Emily.
Arriviamo a Castel Gandolfo su una collina, a pochi chilometri di distanza, dove fino a pochi minuti fa possedevo la mia casa, davanti ad un cancello nero pieno di ghirigori e attraversiamo un viale alberato con un giardino immenso; di fronte a noi la sua casa in stile coloniale si mostra in tutta la sua sontuosità. Rimango sorpresa, mi aspettavo un monolocale, invece è un'enorme villa a due piani, pari a quelle dei fratelli. <<È così grande, e tu hai una sola stanza da letto?>> gli domando tra il sorpreso e il dubbioso. <<Sì, ora vedrai perché>>. Eric apre la porta e appena entriamo, si accendono automaticamente le luci dell'enorme lampadario nero in svarowski, che pende al centro del soffitto, dell'immenso salone dalle pareti bianche e il mobilio nero con i sofà rossi che danno un tocco di colore. Per la miseria, questa stanza è così ampia da poterci ricavare due ville bifamiliari.
Eric, accortosi della mia espressione stupita, con aria fiera, mi guida verso la scala, la saliamo e percorso il corridoio, lui apre una porta <<è qui che dormiremo!>>. Il letto a baldacchino, con i veli color malva che lo avvolge e scendono morbidi sul pavimento, la coperta di seta nera, i cuscini in tinta con gli arredi, lumi di cristallo, un camino di marmo nero e a fare da sfondo a quella camera così stravagante, anche il parato nero con disegni damasco grigio scuro. Resto basita da quell'atmosfera cupa, ma anche affascinata e ritrovando le parole, con il borsone ancora in mano, dico <<dove sistemerò queste cose, non vedo un armadio>> lui avvicinandosi alla parete al lato di un comodino, la spinge e si apre uno scrigno, <<l'armadio è qui dentro>> e ritornando dov'ero io, al lato dell'altro comodino, fa la stessa cosa dicendo, <<e qui c'è il bagno. Questa stanza ha tre porte, quella che hai visto passando per il corridoio, dalla cabina e ovviamente da qui>> <<adesso capisco l'unica stanza da letto. A quanto pare, ti piace stare largo e al buio>> <<esatto, ho arredato solo l'essenziale, anche se ci sono altre camere, in un'altra ala della casa ma perché parli di buio?>> <<Guardati intorno! Immagino già la scena: tu che tiri persino le calate nere per non far trapelare luce dai teli bianchi>> <<mi piace il soffuso>> <<diciamo pure il tetro!>> <<Beh! Fattela piacere! Ah, una cosa! Cerca di non affogare nella vasca da bagno!>> <<Userò i braccioli, non ti preoccupare>>. Lui ridacchia poi dice, <<vado nello studio a controllare dei documenti>> <<invece io farò una doccia, perché sento di puzzare di pollo affumicato>>.
Da non credere! Anche il bagno ha i rivestimenti neri però nel mezzo della stanza, una stupenda e immensa Jacuzzi rotonda, inserita nel pavimento di marmo nero lucido che riveste anche le pareti. Pensando che per riempirla mi ci sarebbe voluto troppo tempo, decido per una doccia. Enorme anche questa tanto da poterci stare in sei! Dopo aver finito, esco dal bagno avvolta in un telo, anch'esso nero e mi reco in camera. Apro il borsone e dentro c'è tutto quello che può servirmi, per un giorno, ma prendendo il pigiama spalanco gli occhi. Cosa mi ha dato Tanya per dormire! Dopo averlo indossato, mi guardo allo specchio: sono ridicola! Il pantalone bianco corto al ginocchio con le balze in merletto dà l'impressione che indossi le mutande della nonna. Il bustino, a bretelle larghe, stretto sul petto da nastri di raso azzurro, evidenzia troppo il mio seno tanto da sembrare che volesse schizzarmi fuori. Non avendo una vestaglia, prendo una camicia di Eric e mettendola, mi guardo nuovamente allo specchio: bene, ora sembro uno spaventapasseri, e facendo un sospiro rassegnato scendo di sotto. Non mi ha mostrato tutta la casa quello zoticone, infatti, sbaglio e mi ritrovo in cucina. Oh mio Dio! Tutti i pensili e i mobili sono neri lucidi, gli elettrodomestici tutti d'acciaio e solo il mobile snack con gli sgabelli sono bianchi ed è talmente linda che sembra non sia mai stata usata. Ritorno nel salone e orientandomi, vado oltre la scala curva e spalanco un'altra porta sbagliano di nuovo e per poco non mi casca la mascella per lo stupore: lui ha una piscina, che si potrebbe definire olimpionica, in casa! Domandandomi se lo troverò mai in questo labirinto di corridoi e porte ne noto una aperta e spero, questa volta, sia lo studio. Affacciando appena la testa nella stanza lo chiamo, <<Eric!>>. Lui è lì seduto alla scrivania immerso nelle sue carte, alza gli occhi verso di me e dice, <<vieni, entra>>. Non mi muovo, mi sento troppo ridicola e lui guardandomi con attenzione si poggia alla poltrona dicendo, <<sembra che tu ti stia nascondendo>> ed io arrossendo faccio cenno di sì. Il suo sguardo si fa ancora più attento, poi con un sospiro dico, <<prometti di non ridere se entro?>>. Eric, alza le sopracciglia con sorpresa, poi misurato, <<prometto!>> ed io entrando nella stanza, <<non posso credere che Tanya dorma con queste cose>> e apro la camicia. Eric vedendomi scoppia a ridere, ma accigliata lo ammonisco, <<l'avevi promesso!>>. Ricomponendosi mi raggiunge al centro dello studio, <<non ridevo di te, ma credo che Tanya abbia voluto farmi uno scherzo, pensando che avremmo dovuto dormire insieme>> <<io direi proprio che lo scherzo l'abbia fatto a me>> <<non prendertela in fondo ti dona, la mise>> <<molto in fondo però>> dico, richiudendomi la camicia e guardandomi intorno. Anche questa stanza mantiene lo stesso stile tetro, le pareti, però, sono rivestite di grigio come i divani di velluto, ma dalla struttura argento con i piedini a forma di zampa di leone. Resto, però, particolarmente attratta da un quadro, che partendo dal pavimento s'innalza quasi fino al soffitto. Avvicinandomi alla parete, dico <<questa versione dipinta in bianco e nero, del bacio di "Amore e Psiche" è magnifica. Non ne avevo mai vista una così. Dove l'hai acquistato?>> e istintivamente allungo una mano per toccarlo <<fermati! Si rovina la tela>> <<per così poco? Scusami>> <<mio fratello Tom dice che le tele dei quadri non vanno mai toccate. L'ha dipinto lui, rifacendosi alla scultura, solo che ci ha messo molto di suo, osando in giochi di colori e luce>> <<quindi Tom dipinge!>> <<Noi Bilmar siamo pieni di risorse, non sottovalutarci>> <<oh no! Non lo farei mai>> rispondo in modo scherzoso, e aggirandomi per la stanza, affascinata noto i libri! Tantissimi libri. <<Puoi anche sceglierne uno se ti va, io nel frattempo, farò la doccia>> propone uscendo dalla stanza. Ne prendo uno dal ripiano di legno nero della libreria e odoro il cuoio invecchiato della copertina, è uno dei profumi della vita che preferisco, quello dei libri, poi leggo il titolo: Dracula di Bram Stoker. Sorrido, ecco da dove Eric aveva preso l'ispirazione per il suo costume di carnevale. Lo apro e leggo la data di pubblicazione: 1897. Oh mio Dio è uno delle prime pubblicazioni dello scrittore irlandese! Lo rimetto al suo posto e do un altro sguardo agli altri volumi e scopro che molti testi sono addirittura più antichi di quello di Stoker. Eric è un collezionista del fantasy horror specialmente su storie di Vampiri, non l'avrei mai detto! Cavolo, valgono un mucchio di soldi e per timore di rovinarli, li ripongo con cura e scelgo un romanzo a caso. Mi dirigo in camera, e mi siedo al centro del letto, incrociando le gambe. Sfoglio le pagine senza voglia e sentendolo entrare in camera alzo la testa e lo vedo in piedi di fianco al letto: indossa solo un pantalone di pigiama di seta nero, i suoi muscoli scolpiscono tutto il suo torace, è perfetto. Oddio! Un'altra sarebbe già scappata, ritrovandosi agghindata da notte nel suo letto, oppure avrebbe fatto in modo che a quest'ora si sarebbero già ritrovati uno sopra l'altro, con un adone di quel tipo, mezzo nudo, davanti. Ed io? Io, in questo momento mi ritrovo solo a viaggiare lontano con la mente e un pensiero mi procura una sensazione... lui si siede sul letto e con uno sguardo fugace, per timore che potesse leggere nei miei occhi ciò che provo, gli faccio un sorriso breve e ritorno con lo sguardo sul libro. Eric mi chiede <<che cos'hai scelto?>> <<Il ritratto di Dorian Gray>> <<ah! Bella storia. Solo che lui muore alla fine>> <<Eric, insomma! Se non l'avessi già letto, mi avresti rovinato il finale>> e stendendosi, <<adesso, io ho bisogno di dormire è quasi giorno>> e spegne la luce. Che strano modo ha di dormire, supino con le mani poggiate sul torace l'una sull'altra ed è immobile. Forse è imbarazzato quanto me? Posando il libro sul comodino, mi rannicchio su un lato, sotto la coperta e stando col viso rivolto verso di lui, gli dico <<Eric, ti sono grata per avermi salvato la vita una seconda volta>> <<non esserlo adesso, magari alla terza volta o quando dovrai saldare il conto>> <<va bene, ma tu come facevi a sapere che la mia casa era in fiamme?>> <<Stavo rincasando con i miei fratelli e passando di lì, ho visto, ma ora dormi>>. Percependo il suo tono stanco, mi giro sull'altro lato e chiudo gli occhi, ma mi rigiro ancora mentre gli eventi di questa notte tornano come flash: la mia casa è distrutta, Adriana e Letizia hanno rischiato la vita. E solo grazie al tempismo di Eric sono illese. Pietro è un tarlo, una minaccia per Eric. Che cosa sta succedendo nella mia vita? La realtà pesa nel mio cervello come un macigno e le mie gambe hanno uno scatto nervoso. Eric, nel buio della stanza, spazientito dice <<ti riesce a stare ferma?>> <<Scusami, ma non trovo la posizione>> mi giustifico imbarazzata, e lui con mia sorpresa, sollevandomi per i fianchi, mi mette tra le sue gambe e abbracciandomi <<proviamo con la poltrona-cuscino>>. Queste braccia forti mi danno una sensazione di sicurezza, e questo corpo, sodo, come scolpito nel marmo, al contatto con il mio scatena in me una tale tempesta ormonale da elevare la temperatura del mio corpo. <<T'infastidisce stare così?>> mi domanda Eric con le labbra vicino al mio orecchio. Girandomi tra le sue braccia, rannicchiandomi sul suo torace e poggiando la fronte tra il suo collo, <<no, va meglio e il tuo profumo non lo cambiare mai, mi piace veramente>> lui mi stringe e toccandomi i capelli <<con questo sono due punti a mio favore. Ricordatelo quando mi trasformerò>>. Abbracciata, al mio angelo, e alle sue delicate carezze, rilassandomi mi addormento indisturbata da alcun sogno.
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La Passione ha il tuo nome
VampiroLa notte di San. Valentino, Emily, una giovane libraia, non sapeva che grazie a un'aggressione incontrava l'uomo che avrebbe stravolto il suo modo di amare. Perché a causa della maledizione, l'amore per lei era un sogno che non poteva permettersi, m...