La passione ha il tuo nome. Capitolo 63

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Emily.

Sono morta. Ne sono sicura! Il destino si è ripresentato, con un altro incidente, questa volta strappandomi alla vita. Adesso sono solo un'anima pensante che fluttua nel buio in cerca della giusta via. Il buio è oppressivo! Continuo ad avere paura dell'oscurità anche da morta e in questo luogo maggiormente perché sento delle urla lontane che mi fanno tremare di terrore. Sono finita all'inferno per i miei peccati e finché non sconterò, mi tocca restare in questo posto! Qualcosa mi sta tastando e fa così freddo che rabbrividisco, poi li sento chiaramente: morte. I sussurri mi perseguitano anche da defunta! Penso disperandomi, mentre ho l'impressione che la mia anima fosse schiaffeggiata da ombre nell'oscurità. Mi sforzo di riaffiorare da quest'abisso nero che mi soffoca, in lontananza, però c'è un barlume di luce, mi dimeno spingendomi in avanti, ma qualcosa mi trattiene, vuole tirarmi di nuovo verso quelle urla terrorizzanti. Dove mi trovo? La mia vista è sfocata e la testa mi duole, ma le urla sono vicine. Troppo vicine. Chiudo gli occhi, poi li riapro focalizzando un'immagine che diventa sempre più nitida. Un uomo mi è davanti con un elmo con le corna da toro e il volto coperto da una maschera demoniaca. Ho varcato l'ingresso dell'inferno. Quello di prima era solo l'androne. Penso con orrore, sentendo lo schiocco di una frustrata, un urlo, poi un gemito. Volgo la testa nella direzione di quel suono e gli occhi mi schizzano fuori. Una donna è nuda, distesa sul suolo sudicio, tenuta ferma da due uomini, e un terzo le sta infliggendo un'altra cinghiata sul corpo lacerato. Nonostante lei avesse un occhio chiuso per il gonfiore e il viso tumefatto, io la riconosco: Adriana. Urlo per fermarlo, ma emetto solo un lamento soffocato. Mi dimeno per correre da lei, ma sono legata a un pilastro di un rudere e un nastro adesivo m'impedisce di parlare. Non sono morta. Adriana ed io siamo state rapite, mi rendo conto con terrore. Quel maniaco, mezzo nudo, ride da dietro la maschera da demone poi raggiunge i torturatori, mi mostra il suo membro eretto masturbandosi, e sotto i miei occhi, violenta Adriana mentre è tenuta ferma da quei due. Urliamo entrambe per quella brutalità, ma mentre le mie sono urla rese silenziose dal bavaglio, quelle strazianti di Adriana, sembra eccitassero quel mostro che diviene sempre più violento. La sua perversione lo induce a prenderle a pugni il volto, azzittendola, poi le tiene il viso irriconoscibile rivolto verso me, e continua con il suo atto. Voglio morire veramente con lei, in questo momento, per non trovarci in questo posto a subire tutto quest'orrore con i suoi occhi vitrei diretti nella mia direzione senza vedermi. Quell'uomo, con un verso trionfante, soddisfatto, la lascia nelle mani di quei tre mostri che la violano in gruppo in tutti i modi in cui potesse essere violata una donna. Le mura prendono a vorticare e mi sento mancare, ma lui mi afferra per i capelli imponendomi a rialzare la testa e a guardare. Vuole che vedessi cosa mi aspettasse, altrimenti non ha senso tutto questo. Adriana è riversa a faccia in giù, in una pozza di sangue e sta vomitando quello che era stata costretta a ingoiare. Eriiic, aiutaci! Invoco gridando il suo nome nella mia testa. L'uomo con la maschera demoniaca, fa entrare una tigre e le accarezza il dorso sussurrandole qualcosa. L'orrore non è finito qui, la tigre, mi ruggisce sul viso, poi mi lecca le gambe e mentre penso che stesse per sbranarmi, il felino con un salto è su Adriana. Cristo fammi morire, imploro, mentre quella bestia, eccitata dall'odore del sangue, annusa tra le cosce di Adriana. Emette ancora un ruggito, poi affonda gli artigli nelle sue spalle e si accovaccia sulla sua preda. L'uomo mascherato, inginocchiatosi e continuando a tenermi per i capelli infila una mano sotto il mio abito, aprendomi le gambe in malo modo. Nel dimenarmi in preda al più totale orrore, vedo uno di quegli uomini nudi, reggere tra le braccia Letizia che sembra addormentata. Dio no! Hanno preso anche la bambina. Mi dibatto con tutte le mie forze, mentre quell'uomo le strappa il vestitino: non toccaaarla! Grido, con la bocca tappata. L'uomo alza un braccio poi affonda un coltello nel petto della bambina. Nooo! Urlo, mentre quella mano rozza, fruga tra le mie cosce.


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