Capitolo 9

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"Gli angeli stanno nella casa accanto alla nostra ovunque siamo."

Emily Dickinson

Nick

Il suo cellulare continua a squillare da più di un'ora. Forse dovrei svegliarla. Apro la porta della sua camera. Dorme ancora, profondamente. Mi avvicino e la guardo. Aveva ragione, sembra davvero un angelo. Potrei stare qui a guardarla tutto il giorno e non mi stancarmi mai.

"Skyler." sussurro. Mi siedo a bordo del letto e le accarezzo la testa.

In che guaio ti sei messo Nick?

"Skyler. Svegliati." Fa un verso strano e si gira dall'altra parte. "Skyler, devi alzarti." insisto. "Lasciami dormire mamma." mormora.

Sorrido. "Skyler, apri gli occhi. Hai dormito per dieci ore di fila, quanto vuoi dormire ancora?" Pian piano inizia a svegliarsi. Apre prima un occhio, poi l'altro, ed infine sbadiglia un paio di volte.

Si accorge di me solo quando la chiamo ancora per nome.
"Che ci fai tu qui?" urla. "Esci subito dalla mia camera." tuona.

"Posso spiegarti tutto, ma devi stare calma, Skyler. Non sono un maniaco se è quello che stai pensando." dico in mia difesa

Prova a scendere dal letto, però credo le giri la testa e quindi si mette a sedere. "Mi scoppia il cervello. E credo pure di dover vomitare."

Vado in bagno alla ricerca di un aciugamano, ma poi vedo un piccolo cestino e lo afferro al volo.

"Vomita qui dentro, ti aspetto in salotto. Fa con calma. Non vado da nessuna parte."

Dopo venti minuti  la vedo avanzare come uno zombi verso il salotto. "Come stai?" domando. "Uno schifo."

Casca a peso morto sopra il divano e chiude gli occhi. "Credo sia arrivato il momento delle spiegazioni. Fa che siano credibili perché la mia memoria è momentaneamente fuori servizio. Dovrò fidarmi di te, Nick." sentenzia.

Spero solo di essere il più possibile credibile.

"Quando sono rientrato a casa stanotte fuori dalla porta di casa tua c'era un ragazzo che ti teneva sulle spalle e una ragazza che sembrava a dir poco disperata. Ha detto di chiamarsi Olivia e di essere una tua amica. Eri ad una festa e qualcuno, non chiedermi chi perché non l'ho capito, ti ha messo una qualche sostanza dentro il bicchiere e hai iniziato a delilare. Ha parlato di un karaoke, tu che cantavi e poi sei svenuta. Ho detto loro che mi sarei occupato io di te e che potevano andarsene. Non mi sono fidato a lasciarti nelle loro mani. Fine della storia."

Riapre gli occhi e mi guarda a bocca aperta. "Mi hanno drogato?" chiede.

"Così pare." affermo. Si guarda la T-shirt e i pantaloncini e so già quale sarà la sua prossima domanda, così l'anticipo.

"Ti ha spogliato la tua amica prima di andarsene, Skyler." Le sue guance si colorano di rosso. "Oh. Okay. Comunque Olivia è davvero una mia amica. Lavoriamo insieme." dice.

"Mi fa piacere." Il suo telefono ritorna a squillare. "Credo sia la ventesima chiamata che ricevi."
Scatta subito in piedi e prende il cellulare dalla borsa.

Mamma?
Sì sto bene. Ieri sera sono uscita con un'amica, ho fatto tardi e mi sono svegliata da poco, scusami.
Le urla di sua madre arrivano fino a me.
Mi dispiace, okay? Mi dite tutti di usciree divertirmi e quando trovo il coraggio di farlo mi urlate dietro? Decidetevi una buona volta. Ci vediamo in settimana. Ciao mamma.

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