Emily.
Un forte aroma di caffè mi solletica le narici costringendomi ad aprire gli occhi. Ancora assonnata, sbadiglio e sento l'odore sulle dita del mio umore. L'ho rifatto! Ho così tanta voglia di fare sesso con Eric che mi sono masturbata pensandolo, e questo non lo sopporto perché non è da me. La colpa è di quel suo profumo, ogni volta che lo sento, ho fantasie, pensieri e desideri così sconci da indurmi a toccarmi per trovare sollievo e ci riesco pure, solo che dopo arriva il tormento per lo squallore della pratica. Perché vorrei lui dentro di me. Sbuffando, perché ancora una volta ho aperto gli occhi e ho pensato a Eric, mi alzo dal letto, anche se avrei voluto continuare a dormire. Dopo una doccia che mi desta del tutto dal sonno, scendo in cucina. Luca mi ha preparato il mio solito cappuccino, accompagnato da una tazza abbondante di caffè. A vederlo nessuno avrebbe mai detto che fosse capace di tali attenzioni, anzi alcune mamme avrebbero proibito alle loro figlie di frequentare un esemplare del genere: un tipo muscoloso, alto, i capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi scuri, la barba accennata che gli dava l'aria da uomo vissuto, il corpo disegnato da diversi tatuaggi, un curriculum di droga, furti e alcolismo in più una parentesi di soggiorno in carcere. Tutto l'insieme suggeriva una continua vita spericolata, ma non era più così, perché nonostante tutto era un bravo uomo capace di prendersi cura delle persone che amava. <<Buon giorno>> dico e gli sorrido mentre mi siedo al tavolo. <<Buon giorno a te>> risponde versandosi del caffè. Dopo aver fatto colazione, ci accordiamo per la serata, poi Luca se ne va perché ha alcuni appuntamenti mattutini di lavoro. Sono le nove e devo sbrigarmi anch'io. Lavo le tazze e rifaccio il letto, poi passo nella camera accanto, mentre sistemo il cuscino, mi accorgo che è macchiato di sangue. Cambio le lenzuola pensando che Luca ne avesse perso dal naso di notte, ma non mi preoccupo più di tanto poiché lui ha i capillari fragili. Metto la biancheria nella lavatrice e poiché è davvero tardi, infilo il cappotto e prendo la borsa controllando di non aver dimenticato nulla. Prima di salire in auto, mi avvicino al mio albero di glicine e accarezzo la corteccia, poi fregandomene se qualcuno mi vedesse e mi trovasse stupida, bacio il tronco. I fiori pendenti, come sempre, si muovono generando un fruscio e a me piace pensare che quello fosse il modo dell'albero di ricambiare il mio affetto, e non dovuto al vento. Sorrido, mentre mi siedo in auto e avvio il motore. Mentre guido, faccio il resoconto delle cose che ho da fare, ma un pensiero si affaccia nella mia mente: non avevo visto Eric raggiungere nessun amico, forse la sua fretta di andare via dalla discoteca era dovuta a quella donna. Mi costringo a scacciarlo via immediatamente, infondo era libero di fare ciò che voleva, non stavamo mica insieme e quindi meglio non farsi film mentali, mi bastano e spaventano già quelli erotici che faccio, appena poggio la testa sul cuscino. Arrivo puntuale dal commercialista che ci aiuta nella contabilità, ritiro i moduli di pagamento delle tasse e tanto valeva andarle anche a pagare. Dopo una fila interminabile in banca, faccio un salto in Chiesa. Accendo un cero alle mie preghiere e poi corro in libreria. Saluto Adriana e il resto dei commessi, e dopo il giro d'ispezione tra i reparti, occupo il posto alla cassa. A metà mattina, puntuale arriva il fioraio, con un mazzo di fiori da parte di Pietro. Discute con Adriana che lo rifiuta da parte mia rimandandolo indietro e il ragazzo si giustifica dicendo, <<eseguo solo il mio lavoro, signora!>> facendo levare gli occhi al cielo alla mia amica. All'ora di pranzo, chiudiamo le porte e come d'accordo con i commessi, mentre mangiamo dei tramezzini, facciamo l'inventario della merce, decidendo di mettere in saldo gli articoli meno venduti. Nel pomeriggio, dall'ufficio, Adriana con il fax ed io con il pc, facciamo gli ordini della merce mancante, mentre Fabrizio e Betta sistemano quella arrivata. Dopo aver segnato le ore di straordinario, dei commessi, sull'agenda, spegniamo le luci e chiudiamo il negozio. Faccio una corsa fino a casa, per modo di dire; io guido sempre con prudenza. Annaffio i vasi di gerani rossi, e le ortensie sussurrandogli elogi per il loro profumo e per i petali rigogliosi, nonostante fossero fuori stagione. Il mio pollice verde era oggetto d'invidia da parte dei vicini, ma non mancavano di affidarmi le loro piante morenti, nella speranza che potessi riprenderle, cosa che succedeva. Quando le restituivo, mi ringraziavano dicendo che fossi capace di miracoli. Ovviamente cure, acqua, fertilizzante e amore per un essere vivente, non si potevano definire di certo miracoli. Riposto l'annaffiatoio, mi reco in bagno. Faccio più veloce possibile nel prepararmi, perché tra un po' Luca sarebbe passato a prendermi e non mi andava di farlo attendere. Appena infilo il cappotto, sento la sua auto parcheggiare. Spengo le luci, chiudo la porta e m'infilo in macchina. Dal sediolino posteriore mi sporgo per dare un bacio sulla guancia a Matty che inizia a elencarmi l'itinerario del nostro sabato sera a quattro, del mese. Sorrido alle battute dei miei amici, ma nel frattempo penso e mi chiedo se Eric questa sera sarebbe passato per casa mia e in tal caso cos'avrebbe pensato non trovandomi ad attenderlo. Di certo non ero tenuta ad avvisarlo dei miei spostamenti, anche se durante il giorno mi è sfiorata l'idea di chiamarlo ma l'avevo di proposito accantonata, se proprio ci teneva a vedermi doveva essere lui a chiamarmi o magari sarebbe ritornato a farmi visita. Con un colpo di fortuna Luca riesce a trovare subito un posto libero nel parcheggio pieno ed entriamo nel locale, puntuali alla prenotazione. Ci accomodiamo al tavolo, indicatoci dal cameriere, e dopo le ordinazioni, Matteo incomincia a guardarsi intorno facendo critiche irriverenti sullo stile delle coppie presenti, <<guardate quel tavolo nell'angolo sulla vostra sinistra. Lei ha talmente silicone sulle labbra da sembrare una papera con il broncio e lui è così vecchio. Sicuramente sono amanti>>. Poi distogliendo l'attenzione da quella coppia ci racconta dello scherzo che aveva fatto a Luca nel pomeriggio. Siccome Luca non riusciva a scollarsi di torno una ragazza, che stava frequentato da qualche sera, rivelatasi troppo appiccicosa, le aveva fissato un appuntamento in un bar con la complicità di Adriana che si sarebbe dovuta recare nello stesso posto per poi presentarsi come fidanzata di Luca, in modo che l'altra l'avrebbe piantato all'istante. Un trucchetto che Luca usava spesso, quando non riusciva a scollarsi qualche donna appiccicosa di torno. Poiché Adriana era stata impegnata in libreria, al suo posto ci era andato Matteo, facendo una scenata di gelosia a Luca, raccontando a quella poveretta della loro relazione, <<baby, quella ragazza è scappata e avresti dovuto vedere l'espressione del play boy al tuo fianco, quando l'ho baciato sulle labbra! Oh, my good, che risate>>. A un tratto Luca diviene serio e fissa lo sguardo dietro di me, poi si alza nell'attimo in cui mi giro e vedo Pietro, in compagnia di due amici, suoi colleghi, che mi poggia una mano sulla spalla. Quel contatto mi fa gelare il sangue a tal punto che non ho la forza di dire nulla, ma quando li vedo fronteggiarsi, inizio anche a tremare, <<vattene qui non c'è niente per te>> gli dice Luca in tono minaccioso. <<E chi saresti tu per cacciarmi da un locale pubblico? Togliti dalle palle avanzo di galera>> e lo spinge per il torace. Luca a quella provocazione gli molla un pugno e scoppia una rissa. Matteo e Adriana tentano di dividerli, ma non sono abbastanza forzuti da tirare Luca dalla mischia e la mia amica finisce scaraventata a terra. Mi alzo e corro da lei, mentre Matteo salta e urla in piena crisi isterica. Nel caos delle persone che si accalcano per andarsene nel timore di essere coinvolti o feriti, Luca è afferrato e trascinato in disparte, <<ciao Emy! Serata divertente>>. Non c'era niente che mi stesse divertendo in quel momento però la vista di Tom, con un sorriso stampato in faccia, che trattiene Luca, riesce a farmi trarre un breve respiro di sollievo, ma terrorizzata stringo le braccia di Adriana quando vedo Eric che mette a tappeto i due colleghi di Pietro, poi solleva lui per il bavero dandogli una ginocchiata nello stomaco. <<Questa me la paghi>> lo minaccia Pietro boccheggiando <<allora metti anche questo in conto>> e lo lancia sul nostro tavolo poi afferra un coltello e poggiandoglielo alla gola <<se solo provi a fiatare ancora, ti sgozzo maiale>>. Pietro rimane immobile, in segno di resa, mentre qualcuno grida <<chiamate la polizia>>. L'ironia era che la polizia fosse già presente e in quella confusione volevo urlare a tutti di smetterla ma riesco solo ad aggrapparmi alle gambe di Eric nel tentativo di fermarlo, poiché non sento la mia voce. Grazie a Dio, lui si accorge del mio sguardo disperato e lascia Pietro e getta il coltello sul tavolo. Per paura che Luca fosse arrestato, Adriana si alza e fiondandosi su di lui, in panico gli dice <<vattene. Non puoi farti trovare qui>>. Luca aveva una pena sospesa con la legge e bastava solo una denuncia per percosse e sarebbe finito in prigione a saldare il conto con la giustizia. Con il cuore che mi batte all'impazzata e con le gambe che mi tremano, ho la forza di alzarmi ma solo perché Eric afferrandomi per un braccio, mi dice <<tu vieni con me>>. Poiché Luca non mi vuole piantare in quel guaio, si rifiuta di lasciarmi con persone che non conosce, ma con l'aiuto di Tom, Adriana riesce a convincerlo e Matteo in tutta fretta recupera le chiavi dell'auto, che erano cadute sotto il tavolo, dicendo che l'avrebbe accompagnato lui stesso. Prima di uscire dalla pizzeria, Eric mette sul banco della cassa diverse banconote da cento e fissando dritto negli occhi la cassiera che sembra sciogliersi sotto il suo sguardo <<per la consumazione e il disturbo>> poi mi trascina fuori. Appena arriviamo alla sua moto, si volta e con rabbia mi dice <<secondo te, dovrei confidare ancora nel tuo assurdo concetto di fede affinché lui la smetta d'importunarti?>>. Sono talmente presa a guardarmi intorno sperando che non arrivino i poliziotti ad arrestare Eric, e quindi altri guai, che la sua voce appena la percepisco, ma riesco benissimo a sentire il mio corpo immobile, scosso dal tremore. No, sono anche scossa dalle mani di Eric che mi tiene per le braccia dicendomi <<sei in iperventilazione. Calmati!>> e il suo volto glaciale si sdoppia! Oddio, ne vedo due. Dov'è Adriana?
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La Passione ha il tuo nome
VampiriLa notte di San. Valentino, Emily, una giovane libraia, non sapeva che grazie a un'aggressione incontrava l'uomo che avrebbe stravolto il suo modo di amare. Perché a causa della maledizione, l'amore per lei era un sogno che non poteva permettersi, m...