Capitolo 40

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Skyler

Ho sempre odiato la sveglia mattutina, ciò nonostante riuscivo sempre a svegliarmi dopo soli cinque secondi che iniziava a suonare. Nick, no. Non si sveglierebbe nemmeno con una tromba da stadio, figuriamoci con la nona sinfonia di Beethoven.
"È inquietante. Non so come faccia a non spaventarsi." Accendo l'abat jour e lo guardo. Sta russando.

Figuriamoci se prende paura...però...vediamo se funziona così.
Mi concentro, cercando di non ridere. Faccio un lungo respiro e poi vado in azione. "NICK!" Grido. "Svegliati, ci siamo. È ora." Spalanca gli occhi di colpo e si precipita a scendere dal letto, ma nel mentre il suo piede sinistro si aggroviglia fra il lenzuolo facendolo ribaltare a terra.

Oddio, questo non lo avevo previsto.
"Merda! Che male." Dice col muso rivolto verso il pavimento. Scoppio a ridere. Rido così di gusto che mi fa persino male la pancia. "Sky? Che cosa", credo sia alquanto confuso,"ti senti male?" Mi asciugo le lacrime e cerco di riprendere fiato. "Sta- stavo scherzando, Nick" Niente da fare, ricomincio a ridere.

"E ti sembrano scherzi da fare?" Alza la voce. "Sì, ridi ridi. Tanto mi stavo solo per rompere l'osso del collo." Sottolinea con freddezza. "Dai, scusami. È che tu non senti mai la sveglia e poi quella suoneria mi fa rizzare i capelli, cambiala ti prego."

Prende il cellulare e disattiva l'allarme, poi si rimette a letto. "Mancano ancora due mesi Nick, è un pò presto per partorire, tu che dici?"
"Hai mai sentito parlare di parto prematuro? Sbaglio o sei tu quella incita che va al corso preparto? Di cosa parlate? Di pannolini e latte in polvere?" Ha lo sguardo severo. Ma fa sul serio?

"Hai ragione. Scusa. Prometto solennemente di non farlo più. Parola di...parola di Sky. Pace?" Faccio gli occhi languidi. "Pace pace pace?" Ripeto avvicinandomi alla sua spalla e iniziando a fare le fusa. "Non farlo più." Mi ammonisce. "Comunque sei perdonata." Aggiunge. "Grazie amore."

Lo bacio sul petto, per poi salire delicatamente fino alle sue labbra. "Mmm...Sky" mugola nella mia bocca. Faccio finta di non sentire e continuo ad esplorare la sua pelle. È così morbida. "Sky, devo essere a lavoro tra meno di un'ora." Mormora.
"Solo cinque minuti." Lo imploro. "Sky."
"Cosa?" Sbotto. "Devo andare a farmi la doccia."

"Sì, okay. Vai. Tanto è inutile insistere." Mi rimetto a dormire. Offesa. "Sky." Sì avvicina e con una mano sfiora il mio braccio nudo. "Stasera mi farò perdonare." Dice poco prima di lasciarmi un bacio a stampo sulle labbra e uno sul pancione. Alzo gli angoli della bocca. "Ti amo."
"Idem." Rispondo. Dopodiché crollo nuovamente in un sonno profondo.

Le mie regole di vita: Ama - Lotta - Vivi.
Tre parole, tre significati diversi, tre ragioni per non smettere mai di rinunciare ai propri sogni.
La seconda, il giorno in cui ho preso la mia decisione, è stata la prova più difficile che io abbia mai dovuto affrontare.

Rewind

Mi fa uno strano effetto rimette piede qua dentro. Strano, ma pur sempre piacevole, anzi rilassante. Salgo con l'ascensore fino al quindicesimo piano e poi entro nella seconda porta a destra.
Louise è seduta alla sua postazione, sta annotando qualcosa sulla fomosa 'agenda rossa' degli appartamenti. Non appena mi vede aggrotta la fronte, sorpresa. "Ciao Skyler." Io e Louise non di siamo mai date del lei. All'inizio mi sentivo a disagio, ma poi col tempo è diventato fin troppo facile e spontaneo. "Ciao Louise. Come stai?"
"Molto bene, grazie. Anche tu vedo, ti trovo in ottima forma Skyler."
"Abbastanza dai. Dylan...cioè, volevo dire, il Dottor Jones, è nel suo studio?"
"Sì." Risponde. Butta subito l'occhio sull'agenda alla ricerca di un mio possibile appuntamento non annotato. "Non ho nessuna seduta Louise. Vorrei solo parlare col Dottor Jones, se non è impegnato." Chiedo.
"Oh. Si è libero per circa un'oretta. Lo avverto che sei qui."
"No!" Ribatto all'istante. "Se per te non è un problema vorrei entrare senza che tu lo avverta." Il mio strano comportamento la insospettisce, non di poco. Evito di fasciarmi la testa, mi fido cecamente di lei, so che tutto ciò che accade qui dentro, resta qui dentro, tra queste mura. Per Louise, ma soprattutto per Dylan. "Come preferisci. In questo caso, conosci la strada." Conclude gentilmente.
Percorro il corridoio fino a quando non mi trovo davanti alla porta di legno massiccio del suo studio. Uno. Due. Busso. "Avanti." Tre. Entro.
"Skyler?" Scatta subito in piedi dalla poltrona dietro la scrivania. "Cosa ci fai qui? È successo qualcosa?" Completo grigio antracite, camicia bianca e cravatta...nera. Le vecchie abitudini non muoiono mai, vero Dylan? "Sto bene. Ho solo bisogno"
"Hai solo bisogno?" Mi incalza. "Di parlare. Ho bisogno di stendermi su quella poltrona Dylan e parlare. Ti prego." Lo stupore nei suoi occhi è lampante. Percepisco anche un pò di paura e nervosismo per come stringe il pugno destro lungo il fianco. "Stenditi pure." Dice con un filo di voce. Mentre sfilo il cappotto per lasciarlo insieme alla borsa sull'appendiabiti, lui si incammina verso la sua postazione. Sbottona la giacca e si siede accavallando le gambe. Prendo posto sulla poltrona e con un certo imbarazzo noto il suo sguardo mirare dritto alle mia mani, che con un gesto spontaneo ho appoggiato sopra la pancia. "Inizia a vedersi." Sussurra. La mia risposta non poteva essere più banale di cosi: "Sì." Cos'altro avrei potuto aggiunge? Qualunque risposta io avessi dato sarebbe stata sempre e solo inopportuna. "Di cosa mi vuoi parlare oggi, Skyler?" Grazie, Dylan.
"Qualcuno mi ha ricattato. Uso il termine ricatto perché non me ne vengono in mente altri di più appropriati, data la situazione. Una persona, anzi un uomo, mi ha costretta ad agire in modo spregevole verso" e adesso? Se lo dico capirà ogni cosa, ma se non ne parlo sarò venuta qui per niente. "Non avere paura Skyler." Afferma. "Sì, scusa. Io...io dovevo cancellare Nick dalla mia vita, distruggerlo, fargli credere una verità che esiste solo nulla mia mente malata e posseduta da quell'uomo spregevole. Lo stesso uomo che rovinerà la vita di mio padre se io infrango le regole del gioco." Incasso il colpo autoinflitto e presuguo. "Ho bisogno di Nick. Ho bisogno del padre di mio figlio, perché da sola non riuscirei ad essere ciò che dovrei essere realmente per questo bambino: una madre. Ogni creatura che nasce ha diritto ad avere una famiglia, l'amore immenso che solo una mamma e un papà possono dare. Io voglio la mia famiglia, ne ho tutto il diritto, ma sono terrorizzata dalle conseguenze che ne verranno. Creo una nuova famiglia e ne annullo un'altra. Non ha senso. Non è giusto. Cosa devo fare? Dimmelo, spiegamelo, perché io ho mille risposte, ma zero certezze." Fa un respiro profondo e infine risponde.
"Lotta Skyler. Nella vita bisogna lottare, tanto, troppo e tal volta anche ingiustamente. Cosa ti ho sempre detto? Affronta il problema, abbattilo. Quest'uomo non è nessuno per poter decidere della tua vita e di quella degli altri. Ami Nick? Allora esci di qua e va a riprenderti il padre di tuo figlio. I problemi si risolvono Skyler, ma devi volerlo tu. Sei una donna ormai e in quest'ultimo anno hai sviluppato la forza necessaria che ti serve per abbattere le tue barriere. Vivi Skyler. È ora che tu ricominci a vivere."
"E tu?" Chiedo. Mi alzo mettendomi a sedere. La mia gamba destra sfiora di poco la sua. "Io cosa, Skyler?"
"Tu hai mai lottato per vivere una vita migliore?" Lo guardo. Due occhi verdi che riflettono dentro ad altre due pozze verdi. "Sto lottando anche adesso Skyler, perché sono consapevole che se uscirai da quella porta non ti rivedrò mai più. Volevi sapere perché porto questa?" Alza la mano sinistra, per mostrarmi la fede. "Ho fatto una promessa ad una donna. Si chiamava Rose. È stata mia moglie per 8 ore e 17 minuti, dopodiché ha chiuso gli occhi, per sempre. L'ho amata per oltre dieci anni e non faceva altro che rimproverarmi il fatto che non trovassi mai il coraggio di chiederle di sposarmi. Si è ammalata un mese dopo la mia tanto attesa proposta di matrimonio. Sono stati i sei mesi più brutti della mia vita. Vedere la donna che ami morire giorno dopo giorno ti annienta. Quando i medici mi hanno detto che ormai non c'era più niente da fare, lei è voluta ritornare a casa e io che altro avrei potuto fare? Nulla. Non c'era più nulla da fare, tranne farle capire quanto era giusto coronare il nostro legame. Prima di mettermi la fede al dito mi disse queste parole: "Dylan, io sarò sempre dentro di te, ma non privarti della gioia di amare ancora. Promettimi che la toglierai solo se davanti a te ci sarà una donna in grado di meritare il tuo cuore." D'un tratto mette le dita sopra la fede e la sfila, cogliendomi di sorpresa.  "Dylan, cosa"
"È giusto così." Interviene. "Ora però va da lui." Ha la voce spezzata e le sua mano sinistra trema. Provo a prenderla, ma lui la ritrae per poi alzarsi. "Mi dispiace Skyler. Non avevo il diritto di innamorarmi di te, però non si sceglie chi amare, lo si fa e basta. Si felice e ricordati sempre di lottare, perché nussuno è così potente da non essere distrutto. Di a Louise di darti il pacchetto rosso dentro il primo cassetto della scrivania. Consideralo un regalo, per te e per il bambino. Buona fortuna."

L'anima si sceglie il proprio compagno, poi chiude la porta così che la maggioranza divina non possa più turbarla.

Emily Dickinson

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