da prenderla tra le mani cercando di resistere al dolore. La megera sta usando i suoi malefici per costringermi a confessare cose non vere e vedendo la mia resistenza, attacca più forte. Il respiro si spezza e cado sulle ginocchia gemendo. Maledetta! Emily mi scuote dicendomi in panico <<Eric, che ti succede>>. Cerco di metterla al sicuro afferrandola con un braccio in vita ma quella dannata attacca ancora. Il sangue mi cola dal naso cadendo a gocce sul pavimento e gli occhi li sento di fuoco. Emily, urla <<fate qualcosa, aiutatelo chiamate un'ambulanza>> poi disperata <<Eric, ti prego resisti>>. Lo sforzo di controllare il Vampiro è pari al dolore procuratomi dalla megera che persiste, ma questo non voglio che accada davanti a Emily, che bramo, e afferrandola con una mano dietro al collo le ordino a fatica <<vai... via... da qui>> <<No! Non ti lascio>>. Dannata donna testarda. Ancora altra sofferenza atroce che mi rende totalmente Vampiro, e le grida di puro terrore di Emily, squarciano la sala. La preda indietreggia davanti ai miei occhi, ma non riesco a muovermi, ho il cuore che sta cedendo. Tra la sofferenza inaudita e nella brama di sangue in cui mi ritrovo, arriva un barlume di lucidità e capisco che Rose, aspetta solo che io tenta di squarciare la gola di Emily per eliminarmi e impossessarsi di lei. Volgo lo sguardo su Rose che fiera del lavoro su di me, ma non ancora soddisfatta del risultato mi dice <<adesso la scovo nel suo sangue la verità>> e bracca Emily. Un impeto di rabbia sovrasta tutti i suoi malefici e scatto come un indemoniato su di lei tra le urla folli di Emily. Altre scariche di dolore si riversano nelle ossa spezzandomi la spina dorsale e mi abbatto al suolo. <<Adesso, basta>>. Sento dire nella paralisi che precede la morte e tra l'offuscamento, vedo la megera urlare e contorcersi sul pavimento a pochi metri da Albert e Giosuè che applica le sue arti magiche. Mio fratello invece, tiene Emily e quando Albert gli ordina <<cancellale la memoria>>, lui volge lo sguardo su di me. <<Non farlo. Spiegale la situazione>> urlo nella mia mente mentre mi spengo. Del nettare caldo mi gocciola in bocca e sento mio padre dirmi <<bevi figlio mio. Guarirai subito>>. Mordo il suo polso e mi nutro di vita, e di nuova furia. Apro gli occhi e scatto come una belva in direzione di colei che odio più di tutte, ma Albert mi trattiene obbligandomi <<fermo Eric. Lei se la vedrà con me>> <<tu continui a credergli>> le grida l'arpia. Giosuè, nel suo solito tono astioso, <<è perché non dovrebbe? La tua discendente è pulita da qualsiasi sortilegio di qualunque natura, lo capirebbero anche i bambini alle prime armi con la magia>> <<mettiti nella mia condizione. Come avresti reagito pensando che la mia petite è manipolata dal suo potere>> <<se tu fossi meno incapricciata a volerla accetteresti il loro viversi comprendendo che lui è in lei. Sono stato chiaro?>>. Lei, Emily! La cerco con sguardo frenetico. Dorme distesa sul sofà, con Tanya che le fa da guardia. E lo stregone mi sta difendendo perché lui, come tutto il resto dell'hotel, ci ha visto nella spa, al ristorante e poi bere al bar come una coppia in pace. Giosuè, ritenendo di aver detto tutto, esce dalla mia camera, salutandomi con un cenno della testa, mentre mio padre, rivolgendosi alla megera <<lui è mio figlio. Non osare mai più provare a ucciderlo altrimenti t'impalo il cuore>> <<Emily è la mia discendente>> <<certo, ma lei ora è cosa sua, io gliel'ho concesso e noi interverremo solo quando sarà davvero necessario>> le dice indicandomi <<e tu la vedrai unicamente in mia presenza. Rose Marie, adesso basta. Abbiamo Ludovic da combattere e una faida familiare non ci aiuterà>>. La rabbia di mio padre ammutolisce la megera, che se ne va inferocita dalla mia camera, costringendolo a seguirla. E per quanto mi riguarda il tempo degli allori, per lei è finito. Impegnerò ogni mia cellula per distruggerla. Userò l'arma più letale, la sua discendente: otterrò il suo amore, mi disseterò del suo sangue e nessuna scadenza mi obbligherà a trasformarla. La terrò umana finché non vedrò la megera perire di preoccupazione. Tom, mi porge un calice di sangue e alzando il suo <<a te fratello. L'unico Vampiro che ha resistito dieci minuti sotto la stregoneria di Rose, prima di soccombere>>. Beviamo, ma vedendomi ancora taciturno e furioso, capisce che le lusinghe non funzionano contro il rancore che ho verso lui per aver cancellato il ricordo a Emily e decide di togliere il disturbo. Resto solo con Emily, e poiché avverto ancora la presenza della megera nell'hotel che ci ascolta, inizio la tortura. Mi spoglio, poi denudo Emily, mi distendo su di lei e schiocco le dita vicino al suo orecchio destandola dall'incanto di Tom. Le divarico una gamba dicendole <<adesso ti scopo e sarò spietato>>.

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