Capitolo 28

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Skyler

Emily Dickinson diceva: che l'amore è tutto è tutto ciò che sappiamo dell'amore.
Cara Emily, forse tutto sommato hai ragione tu. Io credevo di conoscere l'amore, quello con la A maiuscola, quello che ti fa bettere il cuore, di gioia, non di dolore. Quello per cui vale la pena rischiare, quello per cui vale la pena vivere. Ma stasera ho capito una cosa: che comunque vadano le cose, qualunque direzione io voglia prendere, l'amore ti fotte, sempre.

"Credo di dover vomitare Dylan." Biascico. Lui preme il pulsante dell'acensore e poi prendendomi per una mano mi attira a se, abbracciandomi.

"Mi dispiace, Skyler. Se solo avessi saputo, non ti avrei mai portata qui con me." Sussurra. "Se vuoi ce ne andiamo via subito. Frank capirà." Non resisto più. I miei occhi straripano di lacrime. Quante dovrò versarne ancora prima di tornare a sorridere?

"Skyler aspetta." Nick urla contro di noi con tutto il fiato che ha in gola. Il mio respiro si arresta e con lui anche i battiti del mio cuore.
"Oh, no, no, no. Non può. Ti, ti prego." Farfuglio.

"Vattene. Non vuole vederti." Sbraita Dylan, mentre sento il suo corpo irrigidirsi sotto le mie mani. "Skyler dobbiamo parlare." Insiste Nick.

"Credo sia tutto fin troppo chiaro, non trovi?"

Dylan no. Non farlo.

Le porte dell'acensore si aprono, avverto Nick correre nella nostra traiettoria e una mano spingermi verso l'unica via di fuga. Ci sono quasi. "Ferma." La mano di Nick afferra il mio braccio con una forza mostruosa. "Lasciami." Sbraito.

"Lasciala andare Nick o giuro su Dio che rientrerai in quella sala con il naso sporco di sangue." Tuona Dylan alle mie spalle. "Voglio solo parlare. Due minuti. Solo due minuti Skyler. Io e te. Ti prego." Mi supplica.

"Dylan resta qui. Che altro vuoi Nick da me?" Asciugo le lacrime dal viso e ritrovo di nuovo i suoi occhi. Un tempo avrei amato quelle due pozze cristalline, ora vorrei solo poterle cancellare dalla mia mente.

"Voglio te Skyler. Rivoglio la mia Sky."
"Non sono un oggetto Nick da prendere e lasciare quando ti pare e piace. Io e te non ci apparteniamo più." Sbarra gli occhi.

"È per lui? Pensi che lui possa amarti allo stesso mio modo? Oppure stai con il dottore perché ti senti protetta e confortata?"
"Cosa stai dicendo Nick?" Sogghigna. "Credi che non sappia che te la fai Mr. Sette milioni di dollari?"

Resto del tutto spiazzata. Lui crede davvero questo? "Ora mi hai proprio stancato." La rabbia di Dylan aumenta di secondo in secondo. Mi sposta di scatto alla sua destra per farsi spazio e potersi cosi avventare contro Nick. 

"No. Fermo. Ti prego Dylan." Lo tiro per la giacca e lui retrocede senza obbietare. "Torna dalla tua compagna Nick, ti sta aspettando." Mormoro. 

Vedere Evelyn al suo fianco è stato come abissare nell'oceano. Lo odio. Ti odio Nick. Ti odio, ti odio "Ti odio." Mi copro la bocca. L'ho detto davvero.

"Io e lei non stiamo insieme." Dice afflitto. "Mi è sembrato il contrario. Comunque non è affar mio. Non più." Rispondo. Ho di nuovo quel senso di nausea. Devo andarmene.  "Andiamo via." Dico rivolta verso Dylan. Questa volta sono io a chiamare l'ascensore e quando le porte si riaprono non esito ad entrare. "Addio Nick." Sussurro senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Nick

Scaglio un pugno contro le porte dell'acensore nello stesso istante in cui si chiudono. "Fanculo." Mi passo una mano fra i capelli frastornato e inizio ad andare avanti e indietro per il corridoio. "Non ci credo. Non è possibile. Merda!!"

Do un calcio alla parete facendo cascare involontariamente un quadro.
"Nick. Cosa ti prende?" Mi giro verso Evelyn che si avvicina a me quasi con timore.

"Vieni con me." La tiro per un braccio senza darle modo di liberarsi dalla mia presa, apro una porta con su scritto PRIVATO (poco mi importa) ed entro. "Cosa fai Nick? Questo è un deposito bagagli."

Attorno a noi ci sono solo valige e borsoni, ma rintanato in un angolo scorgo un piccolo tavolo di legno. Perfetto. Proprio quello che cercavo. "Nick, mi vuoi spiegare?"

"Non c'è nulla da spiegare." Affermo. La sollevo per le gambe mettendola a sedere a bordo del tavolo. "Nick, cosa"
Mi impossesso delle sue labbra mettendola a tacere. Lei non esita un solo istante e ricambia affamata, come se la mia bocca fosse il suo unico filtro di sopravvivenza.

"È questo quello che vuoi?" Le chiedo. Geme non appena le mie mani si posano sulle sue gambe nude per poi salire e sfiorare il suo sesso bagnato e pronto per essere posseduto. "Rispondi. Cosa vuoi Evelyn?" Ansima. "Te. Voglio. Te."

Io e te non ci apparteniamo più.

Non pensare Nick. Strappo il suo tanga e slaccio i pantaloni. Ti odio.
Non ci pensare. Dimentica. "Oh, Nick. Ti ho desiderato così tanto."
Addio Nick. NO! "Non posso."

"Cosa?" Continua a baciarmi, ma non sento nulla, non provo niente. "Non posso farlo Evelyn." Sì ferma di colpo. "Perché? Io e te siamo fatti per stare assieme Nick. Lasciati andare. Dimenticala. Lei non ti vuole." Le sue parole sono peggio di qualsiasi altra umiliazione. "La solitudine non mi spaventa." Ma averla persa per sempre...si.

Dylan

"Skyler, é tutto okay?" Busso alla porta del bagno dove è rinchiusa da oltre dieci minuti. "Skyler?"
"Dylan è meglio se te ne vai." "Dio, sembro uno yeti. Che schifo!" Borbotta.

"Dai esci. Ti ho fatto portare un tè caldo." Gira la chiave nella toppa e apre la porta. "Non credevo che gli yeti vestissero di rosso e fossero così belli." Dico. "Grazie. Ottimo sarcasmo Dylan." Ribatte con tono sprezzante. "Credo fosse dai tempi del liceo che non vomitavo."

"Profumi di dentifricio." Mi guarda contorta. "Va meglio ora?" Le chiedo.
"Più o meno. Devo liberarmi di questo vestito, mi sta uccidendo." Sì volta di spalle e scopre la schiena spostandosi i capelli di lato. "Dammi una mano altrimenti giuro che lo strappo in mille pezzi." Sorrido. "Okay, okay. Non ti agitare."

Prendo la zip e la abbasso lungo tutta la sua schiena. Le mie mani a contatto con la sua pelle la fanno sussultare un breve attimo. "Scusa, ho le mani fredde." Sussurro. "Hai mai desiderato qualcosa da matti pur sapendo che poi te ne saresti pentito?" Mando giu la saliva e abbasso le braccia lungo il mio corpo.
"Sì."

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