Capitolo 35

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Skyler

"Matt." Solo pronunciare il suo nome mi fa ribrezzo. Ora che è ad un passo da me sento una puzza terribile di vino. Spero non sia ubriaco.
"Come stai principessa?" Mi chiede sfiorandomi con le dita una ciocca di capelli. Che schifo!
"Non toccarmi. Non ti è bastata la lezione che ti ha dato Olivia?"

Vorrei che apparisse come una minaccia, ma ho paura di una sua reazione e quindi cerco di mantenere un tono tono di voce apparentemente normale. "Se pensi che un calcio nelle palle basti a mandarmi al tappeto, mi dispiace deluderti, ma ci vuole ben altro." Sì passa una mano fra i capelli arruffati e poi si lascia sfuggire un sospiro di desiderio.

"Che ne dici di venire a casa mia Skyler? Ho voglia di divertirmi un pò." Accosta la sua bocca al mio orecchio e sussurra: "Ti farò urlare di piacere." Mi ritraggo schifata. La mia espressione parla da sola, però a lui sembra non importare e prima che possa rendermene conto si avventa sulle mie labbra dandomi un morso.

"A" Sto per mettermi ad urlare, ma Matt mi copre la bocca con la mano. "Sss. Zitta." Sussurra. Sì guarda attorno per accertarsi che nessuno dei passati sospetti delle sue male intenzioni e poi riporta gli occhi su di me.

Mando giu la saliva e sento un sapore metallico impadronirsi della mia bocca. "Ora farai esattamente quello che ti dico senza discutere Skyler. Prova ad urlare e per te finisce male, è  chiaro?" Annuisco. Solo ora mi accorgo che sto tremando come una foglia.

Una sola misera lacrima scende sul mio viso per poi scontrarsi con la sua mano che è ancora stretta al mio viso. "Oh, non piangere piccolina. Non voglio farti male, anzi. Il mio è solo un gioco. Vedrai, ti piacerà." Finalmente riprendo a respirare. La mia bocca inizia a pulsare. Tasto il labbro inferiore sporcandomi le dita di sangue.

"Tieni. Pulisciti." Estrae un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e io lo prendo senza fare storie. Quando lo appoggio alle labbra sussulto per il dolore. Merda! Fa un male atroce. "Cammina. La mia macchina è qui dietro." Dice.

Macchina? Dove vuole portarmi?
Se urlo finisce male, se scappo, dopo mi riacciuffa e finisce male anche in quel caso, se vado via in macchina con lui invece sono certa finirebbe ancora peggio. Inizio a camminare con Matt che mi tiene per un braccio. Dio Aiutami

Uno. Due. Tre. Mi divincolo dalla sua presa e corro. Questa volta finirò col perdermi, ma almeno ne varrebbe la pena. "Skyler. Fermati." Grida Matt  alle mie spalle. Non mi volto a guardarlo, finirei per perdere l'equilibrio e non agevolerebbe di certo nella mia corsa.

Lascio cadere a terra il fazzoletto e sento il mio cuore pompare all'inverosimile. Non ce la farò mai. "Ehi. Sta attenta." Urto incidentalmente la borsa di una donna che cade a terra. Schivo un ragazzo in bicicletta e non so dove, trovo la forza per saltare due scatoloni con su scritto Apple Store.

Apple Store? Perché questo nome mi ricorda qualcosa?  "Presa." Sento le mani di Matt addosso. "Dove pensavi di andare puttanella?" Ho il fiato corto e le mie gambe non mi reggeranno ancora per molto.  "Ti prego Matt. Lasciami andare." È tutto quello che riesco a biscicare.

Mi tira con forza per altri cento metri poi mi lascia andare. Siamo in un  vicolo cieco. Non c'è anima viva. Solo io e lui. "Cosa pensavi di fare?" Sbraita. Mi copro le orecchie. La sua voce è troppo potente persino per i miei timpani. Ha il respiro affannato per via della corsa e i suoi occhi sembrano schizzare via dalle orbite.

"Lasciami andare." Lo supplico. Il suo sorriso sprezzante non promette nulla di buono. Retrocedo, fino a che le mie spalle non toccano il muro di mattoni che mettono fine alla mia fuga. È un attimo e la sua mano colpisce in pieno il mio viso. Le lacrime  agli occhi.

"Ti avevo avvertita." Mormora con voce spezzata. Raggolgo quelle poche forze che mi rimango e mi scaglio contro di lui, ma Matt è più forte o più astuto e dopo aver bloccato entrambe le mie mani riesco a sentire solo una fitta allo stomaco. Mi piego in due dal dolore fino a che non mi trovo stesa a terra.

"Ti basta o ne vuoi ancora?" Sottolinea senza alcun ritegno. Oh, Dio, ti supplico. Fa male. Ovunque. Riesco a malapena ad aprire un occhio e lo vedo in procinto di sferrare un altro calcio. "Ba-basta." È l'ultima cosa che dico prima di perdere i sensi.

Dylan

"Dottor Jones, se non c'è altro io andrei a casa." L'orologio appeso al muro segna le 9 e 30. "Va pure Louise. Scusa se ti ho fatto tardare questa sera." Mi sorride. "Non si preoccupi, è il mio lavoro. Buona serata Mr Jones."

Già, buona serata. Ecco le mie serate. Ormai passo a casa solo per farmi la doccia e dormire. Prendo i fascicoli e li ripongo dentro il primo cassetto della scrivania poi raccolgo le mie cose ed esco.

Fuori la pioggia batte insistentemente, inizio a correre verso la macchina, ma vengo fermato dalla voce di Louise che urla il mio nome. "Dottor Jones!" La scorgo poco distante attorniata da un gruppo di persone. Mi fa uno strano cenno con la mano e poi credo di sentire qualcosa del tipo Presto, corra.

Le vado incontro riparandomi la testa con la mia ventiquattore e nel mentre avverto in lontananza le sirene dell'ambulanza. "Cosa succede?" Chiedo. Il brusio continuo dalla gente e la pioggia battente prevalgono non di poco. "Hanno aggredito una ragazza. È lì, a terra." Indica il punto esatto, ma la mia visuale è ridotta a causa della folla.

"Faccia qualcosa." Dice in preda al panico. "Calma, Louise. Vedo quello che posso fare." Mi faccio spazio fra l'ammasso di persone, che aumentano a vista d'occhio, fino a quando mi ritrovo davanti ad un uomo in ginocchio che con un ombrello ripara il corpo esile della ragazza.

" Scusi. Posso?" Tocco l'uomo sulla spalla e quando lui si volta adocchio il suo volto. Il mio cuore manca di un battito e il terrore prevale su tutto. "Skyler."

*****

Carl continua ad andare avanti e indietro per il corridoio da più di un'ora. Se lo guardo ancora un po finirò per diventare strabico.
"Ma quanto ci mettono?" Credo sia la quinta volta che Susan mi porge la stessa domanda e io ogni volta le do la stessa risposta. "Andrà tutto bene, ne sono sicuro."

"Ma com'è potuta succedere una cosa del genere? Come? Chi l'ha ridotta in quello stato deve marcire all'inferno." Ha la voce rotta dal pianto. Vorrei darle un po di forza, ma io per primo mi sento inerme e fuori luogo.
Due poliziotti, seduti in disparte, aspettano di poter prendere la sua dichiarazione e riempirla di domande.

Nessuno sa bene cosa sia successo. L'unica testimone è una donna, che poco prima di trovare Skyler a terra è sicura di aver visto un uomo correre via dal luogo dell'incidente.
La porta della sua stanza si apre e ne esce un dottore e a seguire un'infermiera.

"Come sta?" Sì precipita a chiedere Susan. Carl le tiene la mano e la sua espressione è tesa quanto una corda di violino. "È molto debole, ma il peggio è passato. È stata colpita all'addome e alla spalla destra, presumibilmente con dei calci, e ha un piccolo taglio sul labbro inferiore. Sua figlia è un osso duro. Lei è il bimbo si rimetteranno presto. Ecco, dato il suo stato le consiglierei di tenerla a riposo il più possibile. I primi mesi sono sempre quelli più delicati." Bimbo? Skyler é...

"Mia...mia figlia è incinta?" Chiede Carl in evidente stato di shock.
"Sì. Di circa dieci settimane." Susan riprende posto sulla sedia e io sbatto un calcio contro lo stipite di una porta attirando l'attenzione dei presenti.
"Scusate." Dico. L'unica cosa che possa fare in questo momento e mettermi da parte. Sono certo che Skyler farà la scelta giusta.







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