La passione ha il tuo nome. Capitolo 86

1.4K 86 1
                                    

Emily.

È lì, gli sorrido con cattiveria, <<io voglio la tua vita, e la prenderò>>. Si mettono tutti dietro di lui e attendono una mia mossa. Come se avessero la possibilità di proteggerlo. Idioti! Lui fa un passo in avanti, ordinando agli altri di non reagire. Ah, gli piace il comando! Si crede il Re della combriccola l'usurpatore. Lentamente si avvicina allargando le braccia, <<Emily, vieni da me. Non ti farò del male>>. Mi muovo con calma e girandogli intorno <<io invece ti farò molto male e non smetterò finché non invocherai pietà per te>>. Lui si mette in posa di difesa, fa cenno agli altri di non muoversi e brandisce il pugnale senza togliere gli occhi dal mio viso. Faccio due passi verso di lui, poi mi lancio determinata a pugnalarlo, lui si difende cercando di colpirmi il meno possibile. Il Vampiro si sta trattenendo perché sono una donna, e questo aumenta la mia rabbia e mi scateno con tutte le mie forze contro di lui. Dopo molti colpi dati e ricevuti, lui riesce ad afferrarmi in una stretta e nel mio orecchio dice <<Emily, combattilo!>>. Sparisco dalle sue braccia e riappaio poco distante da lui. Quella frase mi disorienta: cosa significa combattilo! Scansandomi da una sua presa, la voce nel mio cervello, la ragione, mi comanda ancora: Uccidilo! Lo guardo con odio, lui stringe i denti e attende. Lottiamo ancora, lui tenta in tutti i modi di tenermi bloccata, ma io sono più forte e con uno scatto veloce lo pugnalo a una spalla. Il Vampiro lascia il pugnale e cade in ginocchio: sì è quello il tuo posto. Ai miei piedi! Determinata, mi lancio contro e mi siedo su di lui puntando il suo cuore. Gli altri scattano verso di noi, per aiutarlo, ma li blocco con il mio potere. La combriccola resta immobile, ma non mi basta e lancio un maleficio su ognuno di loro procurandogli dolore. Un dolore che è ancora più atroce perché non possono muoversi, ed io godo al pensiero che dopo mi lancerò su di loro come un'ascia e li decapiterò, poi rivolgo la mia attenzione su di lui. Lo guardo negli occhi e lo pugnalo ancora ma senza centrare il suo cuore: voglio vederlo soffrire. Voglio vederlo morire lentamente. I suoi occhi scintillano per la sofferenza, la voce della ragione incitandomi, urla: Uccidilo! Alzo il pugnale mirando il suo cuore e lo centro in pieno. Il bastardo non emette un suono e questo non mi soddisfa: deve urlare e implorarmi. Sfilo la lama dal suo petto e mentre lui riprende vita, carico tutta la mia forza nel braccio e lo abbatto sul suo petto, ma la lama impunemente scende nel mio corpo, è come se una forza superiore le avesse cambiato direzione. La sfilo trattenendo il fiato e disorientata sparisco da lui pensando all'isola. Sulla sabbia mi premo la ferita con una mano, respirando con affanno per il dolore e sono sconvolta. Come ho potuto farlo? Cosa mi è passato per la testa? Il mio cuore accelera per il rimorso. La voce nella mia testa mi urla: Codarda, l'hai risparmiato per nulla, lui non ti ama. Non è vero, Eric non si è sforzato per finirmi ed io non mi perdonerò mai il tentativo di ucciderlo. La voce nella mia testa ride dei miei pensieri, è come se fossimo due persone in un solo corpo. La mia riflessione, con orrore mi porta a una certezza il demone è dentro di me. Ha preso il mio corpo, è riuscito nel suo intendo, e si è impossessato della mia mente! Devo liberarmi di lui, posso resistere al suo volere perché io sono diversa. In me è racchiuso tutto il mondo sovrannaturale. Faccio appello ai miei poteri e alla mia forza, per far uscire il demone dal mio corpo. Lo sforzo è tremendo, ma lui rimane dentro di me. Sono scossa da un brivido di terrore, devo assolutamente togliere quella cosa dal mio corpo. Ho lasciato il pugnale da Eric e non posso uccidermi senza un'arma. Se mi uccido, il demone sarebbe morto con me, e tutto finirebbe, ma senza un'arma è impossibile farlo, allora cerco di controllare il panico e pensare bene cosa fare. Il demone è malvagio, figlio del male, io sono figlia del bene. Sono migliore di lui. Finora ho solo usato i poteri vampireschi tramandatomi da Eric, e un assaggio di magia, adesso ho bisogno di altro. Sperando che funzionasse, alzo le braccia al cielo invocando <<energia dello spazio, potere della luce bianca, energie Arcane>>. Un fulmine scende dal cielo, lo sento entrare nel mio corpo rilasciando una scarica elettrica, e tremo. Allargo le braccia e raccolgo un'onda d'urto nelle mie mani facendola estendere in tutta me stessa. Poi chiudo i pugni sul mio cuore per proteggerlo. E prego: Padre mio, guidami nella tua gloria e nella via della grazia senza temere alcun male. Dio mio, offro il mio cuore a te. La voce del demone nel mio cervello ride con un ghigno inumano poi dice <<non ci riuscirai mai, perché il tuo Dio per me è meno del letame. Tu lo ripudierai senza alcun rimpianto e adorerai me>>. Le sue parole blasfeme mi danno ancor più carica per distruggerlo, e rinforzando la mia fede rivolgo ancora una preghiera a Dio. Il mio cuore si riscalda, la mia aurea risplende e quando la sento al massimo della sua luce, chiudo gli occhi, stringo di più i pugni sul mio cuore, mi concentro su quello che ho raccolto dentro di me e con la forza del comando butto tutto fuori pronunciando <<In nomine Domini. Congiuro te. Ego, congiuro te, retro... vade retro Asmodeo>>. Dal mio corpo esce un'esplosione tanto potente che mi lacera di più la ferita fatta dal pugnale. Cado all'indietro per lo sforzo e il dolore. Apro gli occhi e ansimante mi sollevo su un braccio. Mi guardo intorno e lui è lì, a qualche metro di distanza da me. Sorrido soddisfatta. Il demone è di nuovo in Pietro. Bene! Anche lui avrà la sua lezione. Mi guarda con rabbia, <<non dovevi ingannarmi. Adesso è arrivata la tua ora, tu non sarai mai più sua>>. Afferra il pugnale e con un salto è sopra di me. Purtroppo il corso di auto-difesa abbinato al modo di combattere che ho assimilato dai Vampiri, ora mi ritorna poco utile. Pietro è potentissimo i suoi colpi, mi procurano sempre più sofferenza, e nello svincolarmi da un suo fendente non lo vedo colpirmi con un pugno dritto al torace che m'impedisce di respirare. Volo andando a sbattere con violenza su una roccia con la spalla, il dolore mi fa mancare di più il fiato: il mio braccio penzola, la mia spalla è lussata. Prendo respiro, poggio la mano sulla ferita e tenendomi il braccio dolorante mi rialzo, mentre lui attacca di nuovo. Pietro si sta divertendo nel distruggermi poco alla volta, ma io evito un altro suo colpo saltando, disegnando con il sangue che perdo archi rossi nell'aria, ma riesco a colpirlo con un calcio nei fianchi e mi sembra di essermi scontrata con un muro di cemento lui diventa ancora più infuriato e si muove veloce. Cammina su un lato all'altro come un ragno, il volto travisato e gli occhi gialli sembrano voler schizzare fuori. Non riesco a poggiare il piede a terra per quanto mi facesse male, ma comunque cerco di evitare altri suoi colpi, ma lui però concentrandosi, fa estendere dalle sue spalle le ali nere del demone, poi vola da un albero all'altro sollevando tormente di sabbia. Sono accecata, gli occhi mi bruciano ma sentendo il suo sibilare da serpente, riesco a individuare la sua posizione e gli lancio un fulmine che lo colpisce a un'ala. Lo sforzo è stato tremendo e lui non mi da tregua, sento il mio corpo sempre più debole, dolorante e sanguinante. Pietro ride malefico, poi con un balzo mi afferra. La sua presa sul mio corpo è talmente potente che sento le ossa del mio torace frantumarsi, il dolore è tale da farmi mancare ancora di più le forze. Cerco di liberarmi trattenendo la sua mano per non farmi pugnalare al petto, lui spalanca la bocca e con i suoi denti appuntiti come quelli di uno squalo cerca di mordermi il collo, ma io riesco a resistere alla sua forza e trasformando i miei denti come affilate lame, spalanco la bocca e mordo la sua mano col pugnale, strappandogli un pezzo di carne. Pietro per il dolore urla spingendomi via, ed io disgustata, sputo il suo sangue sulla sabbia pulendomi la bocca con il dorso della mano, ma la sua ira accresce la sua forza e i suoi poteri. La perdita di sangue non mi aiuta a guarire da nessuna ferita e sono terribilmente debole e Pietro si scatena ancora sul mio corpo infliggendomi ogni sorta di dolore. La mia rabbia verso di lui non ha eguali. Riuscendo a sfuggire a un suo affondo, mi rialzo e lo respingo avendo, finalmente, il tempo di alzare una barriera tra me e lui. Un muro invisibile, impenetrabile. Ho bisogno di aiuto ma nessuna delle creature da cui ho ricevuto il sangue può sconfiggerlo, ed io non sopporterei la morte di nessuno di loro e poi questa è una questione tra me e lui. Preferisco uccidermi piuttosto che cedere il mio corpo e la mia anima al demone, ma di morire non ne ho intenzione e allora decido di usare tutta la magia trasmessami, ma ho pochi secondi a disposizione, e faccio scorrere, veloci, nella mia mente tutti i riti magici. Veloci come pagini di un libro sfogliato da una tempesta di vento. Alzando gli occhi al cielo invoco il potere degli Elementali e gli spiriti divini. Nel cielo si apre un varco luminoso che innalza il mio spirito verso alture non visibili al demone-Pietro. Abbasso la barriera tra me e lui, e attendo. Pietro non si accorge delle presenze da me invocate, ma io le vedo le timide Meliadi, dai grandi occhi, ognuna vicino al proprio albero. L'algida Naiade, sbucare silenziosa con la testa dal mare, le raffinate fanciulle Driadi mimetizzate alla loro pianta. E gli invisibili Elementi, oscillarmi intorno: fuoco, acqua, vento e terra. Poteri e creature che agiscono secondo la loro indole e il loro arbitrio, ma con la mia ferma volontà e comando, obbediscono al mio volere. Pietro vedendomi inerme si lancia verso di me con il pugnale puntato in avanti, alzo la mano al mare e la Naiade si solleva in un'onda d'acqua che velocissima, investe Pietro scaraventandolo tra gli alberi. Sorpreso da ciò che è accaduto, non si accorge che faccio segno a una Meliade che animando il suo albero, si piega su Pietro attorcigliando i robusti rami al suo corpo e lo ferma. Le Driadi allungano la loro pianta avvolgendo le foglie spinose alle gambe e alle braccia di Pietro, iniettandogli il loro veleno. Lui si dimena urlando mentre il demone tenta di uscire dal suo corpo. Con il potere del vento creo una bolla d'aria e lo imprigiono. Provo ad avvicinarmi a lui, ma le ferite, lo sforzo per controllare e usare i poteri, mi rendono ancora più debole e annebbiata cado sulla sabbia fissando Pietro. Lo spirito di una Meliade si materializza al mio fianco poggiandomi nella mano il giavellotto di frassino, chiudendomi le dita sul manico, con la sua voce cristallina, dice <<ti aiuterò, nobile condottiera>>. Delle braccia sottili ma nello stesso momento forti mi sollevano mettendomi sulle gambe, mi sorreggono ancora, mentre muovo piccoli passi lenti e strascicanti verso il demone. Ad un passo da lui, guardandolo negli occhi dico <<parlo a te Pietro, redimiti. Prega per la salvezza della tua anima>> <<parooole! Parooole>> urla. E sputa centrandomi il viso <<questa è la mia risposta a te e al tuo Dio>> e scoppia in una risata sguaiata. Con odio alzo la mia arma e libera dalle braccia della Meliade, gli squarcio il torace <<questo è per tutto quello che mi hai fatto e per l'essere ignobile che sei>>. Pietro emette un urlo assordante spalancando gli occhi, ma non è ancora morto. Tiro il giavellotto dal suo torace e passandomi il braccio sul viso per pulirmi dalla sua saliva e dal suo sangue, invoco il potere del mutaforme. La mia mano ha la forza di una zampa di pantera con artigli affilatissimi. Ansimante, quasi priva di respiro la schianto nel suo torace affondandola nella carne. Pietro urla torturato e senza provare pietà, dico <<io... sono... l'ultima cosa che vedrai... >> stringo i denti e afferrando ciò che cercavo <<questo è per Adriana>> e strappandogli via il cuore <<muori mostro>> grido. L'albero, e le pianti, si ritirano liberando Pietro e cadiamo entrambi. Il suo corpo agonizza come un pesce fuori dall'acqua, io mi rannicchio in posizione fetale stringendo al mio petto il suo cuore ancora pulsante. La mia vendetta è compiuta, sorrido, ci sono riuscita. C'è l'ho fatta, ma purtroppo non è finita. Gli Elementi si scatenano non avendo più la forza di controllarli e l'isola è scossa da forti vibrazioni provocando una profonda crepa fumante. Il cielo diventa violaceo. Il mare si ritrae di qualche metro alzandosi in un'onda gigantesca, cerco di mettermi in piedi per allontanarmi, ma non c'è la faccio, il mio corpo è tutto un dolore, in fondo sono solo un'umana. Il cielo è attraversato da scariche elettriche, le rocce si sollevano dall'isola scoppiando in mille piccoli pezzi taglienti. Mi copro il viso col braccio, mentre ne sono investita. In tanto l'isola è scossa ancora aprendo una voragine poco distante da me, poi il terreno sotto il mio corpo, diventa bollente, più tremante e sussultante e in un istante esplode dalle crepe il fuoco che avvolge Pietro. Provo ad allontanarmi da lui per non finire arrostita ma non ho più forza e in un impeto di pura disperazione alzo il braccio e chiudo la mano a pugno. Allora tutto cambia. Gli Elementi si placano lasciando la quiete. Con affanno guardo un ultima volta il corpo di Pietro, carbonizzato e definitivamente immobile. Sfinita, chiudo gli occhi pronunciando <<Amen>>.

La Passione ha il tuo nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora