La passione ha il tuo nome. Capitolo 23

2.2K 107 0
                                    

Emily.

Corro, sempre più veloce, inseguita dal fantasma che striscia come un serpente. I polmoni li sento scoppiare per lo sforzo e l'affanno e perdo velocità. C'è una porta. Cosa ci fa una porta nel nulla di un bosco? Il fantasma continua a inseguirmi ridendo malignamente e in preda al terrore la apro. La luce è accecante e sbatto le palpebre più volte: sono nel letto, nella camera di Eric e sono madida di sudore. Oddio è stato solo un incubo. Sentendo un fruscio volto di scatto la testa. Lui è sprofondato nella poltrona con la testa posata su una mano, con una caviglia poggiata su un ginocchio e giocherella con qualcosa di argentato tra le dita. E mi fissa incavolato peggio di ieri sera. Mi metto seduta, e stringo i denti. Dio, sono tutta indolenzita. Mi passo una mano sul volto spostandomi i capelli appiccicati dal sudore e restando con il mento poggiato nel palmo, gli lancio uno sguardo. Continua a fissarmi in quel modo, la sfuriata, la tiene stampata sul viso come una promessa. Non ne ha il diritto, lui non mi ha dato modo di giustificarmi e poi mi ha preso in quella maniera prepotente, irruente e dolorosa... lui mi ha annientato, quasi fatto perdere i sensi con il sesso. E il fatto che, nonostante tutto, il mio corpo avesse provato dolore e piacere, mentre una parte del mio cervello voleva ribellarsi e l'altra invece supplicava che continuasse, è mortificante. È vergognoso, come quest'uomo, con il sesso, sa potarti su vette sconosciute, anche se, per lui si è trattato unicamente di sesso dominatore, privo di emozioni buone, uno sfogo al suo odio nei miei confronti, un totale controllo possessivo, fisico e mentale. Lui, invece di cedere alla voglia di picchiarmi, perché se ieri sera eravamo soli, sono certa che l'avrebbe fatto, ha sostituito l'azione sfogandosi in quel modo su di me, e sono anche sicura che con la parola: "Dillo" lui voleva che implorassi pietà o perdono. Ero stata sul punto di gridarlo più volte mentre affondava in me selvaggiamente, ma grazie a quel briciolo di orgoglio che mi era rimasto, avevo tenuto duro, anche se poi si era sbriciolato miseramente, quando ottenebrata anche dal piacere che non avrei mai creduto di poter provare, l'ho visto fissarmi smarrito e preoccupato per quello che aveva fatto, chiedendogli di riscaldarmi e lui aveva ceduto con quell'abbraccio tenero e protettivo. E ora il tenebroso, è seduto lì a fissarmi minaccioso, rigirandosi quell'affare tra le dita. Oddio, come mi sta innervosendo quel gesto! È frustrante quel rumore, ma non devo perdere la calma per sorbire, senza altri danni mentali, quello che presto gli uscirà dalla bocca, però per farla breve prima che le lacrime di rabbia vengono fuori, rendendomi ridicola ai suoi occhi, accigliata, parto all'attacco <<non hai il diritto di essere pronto a sputare veleno>> <<vuoi lasciarmi anche tu? Hai paura di ciò che sono, per questo sei scappata?>> mi domanda a tono basso, ma guardandomi come un falco ferito. E a me balza il cuore nel petto. Cosa? Ci ho pensato più volte, per il suo bene, ma non ne ho avuto il coraggio. Debole di lui, se non fossi nuda, mi rannicchierei sulle sue gambe dicendogli, per rassicurarlo: non vado da nessuna parte. C'è stata veramente una donna importante a farlo soffrire. Qualcuna che lui ha amato e che poi è scappata, allora il suo non è solo cinismo. Il suo è dolore, ma devo essere forte se voglio capirci di più. Tirandomi le gambe al petto, dico <<è questo, quello che hai creduto?>> <<Non mi viene in mente altro motivo, date le circostanze>>. Faccio un sospiro, e anche se mi giudicherà male per la mia stupidità, arrabbiandosi di più, provo con la sincerità <<stavo passeggiando per distrarmi e poi mi sono persa>>. Muove la testa, continuando ad armeggiare con quell'affare argentato tra le dita <<potevi andare con la mia famiglia, per distrarti. Provane un'altra, magari con la verità>> <<se proprio lo vuoi sapere, era da loro che stavo sfuggendo. Appena mi sono svegliata, ho trovato tua cugina che non ha fatto altro che tormentarmi. Credevo che Adriana fosse l'unica su questo pianeta capace di fare il terzo grado, ma lei è peggiore ci mancava solo che mi domandasse in che modo facciamo sesso. E sono sicura che fosse tentata di chiedermelo>> <<addirittura!>> commenta scettico. <<Se non mi credi, chiedi alle tue cognate, erano presenti. Lei non mi ha dato tregua e insisteva nel voler sapere quando ci sposiamo e poi c'era tua nipote che ascoltava e mi fissava, tutto il tempo, come a dire: come osi respirare la mia stessa aria. Io ho capito che lei è innamorata di te ed è gelosa. Non ne potevo più, mi veniva da vomitare per la tensione e così ho deciso di non andare con loro. Sono rimasta sola, ho fatto dei calcoli e i conti potrebbero non tornare per la tua irresponsabilità, poi mi sono ricordata del fantasma, ho avuto paura e sono corsa fuori e mi sono messa a camminare con i miei pensieri. Non mi sono resa conto di quando mi fossi allontanata, poi c'è stato il temporale, mi sono accorta di essermi persa e per la paura mi sono nascosta nel tronco>>. Prendo fiato rendendomi conto di aver parlato troppo veloce, mentre lui si alza dalla poltrona e viene a sedersi al mio fianco e sempre con occhi scuri di rabbia <<primo: io non sono irresponsabile, semplicemente so quello che faccio. Secondo: riguardo a Rose, devi capire che tu, sei una novità per lei e le piaci, però potevi anche usare la tua linguaccia per mandarla a quel paese. Terzo: Irma, anche se mi ama, se ne farà una ragione>> poi apre la mano offrendomi un quadratino di carta argentata. Incuriosita, lo prendo: è morbido! Lo apro con attenzione: un pezzetto di cioccolato bianco, sciolto dal calore delle sue dita. Il cioccolato della pace, penso sorridendo e mettendomelo in bocca: ripieno alla fragola, buono. Questa volta, però, non basta quello. È arrivato il momento di sapere quali sono i suoi sentimenti. Ingoiando, guardo Eric che continua a fissarmi accigliato e gli dico <<mi ha fatto male a livello metafisico il tuo odio di ieri, adesso vorrei sapere se continui a odiarmi, perché altrimenti non ha più senso che resti con te. Finiremo solo con il farci male>>. Mi fissa per qualche secondo interminabile, con occhi freddi e distaccati serrando la mandibola e stringendo i pugni, poi si alza dal letto e dandomi le spalle si passa una mano nei capelli con irritazione. Adesso mi dice, di nuovo quella frase traumatica: esci dalla mia vita. E inizio a tremare pervasa da un malessere che mi affetta il corpo come il taglio dolce e bruciante di un'affilatissima spada e il mio cuore impazzito grida dolore. Cerco di non crollare tenendo insieme i pezzi ma quando lui si volta, il mio petto è scosso da spasmi di singhiozzi silenziosi e i miei occhi, man mano si spalancano come i suoi che sono smarriti, come quelli di un uomo terrorizzato, che ha perso tutto. Possibile che fosse vero, oppure è solo ciò che voglio vedere per non frantumarmi di sofferenza. A un tratto, cambia di nuovo espressione, il viso s'indurisce e scatta in avanti ed io mi pietrifico, certa che subirò la sua ira e tremo quando lui mi solleva con tutta la coperta, tirandomi dal letto, poi mi stringe fino a farmi mancare il respiro, <<ti ho odiato perché non trovavo tracce di te a causa della pioggia e sono impazzito al pensiero che ti avessero rapito. So che il mio mondo ti spaventa, però io posso proteggerti. Tu sei preziosa per me riesci a capirlo questo?>>. Il cuore mi batte all'impazzata per l'emozione: lui non vuole picchiami, sta solo provando a mettere a nudo i suoi sentimenti e emozionata dico <<allora, tu mi vuoi ancora!>>. Si sposta per sollevarmi il viso verso il suo e con occhi caldi e limpidi come un cielo privo di nuvole <<tu, davvero non comprendi quanto ti parlo. Adesso provo con il tuo linguaggio. Io ho bisogno di te a livello metafisico>> e mi bacia tenendomi la testa ferma per i capelli. Un bacio possessivo che esplora la mia bocca, facendomi appena respirare, lasciandomi frastornata, scatenandomi miriadi di emozioni che non riesco a gestire. Mi sento debole con le gambe molli e quando penso di perdere i sensi, lui cambia modo. Mi bacia nel modo più dolce e tenero di cui è capace, quasi con devozione tenendomi delicatamente il viso tra le mani, e quello è il colpo di grazia. Scivolo giù, accasciandomi sulle ginocchia cercando di prendere fiato e di trattenere il peso che mi comprime nella pancia. <<Cosa ti succede, Emily?>> mi domanda inginocchiato e sconvolto quanto me. <<Mi gira la testa, devo andare in bagno>> dico poggiando la fronte sulla sua spalla, <<chiamo mio fratello>> <<per l'amor del cielo, no! Ho solo bisogno del bagno>> <<devi vomitare? Perché se ti faccio quest'effetto, non ti bacio più>>. Scuoto piano la testa e scoppio a ridere stringendo le gambe, i suoi baci mi fanno tante cose e il vomito non rientra proprio nella lista. Buon Dio, quest'uomo mi fa impazzire con i suoi sbalzi d'umore. Eric prendendomi per le braccia e guardandomi con aria confusa, tenta di capire il mio atteggiamento, <<ridi di me? Del tuo futuro marito?>> domanda cercando di restare serio, ma nei suoi occhi splenditi c'è divertimento. Nei miei progetti di vita, il matrimonio non era mai stato incluso. Io non mi sono mai sentita normale e per questo, non avevo mai fantasticato sulla cosa come molte ragazze fanno sin da piccole ma ora con quest'uomo, così complesso... mi frugano per la testa tanti pensieri che non riesco ad afferrare. È lui, la sua vicinanza, il suo profumo che mi confonde, devo allontanarmi per ritornare in me e fingendo una faccia orripilante, nascondo il terrore che lui dicesse sul serio e mi rialzo barcollando un po', impacciata dalla coperta e stringendo di più le gambe. <<Tu hai bisogno di un medico>> afferma Eric reggendomi in vita. Sto per farmela addosso e lui insiste nel volermi far visitare da Carl. Come faccio a dirglielo senza arrossire fino alla radice dei capelli! <<Emily, parlami. Dimmi che cosa ti senti>>, raddrizzando le spalle, per non mostrargli il mio imbarazzo, dico <<non mi servono le cure di tuo fratello per fare pipì. Credimi posso farcela da sola>> e a testa alta, tenendo un passo dignitoso, per quando mi è concesso dalla coperta, mi chiudo in bagno poggiandomi con la schiena alla porta. Ripenso al suo comportamento da quando l'ho conosciuto, fino alla reazione di poco fa: protettivo e possessivo sin dall'inizio, il carattere ingestibile, iroso e dittatoriale poi la paura di perdermi. Oddio! Lui soffre della sindrome di abbandono. I soggetti in questione, con la loro personalità ingestibile, spingono il proprio partner alla decisione che loro più temono, l'abbandono. Eric è stato adottato, ma prima forse ha avuto un'infanzia difficile segnata da una madre disamorata che l'ha reso quello che è. E per finire c'è una donna, che lui ha amato, che non ha resistito e l'ha abbandonato. È questa la chiave di tutta la sua reticenza. Come ho fatto a non capirlo. Lui non vuole perdermi e non mi odia. Mi ama, ma è disposto solo a dimostrarlo in modo dominatore e in più c'è il problema che lui sfoga la rabbia su di me con il sesso violento e questo mi spaventa non poco! Oh, mio Dio! Che casino. Il mio cervello si divide in due a causa della maledizione. So che restando con lui, ne verrà fuori solo un oceano di dolore, però Eric ha bisogno di me allo stesso modo di come ho bisogno io di lui. Per questo non posso abbandonarlo e soprattutto non voglio. Magari me ne pentirò amaramente in futuro, ma chi se ne importa in fondo l'amore non è razionalità ed io voglio vivere quest'amore fino a consumarmi. Potrei chiamarlo fato o meglio ancora follia mista a egoismo, ma è inevitabile, perché questi sono i miei sentimenti! E sì, per una volta, nella vita, voglio essere egoista perché lui mi ha rubato il cuore e senza di quello non posso vivere, ma se gli accadrà qualcosa, a causa mia, so cosa fare: pagherò lo stesso suo prezzo. Forse però, se non pronuncerò mai ad alta voce le fatidiche parole "ti amo" come le dissi ai miei genitori il giorno stesso della loro morte, la maledizione non avrà modo di attivarsi, è probabile che possa funzionare. Voglio crederci. E da questo momento sono pronta a essere obbediente per dimostrargli quanto lo amo. Beh! Almeno ci provo. Dopo aver fatto le mie cose, avvolgendomi in un telo, esco dal bagno e sul letto trovo la biancheria pulita, un paio di jeans e un maglioncino nero di lana. Sicuramente è stato lui a prelevarli dall'altra camera, scegliendo il suo colore preferito, il nero, penso con un sorriso vestendomi. Mentre mi metto le scarpe, sento Eric che discute in modo alterato, mi affaccio dalla porta e lo vedo fronteggiarsi con Rose, parlandole in francese e che lei le risponde a tono. Non capisco il francese, non mi è mai voluto entrare in testa, ma loro parlano talmente veloci che mi riesce difficile anche afferrare una parola. Il resto della famiglia li fissa, pallidi e con gli occhi spalancati, solo che, in più, Irma è stretta a Carl. Mi avvicino a Felicia e con ansia chiedo <<perché stanno litigando?>> non mi risponde, ma continuando a guardare Eric e la cugina, Felicia mi cinge con un braccio. Rivolgo l'attenzione sui litiganti, mentre Eric m'indica, continuando a urlare contro Rose. Oh, mio Dio! Stanno discutendo per colpa mia. Di colpo sbianco, li ho fatti litigare per le mie lamentele. <<Eric, non fare>> riesco a dire, ma da una sua occhiata furibonda mi pietrifico come gli altri, mentre lui continua a inveire contro Rose, che risponde per niente intimorita; ma quella donna è stupida, non si rende conto che è un giunco vicino a Eric e che lui potrebbe schiacciarla con una mano. Albert, vedendo che si fronteggiano, tenendo i pugni chiusi, interviene e usando un tono autoritario <<smettetela! Entrambi>>. Tacciono fissandosi con aria truce, mentre Albert, continua <<questa vacanza è stata decisa per stare insieme in santa pace e non per litigare. Rose Marie>> la indica con un dito <<chiedi scusa a mio figlio>> <<cosa?>> domanda inorridita, <<io non mi abbasso a tanto>> risponde con superbia <<invece lo farai. Eric ha ragione>>. Rose, ignorando deliberatamente il cugino si volta verso di me <<ti chiedo scusa per la mia curiosità Emily. Mi piacerebbe offrirti la mia amicizia e se tu accettassi, mi riempiresti solo di gioia>>. Mortificata e sentendomi in colpa per il comportamento, mio e di Eric, la abbraccio <<mi dispiace. Sono stata stupida a lamentarmi con lui, è solo che non era la mia giornata ideale per le chiacchiere confidenziali. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere, basta che non litigate più. Magari potremmo stare un po' insieme facendo dello shopping tra donne. Che ne dici?>> <<Oh sì! Non vedo l'ora di spendere i soldi di zio Albert>> e a me sembra una minaccia verso suo zio. Eric, rigido e freddo, mi porge la sua carta platino <<ti servirà. Felicia, Tania e la scorta verranno con voi>> e rimane a fissarmi, infuriato e affiancato da Albert. Non voleva che uscissi per una questione di sicurezza? Oppure avrebbe voluto che gli chiedessi il permesso? Non importa! Rose, andava allontanata da lui, per dargli il tempo di calmarsi. Metto la carta di credito nella tasca posteriore del jeans e prendo il cappotto di Tanya per non perdere tempo a cercarne uno in camera. Irma in tutta fretta allegramente decide di unirsi per fare spese, invece ho la sensazione che stesse sfuggendo a Eric, e quando usciamo da casa, vedo diversi uomini in abito scuro, con auricolare, che si precipitano a prendere le auto. La situazione sulla sicurezza è più seria di quando pensassi e mi pento immediatamente della mia idea.

La Passione ha il tuo nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora