La Passione ha il tuo nome. Capitolo 49

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Eric.

Faccio delle telefonate per organizzare il lavoro al cantiere, invio una convocazione, e prima di uscire, via telematica, incarico a Nina di eseguire delle commissioni per conto mio. Poi mi reco nel cimitero di Montmartre nella cripta di Albert. Saluto i miei familiari, poi occupo il posto, in base ai nostri gradi, in prima fila davanti ai tumuli e assisto al riconoscimento solenne che Albert dà ai resti dei Vampiri di Amir. È una delle leggi di mio padre, dare una degna sepoltura a esseri come noi. Nessuno deve mancare a queste cerimonie, che io trovo assurde per un dato di fatto: siamo già morti, in pratica! E a proposito di morte, controllo l'orologio sul polso: mancano pochi minuti all'appuntamento. Terminato il rituale, per non perdere altro tempo con i consueti convenevoli, esco in silenzio dalla cripta, tanto tutti sanno come la penso su certe cose e quindi il mio comportamento è giustificato e mi dileguo senza recare offesa alcuna.

Mi attende seduta sul divano del mio studio e appena entro, lei si alza e mi chiede <<ho dovuto inventarmi una bugia per venire da te, perché tutto questo mistero>>. Chiudo la porta a chiave e le dico <<siediti, devo parlarti>> <<hai forse deciso di non mantenere il giuramento fattomi?>> <<No, non è questo il punto. Voglio sapere di te. Come va la tua salute>> e mi accomodo nella poltrona di fronte a lei <<in verità, dopo aver preso quella fiala piena di una sostanza rossa che stamattina mi ha potato Carl, mi sento meno affaticata>>. Quello di mio fratello con la cura è un falso ricordo trasmessogli da me, ma ora dobbiamo venire alla verità. <<Bene! Mi fa piacere, ma tu sai di cosa si trattava?>> <<Tuo fratello ha detto che erano vitamine>> <<ha mentito. Era il mio sangue>>. I suoi occhi si spalancano e si poggia la mano sullo stomaco dicendo <<mi avete dato da bere del sangue? Il tuo, e perché questa menzogna sulla possibilità di fami stare meglio? Oddio che schifo, mi sento male>> <<ne sto parlando proprio in onor del vero, e tu invece di darmi del bugiardo, perché non mi poni la domanda fondamentale e cioè come sia possibile che il mio sangue possa averti portato beneficio, ma poiché non l'hai fatto te lo spiegherò io, anzi te lo mostrerò>>. Il suo volto arrabbiato, si dipinge di terrore, poi si alza dal divano e indietreggia verso la porta dicendo <<mio Dio! Cosa sei?>> <<un Vampiro!>> <<Non può essere>>. Le vado incontro con cautela, ribadendo <<invece è vero e tu sei predestinata a diventare come me>> <<no! Tu non esisti questo è un incubo>> <<ti sbagli è pura realtà>> poi le afferro velocemente un braccio e poggiandomi la sua mano sul petto le dico <<senti! Sono fatto di carne e ossa proprio come te e vivo da quasi mille anni>>. Riprendo la sembianza umana, per farle superare la paura, poi continuo <<ogni minuto che passa, tu ti stai avvicinando sempre di più alla morte, ora potrei circuirti e importi il mio volere, ma non lo farò perché so che vuoi disperatamente vivere e che pensi costantemente che non vedrai crescere tua figlia>>. Con gli occhi, pieni di lacrime, mi accusa <<mi stai facendo del male, come puoi essere così crudele>> <<al contrario, io voglio solo che tu stia bene e per questo che ti offro il privilegio di vivere>>. Resta a fissarmi in silenzio, ma so che in lei si sta formando un conflitto. La mente, rinnega la mia esistenza, la sua condizione e le impone la paura del cambiamento, il cuore invece cerca il predominio dettandole la legge dei sentimenti. Ed è questo che desidero scatenarle, perché nessun umano vuole davvero morire, tanto meno lei, infatti, mi dice <<mi danno al pensiero di dover lasciare la mia bambina. Abbiamo ancora tanto da fare insieme>> <<allora iniziamo il percorso per l'eternità?>>. Lei annuisce e con le lacrime che le colano, mi chiede <<cosa dobbiamo fare?>>. Le sollevo la manica della giacca fin sopra al gomito dicendole <<per adesso dobbiamo sostituire il tuo sangue con il mio, ma lo faremo poco alla volta>> e tenendo il suo sguardo la incanto solo il tempo in cui la mordo nell'incavo del braccio per non farle sentire dolore. Non mi serve altro, perché avverto il suo consenso ma tramite il suo sangue in me si proietta anche la sofferenza e l'umiliazione del suo passato. Questa è la parte meno piacevole di quando si prende la vita di qualcuno, si assorbisce anche il suo vissuto, diventa proprio, alcuni ti arricchiscono altri invece no ed è per questo motivo che sono restio nel generare. Preso il sangue necessario, le chiudo i fori e mi mordo il palmo della mano, poi gliela offro <<mi viene da dar di stomaco>> <<credimi, non è così disgustoso>> e la avvicino alle sue labbra. Lei, lo assaggia titubante, poi afferra la mia mano e lo ingurgita con voracità emettendo dei gemiti di piacere che trasmette anche a me. È simile a un orgasmo, anche se non reale, quello che stiamo vivendo, ma ugualmente piacevole, intimo e quando lei si poggia al mio corpo per timore di crollare, io la sorreggo cingendola con un braccio e le ordino <<Adriana, basta così>> e lei smette immediatamente. Poi indebolita poggia la testa sul mio torace, e mi chiede <<perché Eric? Ti si legge in faccia che non te ne frega di nessuno e non è un segreto, il fatto che non ci siamo mai piaciuti. Perché uno come te, dimostra tanta compassione nei miei confronti>> <<tu sei la sorella di Emily e non permetterò mai che lei viva l'eternità senza di te>> <<quindi anche lei diventerà Vampira?>>. Le sollevo il viso verso il mio e divertito dal suo tono incredulo, le dico <<è una domanda un po' sciocca la tua non credi?>> <<Sì, in effetti, lo è>> improvvisamente il respiro le si spezza e inizia a contorcersi tra le mie braccia riuscendo con un filo di voce sofferente a dirmi <<mi bruciano tutte le vene, Stanno andando a fuoco>>. Ed io continuo a tenerla stretta sapendo dell'inferno che sta passando. Non posso fare altro per lei se non confortarla in questo momento.

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