La passione ha il tuo nome. Capitolo 11

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Emily.

Mi sveglio nella stessa posizione, ma sotto di me solo il suo cuscino. Lo cerco con gli occhi e nessun rumore mi fa capire che lui fosse nella stanza. Sono sola e nel prendere consapevolezza di ciò, tutti gli eventi del giorno prima ritornano procurandomi una sorta di abbattimento, però scavando nel cervello, ritrovo una dose di ottimismo e mi alzo. Mi preparo ed esco dalla stanza. Scendo di sotto e incontro una donna sulla sessantina, bassina con i capelli bianchi e il viso paffuto, con un camice nero e il grembiule bianco con la pattina e mi avvisa <<buongiorno signorina. Io sono Olga la domestica. È un piacere averla ospite in questa casa per qualsiasi cosa le occorra sono a sua disposizione>> <<la ringrazio Olga>> <<di nulla. Il signor Bilmar è in cucina ad attenderla>>. Entro esitante e mi poggio allo stipite. Lui è seduto allo sgabello dello snack e mi sorride. Il mio battito aumenta di un colpo, come riesce ad avere quest'effetto su di me solo con un sorriso. <<Buongiorno, vieni, Olga ti ha preparato la colazione>> mi siedo al suo fianco e poggio la testa sul tavolo, stringendomi le braccia al corpo, per contenere una piccola crisi di abbattimento. <<Emily, ti senti male?>> mi domanda con occhi attenti. Faccio cenno di no con la testa, <<è per la tua casa, che stai così?>> <<Io non riesco a capire come sia potuto succedere!>> <<Ho assunto un investigatore, presto lo scopriremo, non ti preoccupare. >> <<Sai, svegliandomi speravo fosse stato un incubo! Invece adesso, mi tocca fare i conti con la realtà e visto che della mia casa sarà rimasto solo lo scheletro, io non la voglio più. Voglio venderla>> <<se lo fai adesso, non sarà una buona mossa finanziaria>> <<non importa, preferisco così>> <<come vuoi! Me ne occuperò io>> <<non voglio che tu ti accolli anche questo problema>> <<Emily per me non è un problema, lascia fare a me, fidati. Ora, però, mi regali un sorriso?>>. Lo accontento, ma non ho proprio nulla di cui sorridere in questo momento, continuo a pensare a ciò che è successo, <<brava, ora mangia. Poi usciremo a fare spese, stasera andiamo a una festa>> <<ma tu decidi sempre tutto da solo? E poi con quali soldi pensi che pagherò gli acquisti?>> <<Per quello non ti preoccupare. Faremo come in pretty woman>> e dandogli una gomitata, <<ehi, ma io non sono una di quelle!>> <<Non intendevo questo, tu adesso non hai niente di tuo se non quel ridicolo pigiama rosa e perciò dovrò pensarci io>> <<presto riavrò le mie carte di credito quindi questo consideralo solo un prestito>>. Lui in certi momenti riesce a dire e a fare sempre la cosa giusta e a cambiarmi di umore. Roteando sullo sgabello, poiché lui non sembra per niente un tipo paziente, stavolta usando io un fare ironico, <<al rientro dallo shopping prenderò le mie cose e andrò via>>. Lui mi guarda sorpreso, <<perché?>> <<Perché, ti annoierai a morte per negozi con me e il nostro finto fidanzamento finirà>> <<non credo. Ora fai colazione>>. Guardo la tavola colma di cibo, <<ma quante cose! Prepara sempre per un esercito Olga?>> <<No, solo perché ci sei tu>> <<che cosa pensava, che non mangiassi da mesi? Io non ho fame, voglio solo del latte>> <<Emily, tu ti nutri male, ti ammalerai. Voglio che tu faccia colazione. >> <<Io voglio solo del latte>> ripeto con tono infastidito dalla predica. Eric facendo un sospiro spazientito, <<per oggi passi così, ma tu imparerai a nutrirti come si deve>>. Poi porgendomi una chiave e con ironia, <<fuori c'è la tua scatoletta. Me l'ha consegnata il mio meccanico poco prima che ti svegliassi, ha cambiato il meccanismo di accensione, giacché l'altra chiave è andata distrutta. >> <<Grazie. Ehi! La scatoletta come l'hai chiamata tu, è comoda da guidare e facile da parcheggiare in una grande città!>> e lui sorridendo e con tono sbrigativo, <<andiamo, abbiamo un sacco di cose da fare oggi>>.

Eric.

In auto, dal mio cellulare, lei chiama la sua amica e le dice che per oggi non sarebbe andata a lavoro, poi si assicura anche che la bambina non avesse subito traumi. La guardo e penso: mai nessuna donna è entrata nel mio letto e per giunta senza fare sesso, ma lei sì e ci era rimasta pure tutta la notte. Mi complimento con me stesso per aver resistito al suo corpo, al suo odore e alle mie fantasie sessuali. Spero che durerà per molto il mio controllo, perché lei per me è come un gioco nuovo con cui divertirmi. Probabilmente qualcuno l'avrebbe trovato contorto, ma a me piacciono le cose complicate, la monotonia mi uccide. Poi, i suoi profondi occhi blu si poggiano su di me pensierosi, e distogliendo lo sguardo continuo a guidare. Come mi piacerebbe entrare nella sua mente in questo momento.

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